IL VIAGGIO GASTRONOMICO
A cura di ASA / asa.web@asa-press.com
L’estate è ormai solo un ricordo, anche l’autunno se n’è andato e l’inverno ci regala insolite giornate più simili alla primavera che... pre-natalizie. Un insolito dicembre: in giardino le rose continuano a fiorire, in un angolo più soleggiato una violetta mi fa sorridere pensando: “E’ in ritardo sulla primavera passata, o in anticipo per la prossima?”, è fuori tempo visto che tra poco le esplosioni di fuochi artificiali e lo stappare dello Spumante festeggeranno il nuovo nato: il 2016. E’ tempo di fare il bilancio dell’anno e di fare progetti per il futuro... sperando ci sia e noi con Lui! Provo a chiudere gli occhi: le immagini si susseguono a ritroso, scivolano veloci all’indietro, racchiuse nelle nuvole in dissolvenza. Il Tempo va all’indietro! Come nel film “Momo”, devo arrivare da Mastro Hora dove il tempo scorre all’indietro e cancella le immagini finchè si fermerà su quella che da inizio alla mia storia! E così eccomi a ripercorrere un anno di viaggi alla ricerca di luoghi da vedere e altri da... gustare, per poi farvi partecipi di avventure e disavventure attraverso i miei scritti. Mettetevi comodi, davanti al computer e seguite la lettura immaginando di essere in viaggio con me. Ecco, il viaggio sta per iniziare! Siamo in Piemonte, in provincia di Cuneo, a Costigliole Saluzzo, sul confine con Piasco, da dove inizia la Valle Varaita.
Costigliole Saluzzo fa parte del circuito turistico delle Valli del Monviso, un affascinante viaggio ai piedi del “Gigante di Pietra”, come viene chiamata questa montagna magica e misteriosa che delinea i confini con la Francia, da cui nasce non solo il più grande fiume d’Italia, il Po, ma anche leggende come quella di Annibale che lo varcò con il suo esercito e gli elefanti! Ma questa è un’altra storia e se mi seguirete ve la narrerò, con altre storie e leggende, altri itinerari: come Shahrāzād al sultano Shāhrīyār vi narrerò le mie... “mille e una notte” in viaggio intorno al Monviso! Ma prima di iniziare occorre almeno un breve cenno sulla storia del territorio del Piemonte, perchè i luoghi che visiteremo, i cibi che gusteremo sono legati alla storia di queste terre e particolarmente a popoli giunti da oltralpe.
Nel 568 in Piemonte si insediarono i Longobardi, creando piccoli agglomerati di capanne e villaggi. Nell’842 dalla Provenza francese sopraggiunsero i saraceni che contribuirono alla distruzione dei piccoli insediamenti, lasciandosi dietro solo desolazione, rovine, campi incolti, terreni aridi, boscaglia e selve. Ma la tenacia delle genti fece rivivere queste terre, trasformò lande desolate in terre coltivate e l’agricoltura portò un miglioramento delle condizioni di vita. La pastorizia, con la transumanza riportò le genti nomadi e popoli di terre confinanti varcarono i confini stabilendosi in queste valli, iniziando a creare quelli che poi sarebbero diventati borghi Medioevali, paesi e nel corso dei secoli le moderne città cuneesi! Intorno all’anno 1000 dai Pirenei giunsero le genti dell’Occitania, un vasto territorio che si estende dal Mediterraneo sino all’Atlantico, dai Pirenei alle Alpi sino ai territori francesi, tra cui Provenza, Guascogna, Alvernia, Linguadoca, coinvolgendo Francia, Spagna e le valli italiane della provincia di Cuneo.
