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PARLIAMO
DI... ENOPIRATERIA
- Il Ministero e il Governo con ASA!
Comunicati
- OGNI ITALIANO FRODATO DUE VOLTE DALLA COMUNITA’
EUROPEA!
- Nota interna del 10.05.04
- Comunicato Lega Nord-Toscana di Grosseto
- Comunicato Stampa n2 - 31-03-2004
- Comunicato Stampa n1 - 09.03.200
Commenti e interventi
- WINE SICILY: UN GRANDE GRIDO DI ALLARME
PARTE DALLA SICILIA DEL VINO
- Lettera aperta all'On. Romano Prodi
- Adesioni
- Interpellanza urgente:
2/01091
- Il parere di Luigi Veronelli
- Enopirateria Legalizzata
- Attenti ai pirati!
- I pirati del vino
- Lotta all'agropirateria:
adesione dell'Unione Nazionale Consumatori
- (VIDEO) Intervista con Gudrun Dalla Via (Parte1)
(Parte2)
- Proposta di legge per la tutela dei vitigni autoctoni
italiani
- Denominazione e aziende
vitivinicole: attualità e prospettive
- Ogm. 540 lettere dalle Città del Vino al
Presidente del Consiglio
- Federvini: il direttore generale incontra
gli operatori del settore a Cormons
- EMENDAMENTO ALLA LEGGE FINANZIARIA 2005
chiesto dalle Città del Vino
Testimonianze
- Una vittoria della campagna europea per l'acqua.
- Dall'Italia alla nuova Europa Dop e
Igp per valorizzare il territorio
- Fatta la legge, trovato l'inganno
- L'agriturismo mette d'accordo agricoltura
e protezione della natura
www.enodifesa.agrofood.it
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COMITATO
di DIFESA delle PRODUZIONI NAZIONALI
Comunicato stampa 09.03.2004
L'A.S.A. Associazione Stampa Agroalimentare, in quanto
associazione rappresentativa dei giornalisti dell'agroalimentare, vista
l'imminente liberalizzazione dell'uso di alcune denominazioni tipiche
dei nostri vini, ha sentito il dovere di far giungere a Bruxelles un segnale
forte affinché la Commissione Europea abbia a recedere dall'adozione
del regolamento comunitario N. 316/2004.
Per assicurare un apporto ampio e costruttivo, l'A.S.A., d'intesa con
Agrofood Italia, ha promosso il Comitato spontaneo di Difesa delle Produzioni
Nazionali quale strumento apolitico, aperto a tutto l'associazionismo
del comparto e quindi rappresentativo della vasta platea di soggetti potenzialmente
danneggiabili, a vario titolo, dall'adozione del predetto regolamento.
In pochissimo tempo il Comitato ha registrato le adesioni di 34 Associazioni
del settore e le fila sono destinate ad ingrossarsi ulteriormente, segno
evidente della inacettabilità della tesi della Commissione Europea,
secondo la quale alcune denominazioni come Brunello, Gutturnio, Amarone,
Morellino, Vin Santo e altre, essendo ormai divenute di uso comune in
tutto il mondo, devono poter essere liberamente utilizzate da qualsiasi
produttore di vini, seppure a certe condizioni.
"Per capire l'assurdità del provvedimento basta immaginare
che sugli scaffali dei supermercati italiani, europei e di tutto il mondo,
le bottiglie di Dolcetto e di Barbera piemontesi saranno allineate con
quelle di analoghe denominazioni prodotte in Australia.
I tradizionali fiaschi di ottimo Chianti toscano dovranno competere con
i fiaschi di Chianti prodotti in Argentina, così come le bottiglie
di Amarone e Refosco dovranno fronteggiare la concorrenza degli omonimi
vini californiani" dice Gudrun Dalla Via, presidente dell'ASA e portavoce
del Comitato.
"E' ipotizzabile che in breve tempo il posizionamento delle nostre
produzioni sui mercati esteri sarà notevolmente indebolito perché
i prodotti-copia, al contrario dei nostri, saranno certamente supportati
da efficaci strategie di marketing, da consistenti campagne di comunicazione
e da massicce azioni promozionali destinate ad orientare le scelte di
commercianti e consumatori" continua la portavoce.
Con la lettera aperta, il Comitato intende evidenziare al Presidente Prodi,
affinché se ne faccia portavoce presso la Commissione, che l'adozione
del regolamento 316/2004 danneggerebbe migliaia di piccole e medie imprese
vitivinicole italiane, la cui espansione sui mercati esteri verrebbe seriamente
messa in discussione dalla pletora di prodotti similari che in brevissimo
tempo verrebbero commercializzati con qualità e prezzi inferiori
ai nostri.
