PARLIAMO DI... ENOPIRATERIA

COMUNICATO STAMPA / 24.05.2005 / enopirateria n° 1-05

OGNI ITALIANO FRODATO DUE VOLTE DALLA COMUNITA’ EUROPEA!

Increscioso? Sicuramente. Incredibile? Leggete quanto segue, e più in dettaglio sul sito www.asa-press.com, sotto il link ENOPIRATERIA, in fondo alla home page.
La vicenda è di una certa complessità, come tutte le vicende burocratiche, ed ha un iter storico di alcuni anni, con Regolamenti Comunitari UE che prima proteggono gli Stati membri e i loro interessi, e poi, con emendamenti subdoli e di difficile comprensione persino per i più esperti, li svuotano di contenuto, affermano praticamente il contrario rispetto all’originale, ed aprono le porte ad ogni sorta di masnaderia, legittimata dalle norme dell’Unione Europea (sigla UE).
Un caso emblematico è quello che chiameremo, per comodità, “enopirateria”. L’Italia vanta una tradizione millenaria di fatica e arte per la produzione di vino di qualità, ed i nomi dei vini italiani sono una garanzia, in tutto il mondo. Tanto è vero che nel 1999, l’Unione Europea delibera Reg. n° 1493 di voler difendere gli interessi legittimi di consumatori e produttori del mercato interno, di voler evitare che il consumatore sia tratto in errore e di voler proteggere le espressioni tradizionali; inoltre di voler evitare la concorrenza sleale per i produttori . Si parla in dettaglio di indicazioni geografiche, nomi di varietà di viti, protezione di menzioni tradizionali contro imitazioni ed evocazioni, tra l’altro all’articolo 24. Nel 2002 – Reg. n° 753 il linguaggio e le intenzioni restano sostanzialmente identici.

Nel 2004 però si cambia registro.
Nel Regolamento 316 vengono soppressi alcuni paragrafi citati solo per numero, e data la complessità e la lunghezza dei testi, è difficile che il cittadino si accorga che le precedenti leggi europee sono state svuotate di contenuto proprio nei paragrafi che prima lo proteggevano.
Le motivazioni sulle modifiche peraltro suonano vaghe e pretestuose.
Per cui nasce spontanea la domanda: quali realtà si volevano favorire, a danno del patrimonio tradizionale culturale ed economico italiano?
Ricordiamo che nonostante le numerose “copie” e “contraffazioni” del made in Italy, l’Italia è oggi un forte esportatore di vino – anzi, lo era! L’export di specialità enogastronomiche comunque fino ad oggi è una voce fondamentale del nostro bilancio nazionale, insieme al turismo. Ridurlo sostanzialmente, facilitando i prodotti “taroccati”, danneggia ognuno di noi, e l’enopirateria legalizzata dall’UE è un pericolosissimo precedente.
Domani toccherà ai nostri formaggi, salumi e altre specialità per le quali siamo famosi nel mondo.

Nel 2005 il pericolo si fa acuto.
Lo denuncia, tra l’altro, il Presidente della Provincia di Trapani Giulia Adamo durante una manifestazione nel maggio 2005, per parlare di concorrenza sleale verso il vino italiano e siciliano. Dati alla mano ha denunciato che nella sola provincia di Trapani quasi due milioni di ettolitri di vino sono invenduti obbligando di conseguenza le istituzioni alla richiesta di “distillazione” del prodotto in giacenza.
“La Comunità Europea – denuncia Giulia Adamo - con singoli accordi, privilegia l’ importazione di vino nel nostro paese con l’ aggravante che in alcuni di questi paesi vengono utilizzate tecniche enologiche da noi vietate. In alcuni paesi si possono anche utilizzare le nostre denominazioni tradizionali.”

Ed ancora. Secondo la tabella consegnata - frutto di un lavoro scrupoloso di ricerca - si evince nei numeri che l’ import nel vecchio continente di vino da paesi come l’ Australia, il Cile e il Sud Africa ha avuto un incremento del 150% negli ultimi cinque anni. Il dato sconvolgente è che il surplus comunitario è pari a 10 milioni di ettolitri : stesso identico quantitativo del vino importato da paesi terzi !


LE CONSIDERAZIONE DELL’ A.S.A. – ASSOCIAZIONE STAMPA AGROALIMENTARE

Danno doppio
I consumatori, ignari degli intrallazzi europei ed intercontinentali (ma il denaro non ha patria!) comperano in buona fede un vino dal nome a cui sono affezionati, senza sapere che viene prodotto con tecniche vietate in Italia (quali rischi per la salute?) e comunque in un territorio ben diverso da quello delle sue radici tradizionali.
Il danno economico tocca non soltanto i produttori e i distributori del vino italiano, ma tutti i cittadini italiani. Il disavanza del bilancio dei pagamenti con l’estero infatti pesa sulle tasche di ognuno di noi! E le cifre parlano chiare: ogni litro di vino importato da paesi terzi (leggasi: altri continenti) equivale ad un operazione di macero (distillazione, nel migliore dei casi) dei nostri vini di tradizione, di qualità.

Una strage prevista
Già ai primi di marzo dell’anno scorso, l’A.S.A. Associazione Stampa Agroalimentare, accortasi della piega che gli eventi stavano prendendo, ha deciso di attivarsi in diverse direzioni:
- allertando l’opinione pubblica attraverso gli articoli pubblicati dai suoi associati giornalisti
- rivolgendo un accorato appello all’allora Presidente della Commissione Europea,
il Professor Romano Prodi, con una lettera aperta, nonché al Presidente della Repubblica
- coinvolgendo numerosissime associazioni di produttori e di consumatori in un Movimento
di Opinione.

Le reazioni ufficiali
Lettera del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e della Presidenza della Repubblica che sono stati sensibili alle nostre richieste:l 12. Ottobre dal Ministero e 19 Novembre del Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, indirizzate a Gudrun Dalla Via, Presidente dell’A.S.A. Associazione Stampa Agroalimentare e Luciano Minoletti, allora segretario della medesima associazione, in quanto portavoci del Comitato spontaneo per la Difesa Produzioni Nazionali. (sono sul sito www.asa-press.com, link enopirateria)
Nei fatti? Finora poco o nulla.
Lo scippo continua.
Anzi, rischia di aumentare come una valanga: quello che oggi succede al vino italiano, domani toccherà ai nostri formaggi, salumi e tanti altri prodotti tipici e unici della nostra tradizione.
Un danno non soltanto per il nostro palato (il più raffinato del mondo, si sa), ma per la nostra salute e per il nostro portafogli: l’esportazione del settore agroalimentare di qualità e di tradizione costituisce (costituiva??) la seconda voce per importanza, nel nostro bilancio nazionale delle esportazioni. Compromettendo questa voce nel bilancio del paese, diventiamo tutti più poveri.

LE PROPOSTE DELL’ A.S.A. – ASSOCIAZIONE STAMPA AGROALIMENTARE
L
’ A.S.A. organizzerà un convegno istituzionale per dibattere i problemi legati alla salvaguardia dell’ agroalimentare italiano.
L’ A.S.A. si rende istituzionalmente disponibile per far proprie le problematiche dei singoli per promuovere un movimento di tutela delle produzioni nazionali.

Gudrun Dalla Via, presidente A.S.A. Associazione Stampa Agroalimentare



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