Il duca di Savoia fece abbattere le torri e le fortificazioni. Il primo maniero venne distrutto, la Chiesa di Sant’Eusebio perse il potere. Tra il 1795 e il 1796 i francesi attaccarono i Savoia. Vittorio Amedeo firma il Trattato di Cherasco (CN). Le truppe francesi occupavano il cuneese e a Costigliole Saluzzo vi era un reggimento di svizzeri. A giugno transitarono le milizie francesi e gli abitanti cominciavano a vedere l’idea repubblicana e Napoleone Bonaparte come un ideale di libertà. Nel 1799 il Piemonte venne unito alla Francia rivoluzionaria. Con la sconfitta di Napoleone, Vittorio Emanuele tornò a Torino, Valmala, in Valle Varaita, entrò nei confini saluzzesi. Nel 1849 il trono passò a Vittorio Emanuele II che si avvalse di Camillo Benso conte di Cavour, l’abilissimo primo ministro che portò l’Italia verso il progresso. Lo statista diede vita ad ammodernamenti economici, fece costruire ferrovie, strade, trafori che agevolarono lo scambio con le Nazioni confinanti e questo favorì l’industria e il commercio. In agricoltura si introdussero tecniche avanzate, all’avanguardia per quei tempi e fu un periodo di ricchezza. Sono gli anni che fecero la storia dell’Italia, con il Risorgimento che coinvolse gli intellettuali della nostra regione in lotta per l’Unità d’Italia, contro l’Austria degli Asburgo, al canto di quello che era considerato l’inno d’Italia, il “Va Pensiero” di Giuseppe Verdi, dal Nabucco. Celebre nel film “La principessa Sissi”, del 1955 con Romy Schneider (solo nel 1946 il “Canto degli Italiani”, l’attuale inno italiano, venne scelto come inno nazionale “provvisorio”). In Italia riecheggiava l’inno del Regno d’Italia: la “Marcia Reale”, brano ufficiale di Casa Savoia, mentre per le strade il “Va Pensiero” era la metafora della condizione dell’Italia sotto il dominio austriaco. Nel 1861, con l’Unità d’Italia, uomini come Garibaldi, Mazzini, Manzone e Giuseppe Verdi entrarono a Palazzo Carignano di Torino, prima capitale d’Italia, dove si sarebbero svolte le votazioni per eleggere i deputati del primo Parlamento. Quando la ottennero, iniziò il decadimento di Torino capitale e con essa anche l’intera regione, il Piemonte, e gran parte delle altre e piano piano ogni altra regione. Iniziarono per l’Italia anni difficili, segnati da conflitti politici e dall’emigrazione verso la vicina Francia o oltre l’oceano, in Argentina.
Dopo questi brevi appunti possiamo iniziare il nostro viaggio, partendo da Costigliole Saluzzo, cittadina che conserva una coreografica parte antica, Medioevale. La storia locale è legata al nome del marchese Ludovico II, uomo di grande cultura, e intelligenza, tanto da fare costruire la galleria al passo delle Traversette, che avrebbe accorciato e agevolato il valico del Monviso, una delle “Vie del sale”, che univano l’Italia e la Francia al resto d’Europa ed erano le strade dove transitava il commercio e i pellegrini diretti in Terra Santa o nei luoghi di culto, come Roma, Compostela, ecc. Un’altra sua opera è la costruzione del canale di irrigazione che da Piasco passando per questo territorio saluzzese portava l’acqua nella campagna e ai mulini, sino a Saluzzo. Borgo storico del Marchesato di Saluzzo, Costigliole Saluzzo si trova citato in documenti del dodicesimo secolo, ma le tracce risalgono all’età romanica e allo stanziamento di tribù liguri in età più antica. Nel Medioevo fu un importante feudo. Ma come ogni altra località seguì di secolo in secolo le sorti dell’Italia e le vicende storiche del Piemonte. Oggi ripercorro le strade storiche leggendo la storia di questo borgo e trovo una descrizione che mi affascina, tanto da volervela riportare così come è descritta in un sito dei -Bed and Breakfast- cosa vedere nelle Valli del Po: “ecco come Raspelli descrive il castello ed il suo suggestivo giardino, ora, all’inglese: Il posto è di grande bellezza, recuperato, salvato con attento lavoro, ripulito ma non stravolto. Torri merlate, cupolette da avvistamento, un gruppo di case tutte dagli antichi tetti di coppi protetti da un tenebroso alato grifone... accanto a voi, nelle