Inoltre, il provvedimento costituirebbe un grave precedente anche per
la tutela delle denominazioni delle altre produzioni tipiche, come olio,
salumi, formaggi e altri prodotti tradizionali italiani.
Il Comitato si augura e sollecita l'Amministrazione centrale dell'agricoltura
a ricorrere al più presto e con fermezza, all'Alta Corte di Giustizia
della Comunità Europea, contro l'adozione del regolamento N. 316/2004,
quale atto dovuto a difesa e tutela dei produttori italiani e dei consumatori
tutti.
Con la liberalizzazione dell'uso di alcune nostre denominazioni, i consumatori
esteri saranno incapaci di orientarsi nella scelta tra vini "autentici"
e vini "Italian sounding" o "Italian style" e questi
ultimi ridurranno sempre più le quote di mercato dei nostri prodotti,
come già avviene oggi negli Stati Uniti, dove le vendite degli
"Italian sounding" hanno un volume di una volta e mezza quello
dei vini di origine certa.
E proprio per difendere i consumatori da acquisti impropri, il Comitato
si augura che anche le associazioni dei consumatori italiane e degli altri
Paesi toccati dalla eventuale adozione del regolamento N. 316/2004, si
rivolgano in tempi brevissimi all'Alta Corte di Giustizia della Comunità
Europea.
I portavoce del Comitato
Gudrun Dalla Via
A.S.A. Ass. Stampa Agroalimentare
Luciano Minoletti
Agrofood Italia
difesaenoproduzioni@libero.it
casella postale 2 - 58040 Punta Ala (GR)
www.asa-press.com
www.agrofood.it
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COMITATO di DIFESA delle PRODUZIONI NAZIONALI
Comunicato stampa 30.03.2004
DALLA PARTE DEL CONSUMATORE
A.S.A. Associazione Stampa Agroalimentare, nella quale si riconoscono
i
giornalisti del settore, è da sempre vicina, vicinissima ai consumatori
e
riserva quindi grande attenzione alla qualità degli alimenti, alle
origini
e tradizioni enogastronomiche del nostro e di altri paesi, alla correttezza
e completezza delle informazioni su questi argomenti.
Potrebbe sembrare scontato, perché si parla di tempo di "alimenti
targati"
con etichettatura chiara. L'Unione Europea ha persino stanziato 72 milioni
di Euro per la tutela dei consumatori, per il quadriennio 2004-2007, con
il
Decreto 20/2004CE, il quale dovrebbe riguardare tra l'altro l'informazione
e l'educazione dei consumatori nonché la loro sicurezza e salute.
A maggior ragione allora appare paradossale, addirittura impossibile che
il
patrimonio degli stessi consumatori e di tutti gli abitanti di intere
nazioni venga scippato e dato in libero uso a produttori di paesi terzi
(nemmeno della stessa Unione Europea).
Un pericoloso precedente è la prevista liberalizzazione (seppure
a certe
condizioni, facilmente superabili) di alcuni dei nomi più rappresentativi
di vini italiani. Precedente perché con la stessa facilità
possono essere
svendute o regalate altre denominazioni di prodotti tipici insomma
la
seconda fonte di reddito e di valuta per gli italiani, dopo quella del
turismo.
Dicevamo paradossale, incredibile. A meno che si guardi la vicenda dal
punto di vista delle potentissime lobby legate alle multinazionali e sempre
attive dietro le quinte della politica.
Per ora il pericolo imminente sembra spostato nel tempo. Il 15 marzo 2004
non vi è stata a Bruxelles la votazione finale che avrebbe confermato
che
bei nomi come Brunello, Gutturnio, Amarone, Morellino o Vin Santo, insieme
a diversi altri, venissero praticamente "liberalizzati" e "globalizzati".
Può darsi che la votazione avvenga soltanto con la prossima legislatura
UE.
Nel frattempo, non è il caso di abbassare la guardia.
Il Comitato Spontaneo per la Difesa delle Enoproduzioni, costituito da
A.S.A. Associazione Stampa Agroalimentare e Agrofood ha raccolto un numero
cospicuo di adesioni alla lettera aperta al Prof. Romano Prodi, Presidente
della Commissione Europea e continua nella sua azione per sensibilizzare
politici, consumatori, produttori e comunicatori.
