Quello che non si dirà
A breve usciranno le solite previsioni vendemmiali diffuse a livello nazionale, autorevoli quanto inutili perché esageratamente mediate da politica, timore di sbagliare, paura di sbilanciarsi, preoccupazione di essere smentiti e giocarsi la reputazione, nonché ovviamente in balìa del tempo che manca da fine luglio alla vendemmia, che è un tempo pressoché infinito e durante il quale può accadere di tutto.
Anche perché, se il periodo fino a fine luglio determina spesso la quantità (fertilità stagionale, attacchi di parassiti e patogeni), da agosto in avanti l’andamento meteo determina gran parte della qualità finale, mentre variazioni quantitative sono prevalentemente frutto del meteo stesso e solo in misura minore di eventuali patologie.
Dopo l’annus horribilis 2008, e speranzosi di non rivedere l’annata (peggiore) del secolo del 2014, in alcune Regioni siamo nuovamente di fronte a un anno eccezionalmente avverso e che verrà purtroppo ricordato molto a lungo e – speriamo – mai eguagliato.
Per chi non ricordasse, il 2008 era stato caratterizzato nelle Regioni del Nord e in alcune del Centro, dai primi di maggio in poi, da numerosissimi giorni di pioggia, la fioritura era avvenuta con un clima molto avverso, che aveva determinato notevoli problemi di fecondazione e allegagione, tanto che anche in vigneti mantenuti sani dagli interventi per la difesa antiparassitaria, i fiori e gli acinelli erano cascolati lasciando i grappoli spogli. Le continue piogge predisponenti le malattie fungine più pericolose per la vite, avevano causato danni consistenti e in fioritura si era vista abbondante Botrite, evento assolutamente eccezionale, mentre poi in molti casi si erano avuti gravissimi danni da Peronospora e Oidio.
Per chi ha la memoria corta (o semplicemente non è coinvolto nel settore e quindi non ha la preoccupazione che stimola la memoria) ricordiamo che nel 2014 la primavera si era avviata nel migliore dei modi: germogliamenti regolari e clima asciutto che frenava la diffusione di Peronospora. Poco prima dello scoccare dell’estate, come per stregoneria, tutto cambiò: dai primi timidi temporali, ben cadenzati e per nulla preoccupanti, si passò ad un peggioramento meteorologico costante ed inesorabile, che portò ad avere più della metà di giorni di pioggia sia a giugno, che a luglio, che durante agosto. Questo successe in tutto il Nord Italia (e in buona parte del Centro, seppur con minore accanimento), con scarse varianti, come in Piemonte, dove piovve con meno frequenza, le precipitazioni furono “fisicamente più pesanti”, poiché giunsero grandinate che ripetutamente colpirono varie aree.
E in questo 2016?
I disastri sono veramente tanti e gravi, sebbene circoscritti a poche Regioni, dove tuttavia la scure della Peronospora, manovrata dalle piogge eccezionali di giugno, ha falciato tanti grappoli. Le sfortunate aree sono la Lombardia pedemontana, il Veneto, il Trentino Alto Adige e parte del Friuli. Altrove la situazione è normale o addirittura ottima, come in Piemonte, dove a giugno non ha praticamente mai piovuto.
Ma laddove le piogge di Giugno sono abbondanti e frequenti, con eventi violenti, ripetuti più volte e contornati da giorni di pioggerelle e umidità altissime, se non addirittura accompagnati da grandinate, lì la Peronospora ha trionfato, determinando danni abbondanti ed estesi, pressoché in quasi tutte le zone viticole, tali che a memoria d’uomo non si ricordano così diffusi.
Le cause sono, più o meno, sempre tristemente le stesse per queste catastrofi patologiche: frequenza dei giorni di pioggia (16-18 giorni di pioggia dal 29 maggio al 19 giugno), abbondanza delle precipitazioni in eventi anche molto violenti (tre eventi da 40-70 mm di pioggia in poche ore) umidità notturne altissime (praticamente bagnatura di diverse ore tutte le notti): condizioni che determinano una virulenza eccezionale del fungo, possibilità di penetrazioni continue, cicli biologici brevi e pressione epidemica esponenziale.
Quest’anno vi è tuttavia evidenza di un fenomeno che probabilmente chi di dovere non vorrà ammettere, ma che è stato devastante perché verificatosi proprio nel periodo di massima pericolosità delle condizioni e suscettibilità della vite. Qualche prodotto antiperonosporico pensato per proteggere la vite proprio in eventualità come quelle accadute, ha completamente - o quasi – fallato il proprio dovere. In questi casi, alle difficoltà già dette si è aggiunta la pecca del prodotto, e il risultato è stato sovente tremendo, se non addirittura apocalittico, come se il vigneto non fosse stato trattato.
Ovviamente ci sono, fortunatamente, molte eccezioni sia in gestione convenzionale che biologica, in quelle aziende dove varie concause hanno impedito alla Peronospora di diffondersi (uso di molecole adeguatamente efficaci, tempestività assoluta dei trattamenti antiparassitari, adeguata regolazione delle attrezzature e gestione della chioma, ecc), ma le osservazioni suddette riguardano comunque una ampia ed inusuale parte dei vigneti.
Dubito che sentiremo lamenti provenire dalle vigne, segnalazioni particolari dai guru delle previsioni estive, o meno ancora ammissioni di colpa di una certa Ditta di fitofarmaci, ma tal è l’esito della vicenda: danni mai visti in molta parte del Nord-Est.
Non si può far altro che sperare in un futuro migliore!