loro dimensioni addirittura gigantesche, pini sòfore, tassi spiccano tra enormi cespugli di oleandri, rododendri e azalee. Il tutto è tenuto nell’ordine più preciso e romantico: il tramonto, qui, è sogno”. Proseguendo il tour nella cittadina, si notano antiche ville e palazzi signorili, come Palazzo Giriodi e Palazzo Sarriod de La Tour che oltre ad ospitare la Biblioteca Comunale è sede di numerose manifestazioni artistiche e culturali. Il nome del settecentesco palazzo ha origine da un discendente di Tommaso Alberto, Luis Antoine Hiacinte Sarriod de La Tour. E’stato recentemente restaurato, ma sia la struttura che gli interni non hanno modificato l'impianto fatto edificare da Tommaso Alberto Saluzzo di Casteldelfino, nel 1720. Della chiesa di Santa Maria Maddalena se ne hanno notizie documentate del 1415. La chiesa primitiva presentava la facciata in stile gotico-piemontese. Internamente era divisa in tre navate da contrafforti a sezione rettangolare, la volta era in legno. Tra il cinquecento e il seicento venne abbellita con dipinti. Sulla seconda colonna a destra, sotto il pulpito, si nota un bell’affresco raffigurante san Francesco che riceve le stimmate. Da vedere, gli affreschi dedicati alla vita della Maddalena, nel sottotetto della navata centrale. Accanto al campanile si può visitare la stupenda Cripta Cristo di Pietà. L’insieme è molto coreografico e vale la visita.
Entrando si percepisce un senso di ritorno al passato, come se in quella piccola stanza il Tempo si fosse fermato. Un piccolo pipistrello sonnecchia appeso al soffitto, una ragnatela fa da cornice alla porta. Quel che resta degli affreschi crea emozioni e sensazioni a chi, come me, ama l’epoca Medioevale con ogni sua sfumatura di arte: dalla pittura alla musica e alla poesia. Osservo ogni minimo particolare e cerco di percepire l’eco di voci. Vorrei non uscire, ma purtroppo dobbiamo andare, altri luoghi attendono la nostra visita.
Appena fuori, guardando sulla cima dell’altura scorgiamo l’imponente Castello Rosso che fa parte del borgo medioevale. Sorse come residenza delle famiglie nobili, verso la fine del Quattrocento, sulle rovine di un altro imponente castello, oggi ospita una struttura ricettiva per grandi eventi. All’intento si può ammirare un affresco del Maestro di Elva, Hans Clemer. Davanti alla parrocchiale possiamo ammirare L’Castlòt, un sorta di proseguimento della fortificazione, si nota infatti un fortilizio difensivo databile al 1487/88. Le mura sono spesse quasi due metri. Interessante il settecentesco Palazzo Giriodi di Monastero. Costruito intorno alla metà del Settecento, l’antico splendore di questo palazzo dei nobili Giriodi, oggi sede del comune, rivive grazie ad un restauro. Da vedere, il Museo Etnografico collocato nella settecentesca villa patronale “L’ Palas”, che presenta una interessante raccolta di oltre seimila attrezzi da lavoro, e in particolare quelli per la viticoltura e la produzione del vino. Interessante la ricostruzione di una antica cucina e una camera. L’ingresso è gratuito. Info per visite: Azienda Agricola Chiotti Ambrogio - Via Ceretto 76 - Costigliole Saluzzo, tel. 0175.230825 La visita prosegue accompagnati da Monica Giraudo, guida turistica e organizzatrice di percorsi turistici nelle valli cuneesi, e collaboratrice con associazioni culturali del territorio, ma è ora di pranzo e Monica ci vuole ospiti per farci degustare la cucina locale accompagnandoci in un agriturismo che lei definisce “Eccezionale”: vedremo! Dalla chiesa di Santa Maria Maddalena risaliamo la collina e raggiungiamo l’agriturismo “La Castagnotta”, ad 1 km dal centro, immerso sulla collina che domina la cittadina. Dal parco dell’agriturismo e dal terrazzo godrete di una visione incantevole sulla pianura, sulle colline circostanti e sulle montagne. E’stupendo! La vista spazia all’infinito offrendo una visione incantevole sulla pianura, sin dove le bianche nuvole nascondono un altro paesaggio, ma lasciano alla fantasia di giocare con le loro innumerevoli forme che da un attimo all’altro si trasformano creando suggestive immagini.