E bene che ognuno di noi sia ben informato; è più
difficile essere gabbati
quando si è attenti e vigili.
Rimarrà sempre importante leggere attentamente le etichette, prima
di ogni
acquisto. Ma speriamo davvero di non dover controllare se il Vin Santo
proviene dalla Cina o il Brunello dall'Argentina!
I portavoce del Comitato
Gudrun Dalla Via
A.S.A. Ass. Stampa Agroalimentare
Luciano Minoletti
Agrofood Italia
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Al Prof. Romano Prodi, Presidente della
Commissione Europea Bruxelles
Oggetto: Richiesta di annullamento del Regolamento (CE)
N. 316/2004.
Gentile Presidente,
firmando il presente documento, desiderano esprimerLe il
nostro completo disaccordo per l'adozione del regolamento in oggetto,
con il quale la Commissione Europea da Lei presieduta, vorrebbe modificare
la vigente normativa comunitaria riguardante "la designazione, la
denominazione, la presentazione e la protezione di taluni prodotti vitivinicoli".
Pertanto Le chiediamo:
- di sospendere sine die la procedura di adozione del Regolamento (CE)
316/2004, riguardante le produzioni vitivinicole di qualità;
- di acquisire il concetto che le denominazioni delle produzioni di qualità,
sono patrimonio unico ed inalienabile delle comunità territoriali
di pertinenza, delle quali sono espressione irripetibile della cultura,
delle tradizioni e delle caratteristiche ambientali.
Lei sa benissimo che ogni produzione di qualità è il frutto
di grandi sacrifici e di grande impegno umano ed economico, profusi da
milioni di uomini, di generazione in generazione, per cercare di assicurare
lavoro e benessere all'intera comunità.
Inoltre, Le chiediamo che:
- la Commissione abbia a riconoscere in via definitiva, la proprietà
delle denominazioni afferenti le produzioni agroalimentari di qualità,
quale patrimonio intellettuale, economico ed esclusivo, degli Stati di
appartenenza, mettendole finalmente al sicuro da qualsiasi tentativo di
condivisione forzosa, presente o futura.
RingraziandoLa per l'attenzione che riserverà alla presente, Le
porgiamo i nostri migliori saluti.
p. COMITATO di DIFESA
delle PRODUZIONI NAZIONALI
Gudrun Dalla Via Luciano Minoletti
www.enodifesa.agrofood.it
difesaenoproduzioni@libero.it
casella postale 2 - 58040 Punta Ala (GR)
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UNA TESTIMONIANZA
Comunicato n. 7378-n del 16/03/2004
Abbiamo vinto!
Una vittoria della campagna europea per l'acqua.
L'iniziativa a Strasburgo del Comitato Italiano per il
Contratto Mondiale
dell'Acqua, di Attac e del Forum Ambientalista con l'audizione di Petrella,
Zanotelli, Danielle Mitterand nell'europarlamento, insieme alla valanga
di
email inviate da tutte/i agli europarlamentari hanno consentito una grande
vittoria a Strasburgo. Sono passati due importantissimi emendamenti al
rapporto Miller con 201 voti contro 106. Il primo così recita:
"L'europarlamento ritiene che, essendo l'acqua un bene comune dell'umanità,
la gestione delle risorse idriche non debba essere assoggettata alle norme
del mercato interno liberalizzato e privatizzato". E il secondo dice
"L'europarlamento raccomanda fortemente di cessare ogni ulteriore
forma di
liberalizzazione dei servizi pubblici come l'acqua, la salute e
l'educazione". Una importantissima vittoria, che rilancia le lotte
e le
mobilitazioni contro le privatizzazioni, per la difesa dei diritti e dei
beni comuni, per una nuova economia pubblica e partecipata.
(Fonte AceA)
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IL PARERE di LUIGI VERONELLI
19 marzo 2004
Il Ministero che dovrebbe occuparsi
dei prodotti agricoli e forestali e il Direttivo dell'Associazione Nazionale
dei Comuni d'Italia, sembrano composti da una serqua di malvagi.
Non vi è un solo atto, uno solo, che non sia stato compiuto contro
ciò che avrebbero dovuto proteggere.
La nostra patria è famosa nel mondo, per i prodotti delle sue terre
e dei suoi mari. Dovrebbe trarne ricchezza estrema - sì, estrema
- anche per l'aiuto ad un turismo differenziato e più gioioso
..La Comunità Europea, incatenata da interessi multinazionali,
ha tentato, con una serie malvagia di regole, di annullare il concetto
stesso di origine (ma ora ci ripensa con la Direttiva Europea n. 13/2000
e il Decreto Legislativo attuativo del 23.06.03). Una serqua di nostri
politici e funzionari, corrotti o ignoranti, in malvagia solidarietà,
anziché opporsi, hanno accettato le imposizioni dei ricchi più
ricchi, stranieri, soprattutto americani e svizzeri, e no.
Se confrontati al danno economico e finanziario, giorno via giorno, portato
a ciascuno dei cittadini italiani, in particolare dalle quote latte e
dagli oli "chimici", sono nulla gli scandali della Parmalat
e della Cirio, che tanta gente ha mandato in malora.
Nel pieno rispetto delle leggi etiche e naturali e tuttavia senza strappo
alcuno ai malvagi regolamenti comunitari, ho tentato con la proposta delle
De.Co., Denominazioni Comunali, di salvare - sì, salvare - l'economia
e la finanza della mia patria.
La Denominazione Comunale - che avrebbe dovuto avere il pieno appoggio
governativo (anche in considerazione della Legge Costituzionale n. 3,
pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, il 24 ottobre 2001) - non è
un marchio di qualità, bensì un semplice certificato
notarile contrassegnato dal Sindaco che ne ha la piena potestà
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TESTIMONIANZE:
Dall'Italia alla nuova Europa Dop e Igp per valorizzare il territorio
Due giorni di confronto con Fischler, Alemanno e quattro gruppi di lavoro
di profilo internazionale. Il presidente di Qualivita De Castro: "Attraverso
le denominazioni di origine si rafforzano economie locali e si fa crescere
il consumo di qualità"
Siena 12/03/04
Quale futuro per le Dop e le Igp europee in un mercato sempre più
"globale" e soggetto alla crescente pressione competitiva dei
prodotti agroalimentari dei Paesi Terzi?
Come si evolverà, nel breve e medio periodo, il concetto di qualità
alimentare in rapporto alla cultura ed alla tradizione, al territorio
o al consumatore?
E ancora. Quali strategie di comunicazione occorre mettere in campo per
far sì che i consumatori identifichino le qualità distintive
dei prodotti "del territorio"?
Su questi ed altri importanti temi si confronteranno al "Primo forum
europeo sulla qualità alimentare" organizzato dalla Fondazione
Qualivita - in collaborazione con il Comune di Siena, la Camera di Commercio
di Siena, la Provincia di Siena, la Regione Toscana, il Ministero per
le politiche agricole e forestali e con il contributo della Fondazione
Monte dei Paschi di Siena -, in programma venerdì 16 e sabato 17
aprile a Siena (Borgo La Bagnaia), diversi esperti internazionali alla
presenza del commissario europeo all'Agricoltura Franz Fischler, del ministro
alle Politiche Agricole e Forestali Gianni Alemanno e del presidente della
Fondazione Qualivita Paolo De Castro.
"In un quadro europeo che vanta 638 prodotti a denominazione di origine
tutelata - afferma De Castro - l'Italia, con le sue 134 Dop e Igp rappresenta,
da sola, il 21% delle denominazioni complessive registrate. Un valore
al consumo per il paniere italiano delle Dop e delle Igp stimato attorno
ai 7,8 miliardi di euro con una produzione agricola diretta di circa 3,1
miliardi di euro pari al 7% del totale nazionale. Numeri importanti che,
tuttavia, impongono delle riflessioni serie sui potenziali rischi che
l'intero settore può correre". Si analizzerà il concetto
della qualità alimentare rispetto ai suoi molteplici risvolti.
Attraverso quattro gruppi di lavoro formati da esperti italiani ed internazionali,
il tema della qualità verrà "esploso" rispetto
alle coordinate del territorio e del fattore umano (la qualità
favorisce lo sviluppo delle economie locali?), dell'impresa e del consumatore
(fare qualità costa? E il consumatore è disposto a pagare
di più per avere qualità?), della tradizione (come si è
tramandata la qualità nella storia?) e della comunicazione (come
informare il consumatore sulla qualità?).
"Considerando che nell'Unione Europea sarà sempre più
difficile rimanere competitivi a livello di prodotti e di sistema - conclude
De Castro -, è indispensabile puntare sul concetto di qualità
intesa come "espressione" del territorio. Solo così si
potrà creare un legame tra prodotti tipici locali, servizi e territorio
che consentirà al consumatore di percepire l'importanza dei prodotti
e indicare un percorso di crescita per l'intera filiera".
Le tematiche sono quantomai attuali e di interesse comune, non solo per
i produttori agricoli ma soprattutto per le istituzioni - nazionali e
locali - che intendono favorire lo sviluppo economico dei propri territori
rurali puntando sulla crescita delle filiere agroalimentari "di qualità".
Fonte: MaremmaNews 23.03.2004
www.maremmanews.it
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Comunicato Lega Nord-Toscana
di Grosseto
Cari Amici, vi segnaliamo una iniziativa di grande interesse,
intrapresa dal Comitato di Difesa delle Produzioni Nazionali contro l'azione
di enopirateria che Bruxelles sta perpetrando contro i nostri vini. Questo
Comitato, promosso dall'ASA - Associazione Stampa Agroalimentare e da
Agrofood Italia (www.agrofood.it), ha inviato unalettera aperta al Presidente
della Commissione Europea chiedendogli di attivarsi per l'annullamento
del regolamento CE N. 316/2004 che prevede la parziale liberalizzazione
delle denominazioni di alcuni vini di qualità (allegata). La lettera
è già stata sottoscritta da circa 40 associazioni (allegato)
e siccome è bene che le firme siano il maggior numero possible,
vi chiediamo di far aderire le associazioni di vostra conoscenza.
Il "Sistema Lega" non può essere indifferente - per quanto
a nostra conoscenza - alla sola iniziativa intrapresa in difesa delle
nostre
tradizioni e dei suoi valori simbolici e patrimoniali e deve far valere
il proprio peso per evitare che la longa manus della solita cricca
romana, scippi i nostri vini per non si sa quali interessi. Ulteriori
informazioni e aggiornamenti sono reperibili nei siti Agrofood Italia
(www.agrofood.it)
e ASA (www.asa-press.com)
mentre le adesioni vanno inviate a difesaenoproduzioni@libero.it.
Un saluto fraterno e sincero a tutti, unitamente ai più calorosi
auguri ad Umberto.
Silla Pighetti
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Enopirateria legalizzata
Si riempiono la bocca di concetti nobili e largamente
condivisi: difesa del territorio e delle sue specificità agricole;
valorizzazione dei prodotti alimentari tipici locali come elemento di
cultura, di tradizione e come fattore di rilancio economico per zone rurali
e montane; tutela delle scelte dei consumatori attraverso marchi, sigle
ed etichette sempre più articolate. Ma poi, al dunque, i nostri
saggi governanti di Bruxelles sono pronti ad emanare brillanti direttive
che vanificano tali buoni propositi.
Il regolamento comunitario N. 316/2004, da poco pubblicato, ha deciso
infatti di liberalizzare le denominazioni di prodotti alimentari considerate
ormai di uso comune in tutto mondo: a farne le spese sono alcuni importanti
e storici vini della penisola, come Brunello, Amarone, Gutturnio e Vin
Santo. Il risultato è che potremo trovare sugli scaffali dei nostri
supermercati le bottiglie di Dolcetto e di Barbera piemontesi allineate
con quelle di analoghe denominazioni prodotte in Australia, vedere il
Chianti toscano in concorrenza con i "Chianti" realizzati in
Argentina, essere tentati ad acquistare un Refosco rigorosamente made
in California.
Per spingere la Commissione Europea a recedere dalla tentazione di applicare
in via definitiva questa assurda direttiva, l'A.S.A., Associazione Stampa
Agroalimentare, organo rappresentativo dei giornalisti italiani del settore,
ha promosso la nascita di un "Comitato spontaneo di Difesa delle
Produzioni Nazionali", aperto a tutto l'associazionismo del comparto
e quindi rappresentativo della vasta platea di soggetti potenzialmente
danneggiabili dall'adozione del regolamento in questione.
Nella lettera aperta spedita al Presidente Prodi, il Comitato evidenzia
che liberalizzare le denominazioni dei vini danneggerebbe migliaia di
piccole e medie imprese vitivinicole italiane, colpite dalla concorrenza
da parte prodotti similari realizzati da aziende estere, e andrebbe a
confondere i consumatori di vino di tutto il mondo.
"Con l'adozione effettiva del regolamento - dice Gudrun Dalla Via,
presidente dell'ASA e portavoce del Comitato - i consumatori esteri saranno
incapaci di orientarsi nella scelta tra vini autentici e vini "Italian
sounding" o "Italian style". Questi ultimi ridurranno sempre
più le quote di mercato dei nostri prodotti, come già avviene
oggi negli Stati Uniti, dove le vendite degli "Italian sounding"
hanno addirittura un volume di una volta e mezza quello dei vini veramente
prodotti in Italia."
Stefano Corrada
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Fatta la legge, trovato l'inganno
Il proverbio è italiano, il fatto europeo, anzi, internazionale.
Nel 1999, l'Unione Europea delibera (con Regolamento 1493) di voler difendere
gli interessi legittimi di consumatori e produttori del mercato interno,
pagina 4 (premessa 4), di voler evitare che il consumatore sia tratto
in errore pagina 5 (premessa 16) e di voler proteggere le espressioni
tradizionali, pagina 6 (premessa18); inoltre di voler evitare la concorrenza
sleale per i produttori, stessa pagina (premessa 20). Si parla in dettaglio
di indicazioni geografiche, nomi di varietà di viti, protezione
di menzioni tradizionali contro imitazioni ed evocazioni, tra l'altro
all'articolo 24 (pagina 19).
Nel 2002 (con Regolamento 753) il linguaggio e le intenzioni restano sostanzialmente
identici.
Nel 2004 si cambia registro. Nel Regolamento 316 vengono soppressi alcuni
paragrafi citati solo per numero, e data la complessità e la lunghezza
(oltre 60 pagine l'uno) dei testi, è difficile che il cittadino
si accorga che le precedenti leggi europee sono state svuotate di contenuto
proprio nei paragrafi che prima lo proteggevano. Le motivazioni sulle
modifiche peraltro suonano vaghe e pretestuose.
Per cui nasce spontanea la domanda: quali realtà si volevano favorire,
a danno del patrimonio tradizionale culturale ed economico italiano?
Ricordiamo che nonostante le numerose "copie" e "contraffazioni"
del made in Italy, l'Italia è oggi un forte esportatore di vino.
L'export di specialità enogastronomiche è una voce fondamentale
del nostro bilancio nazionale, insieme al turismo. Ridurlo sostanzialmente,
facilitando i prodotti "taroccati", danneggia ognuno di noi,
e l'enopirateria legalizzata
dall'UE è un pericolosissimo precedente.
Domani toccherà ai nostri formaggi, salumi e altre specialità
per le quali siamo famosi nel mondo.
Gudrun Dallavia
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I PIRATI DEL VINO
Tra il XVI e XVIII secolo, specialmente nel mitico Caribe,
scorrazzavano
lungo le rotte nautiche torme di pirati che assaltavano e derubavano
qualsiasi naviglio mercantile.
Tra questi gaglioffi primeggiavano i corsari, cioè dei delinquenti
comuni
al soldo degli inglesi e dei francesi, dai quali erano stati muniti della
famigerata "patente di corsa", ovverosia di una vera e propria
licenza
predatoria che assicurava piena impunità a tutte le azioni picaresche
compiute in danno non soltanto dei nemici spagnoli.
Oggi i nostri governanti europei, con la contestata adozione del
regolamento comunitario n. 316/04, tentano di fornire una nuova "patente"
a
novelli e globali pirati affinché depredino il nostro Paese di
una delle
sue più importanti ricchezze: la produzione vitivinicola.
Non tutti, forse, sanno che la Commissione Europea cerca di liberalizzare
l'uso di alcune denominazioni tipiche dei nostri vini, cioè di
rendere di
uso comune in tutto il mondo alcune denominazioni come Brunello, Gutturnio,
Amarone, Morellino, Chianti, Vin Santo, etc., etc.
"Per capire l'assurdità del provvedimento -
spiega la presidente
dellA.S.A. (Associazione Stampa Agroalimentare ) Gudrun Dalla Via,
che ha
tempestivamente denunciato il fatto -, basta immaginare che sugli scaffali
dei supermercati italiani europei e di tutto il mondo, le bottiglie di
Dolcetto e di Barbera piemontesi saranno allineate con quelle di analoghe
denominazioni prodotte in Australia".
La gravità della portata della forsennata iniziativa
comunitaria è data,
altresì, dalla dannosa potenzialità futura, quale precedente,
di reale
minaccia della tutela di altre produzioni tipiche come olio, salumi,
formaggi etc.
Luigi Veronelli, che da anni si batte contro gli enopirati, e non solo,
e
conduce una campagna per l'introduzione delle De.Co (Denominazioni
Comunali) a garanzia della certa provenienza dei prodotti italiani, ha
evidenziato con lapalissiana semplicità e chiarezza come "la
nostra patria
è famosa nel mondo per i prodotti delle sue terre e dei suoi mari;
dovrebbe
trarne ricchezza estrema -si, estrema - anche per l'aiuto ad un turismo
differenziato e più gioioso.
Il Comitato di Difesa delle Produzioni Nazionali, alla cui campagna di
sensibilizzazione hanno aderito una marea di associazioni tra le più
rappresentative nel mondo dell'enogastronomia e delle produzioni
tipiche, ha scritto al Presidente Prodi sottolineando che "le denominazioni
delle produzioni di qualità sono patrimonio unico ed inalienabile
delle
comunità territoriali di pertinenza, delle quali sono espressione
irripetibile della cultura, delle tradizioni e delle caratteristiche
ambientali; ogni produzione di qualità è il frutto di grandi
sacrifici e di
grande impegno umano ed economico, profusi da milioni di uomini, di
generazione in generazione, per cercare di assicurare lavoro e benessere
all'intera comunità'.
Gli interessi economici in gioco sono ciclopici e la battaglia è,
certamente, solo allinizio.
"Qualcuno" ha già fatto sparire in Italia l'acciaio,
che fra non molto
dovremo comprare in qualche altro continente; a quando l'acquisto di una
bottiglia di Aglianico della famosa regione del Vulturestan?
Giorgio Rinaldi
www.rivieralevante.com
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Proposta di legge per la tutela
dei vitigni autoctoni italiani
I Deputati Diliberto, Rizzo e Pistone presenteranno a Roma
giovedì 3 giugno, alle ore 12 presso una sala della Camera dei
Deputati una proposta di legge riguardante disposizioni per la tutela
e la valorizzazione dei vitigni autoctoni italiani".
La proposta prevede l'istituzione di una Commissione nazionale
per la catalogazione dei vitigni autoctoni italiani e l'ideazione di un
progetto nazionale di tutela e valorizzazione dei vitigni autoctoni considerati
come patrimonio culturale da tutelare, attraverso la realizzazione di
campi sperimentali con il coinvolgimento dei viticoltori e dei produttori
locali considerati come custodi dei vitigni antichi.
La proposta è un passo importante che coglie l'interesse
che i vitigni autoctoni e antichi italiani stanno suscitando nel mondo
del vino e tra gli appassionati. Lo dimostrano le tante attività
intraprese da enti ed istituzioni in loro favore, nonché le numerose
iniziative promozionali realizzate sia dalle stesse aziende vitivinicole,
sia dai Consorzi.
Tra queste va sottolineata l'attività dellAssociazione
nazionale Città del Vino che già da tempo si è mossa
anticipando con azioni concrete i principali contenuti che animano la
proposta di legge.
Penso, in particolare, al Comitato Vinum Loci - afferma
Paolo Benvenuti, direttore dell'Associazione nazionale Città del
Vino - istituito lo scorso anno assieme alla Fiera di Gorizia e alla Facoltà
di Agraria dell'Università di Milano, che ha tra i suoi obiettivi,
oltre che alla catalogazione e censimento dei vitigni antichi, anche la
loro valorizzazione attraverso un progetto di ricerca sottoposto anche
all'attenzione del Ministero per le politiche agricole, con il conseguente
affidamento ai produttori dei vitigni antichi, con l'obiettivo di giungere
alla produzioni di vini che rappresentino sempre di più il legame
tra prodotto e territorio. Va inoltre sottolineato anche l'aspetto relativo
alla tutela legale dei vitigni antichi e del loro rapporto con il territorio
di origine, condizione primaria per programmare una qualsiasi attività
di valorizzazione e promozione, affinché sia ribadito che quel
vitigno è patrimonio esclusivo di quel territorio; condizione che
nella proposta di legge appare un po' sfumata e che dovrebbe essere meglio
precisata.
Uff. stampa :
Associazione Nazionale Città del Vino - tel. 0577 271579
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Denominazione e aziende
vitivinicole: attualità e prospettive
Si è svolto il 5 giugno, a Siena, presso il bastione
San Filippo della Fortezza Medicea, il convegno dal titolo Denominazione
e aziende vitivinicole: attualità e prospettive" a cura dell'Unione
Giuristi della Vite e del Vino. L'iniziativa è stata inserita nel
programma della 38^ edizione della Settimana dei Vini organizzata dall'Enoteca
Italiana con il contributo del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali.
<<La denominazione - afferma il presidente dell'Enoteca
Italiana, Flavio Tattarini - rappresenta da sempre il forte legame che
intercorre fra prodotto e territorio ed in quanto tale esprime il valore
aggiunto alla qualità dei vini italiani. Per questo motivo le denominazioni
hanno un ruolo fondamentale in un mercato globale sempre più complesso>>.
Il futuro delle denominazioni, dunque, il tema centrale
dell'incontro di oggi, in un'ottica di conflitto creato dalla competizione
di un mercato sempre più concorrenziale, che ha aperto le porte
a nuove frontiere sul mercato del vino.
<<Il rapporto della denominazione con il marchio
- sostiene il coordinatore del convegno, Pietro Caviglia - è cruciale
ai fini della nostra analisi; spesso è un legame dichiaratamente
conflittuale in cui il marchio tende a sopraffare la denominazione o a
subirne la supremazia. Approfondire dunque le caratteristiche di ambedue
i parametri è indispensabile attualmente per rispondere alle nuove
esigenze di mercato>>.
<<L'etichetta di un vino afferma il professor
Vincenzo Zampi - è la costruzione di vari componenti fra cui il
nome del prodotto, del produttore, la denominazione, la regione e la nazione
di provenienza e l'annata, tutti fattori che guidano il consumatore all'acquisto.
Il vino è da sempre il prodotto che ha con la marca il legame più
stretto per caratterizzazione e rintracciabilità; per questo motivo
sono importanti la costruzione, la valorizzazione e la difesa della marca
anche in una prospettiva di marketing>>.
<<E' necessaria pertanto - aggiunge l'avvocato e
professore Achille Accolti Gil - una ridefinizione del marchio enologico
anche alla luce dei nuovi regolamenti comunitari che tendono ad una generalizzazione
del prodotto e ad una graduale perdita del legame di questo con il territorio>>.
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Nota interna del 10.05.04
Ai Signori
Aderenti alla lettera a R. Prodi
Loro sedi
Oggetto: Aggiornamento dell'attività al 10.05.04
Gentili Signori,
Innanzi tutto vi ringraziamo per l'adesione alla lettera
aperta del 9 marzo scorso, indirizzata al Presidente della C. E., prof.
R. Prodi, per sollecitare l'annullamento del regolamento 316/2004 che
prevede la parziale liberalizzazione dell'uso delle denominazioni di alcuni
vini.
Di seguito esponiamo i punti salienti di quanto sinora svolto.
1. Abbiamo realizzato il sito www.enodifesa.agrofood.it quale punto di
contatto continuativo tra gli Aderenti, riferimento sull'attività
svolta dal Comitato e informazione sui diversi aspetti generali della
vicenda (vedi < il punto >) e un bottone "enopirateria"
sul sito www.asa-press.com.
2. Attiriamo la vostra attenzione sulla lettera di risposta
ricevuta da Bruxelles il 13 aprile scorso, che trovate sul sito (menu>risposta),
sulla quale sollecitiamo i commenti di ciascuno, per formulare un testo
di risposta da inviare alla D.G. Agricoltura e/o al Commissario Fischler.
3. Sul sito trovate anche la lettera che in data odierna il Comitato ha
inviato al Presidente della Repubblica, sostanzialmente per plaudire al
passaggio fatto ad Imperia e per evidenziare il Comitato e la sua azione.
4. Siamo stati informati che l'azione del Comitato è nota al Commissario
Fischler, il quale sembra infastidito da questa "prima" forma
di contestazione plateale della Commissione. E' un segnale positivo che
dovrebbe stimolare tutti gli Aderenti ad assumere/suggerire delle iniziative
che:
a) diano visibilità mediatica al Comitato, b) apportino nuovi Aderenti.
5. Abbiamo stilato un "manifesto" pubblicato sul sito (menu>manifesto)
per la cui ottimizzazione chiediamo la collaborazione di tutti gli Aderenti,
che servirà da base per le nuove adesioni.
6. Riteniamo sia opportuno dar vita al Direttivo del Comitato, perciò
invitiamo tutti gli Aderenti che ritengono di poter dedicare del tempo
e qualche risorsa alla causa, di confermare la loro disponibilità.
Augurandoci che la presente costituisca l'avvio di una proficua interazione
a favore della causa comune, ringraziamo per la cortese attenzione e porgiamo
i migliori saluti.
p. Il Comitato
Gudrun Dalla Via
Luciano Minoletti
difesaenoproduzioni@libero.it
casella postale 2 - 58040 Punta Ala (GR)
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