Sullo spiazzo c’è una chiesetta, molto coreografica che già vale salire fino a questo angolo... incantato. Entriamo nel cortile del cascinale, molto bello e nell’insieme suggestivo. La struttura esterna seppure ristrutturata conserva le origini, lasciando intatta quell’atmosfera accogliente tipica d’un tempo. Pranzeremo in un vecchio cascinale completamente ristrutturato, ma lasciando intatta l’anima del luogo... Ci viene incontro il proprietario che accogliendoci subito con un sorriso e una stretta di mano sa già di... “benvenuti” e credo che avrebbe anche osato salutare alla vecchia maniera... con un cloroso abbraccio, se Monica non gli avesse detto che siamo giornalisti! Non mi sarebbe dispiaciuto, perchè prima di tutto siamo... persone normali senza quello che ridendo chiamo “il pedigree”, e attaccati alle nostre radici, alle tradizioni di ospitalità tipiche di quel passato in cui un abbraccio, una stretta di mano volevano dire molte cose! E’appena iniziato settembre e fa ancora caldo, ci fa accomodare sulla terrazza da cui si scorge quel panorama stupendo e su cui per tutto il pranzo lascerò scivolare lo sguardo. Nell’attesa Monica mi invita a vedere l’interno. Tutto è ben curato, la struttura è molto scenografica e ben si fonde in una simbiosi perfetta con il paesaggio. La scelta dei piatti diventa difficile, tutto pare così invitante da incuriosire, ma anche se la curiosità fa sempre capolino ogni qualvolta mi trovo in luoghi nuovi e con cucine diverse dalla mia monferrina, non eccedo mai. Questo è un vero luogo di delizie per buongustai, dove degustare piatti tipici della cucina piemontese, alcuni molto particolari, ma sempre tipici. Presentati in modo raffinato, ma senza stravolgere il contenuto. Oltre alle ricette tradizionali gusterete gli antichi sapori con ingredienti dell’azienda o di altre che collaborano con loro.
Per mancanza di sadismo non vi descriverò i sapori eccezionali, i profumi, tanto voi non siete masochisti e so che non perderete l’occasione invitante che vi porgo e sicuramente troverete mille motivi per andarci e poi altre mille... per tornarci. Chi segue i miei racconti di viaggio, sa che sono molto critica ed esigente per quando concerne la gastronomia e la ristorazione, in tutte le sue componenti: l’accoglienza, la pulizia, il servizio, l’utilizzo dei prodotti nella preparazione, non per ultimo il rapporto qualità-prezzo. Molto meno bado alla presentazione perchè anche se l’occhio vuole la sua parte è però il palato che... giudica e la bontà non si giudica dalla coreografia di chi è chef o dalla semplicità di una cuoca. Inoltre ci sono locali “di lusso” dove c’è... più coreografia che sostanza e bontà, e spesso pulizia e servizio lasciano a desiderare, mentre ho trovato trattorie dove la semplicità non va certo a discapito della genuinità e della cortesia, ma nasce già dagli ingredienti, i sapori sono ottimi e c’è pulizia ovunque, gentilezza, e tutto è squisito.
Siamo gli unici clienti, ma a pranzo negli agriturismi, e di settimana, è già difficile trovare aperto, inoltre non è uno di quei locali collocati nel centro o lungo le statali, dove si pranza a menù di lavoro, così il proprietario ci serve personalmente. Ad ogni portata chiede sempre se è stato di nostro gradimento, ma è per cortesia, non credo lo faccia per timore di una critica negativa... sa di avere uno chef in gamba! La compagnia di Monica e del marito Roberto Suffia è piacevole, la giornata calda e soleggiata accompagna una cucina eccezionale, il paesaggio fa da coreografia, ma purtroppo è il tempo che passa sempre troppo in fretta quando vorresti che si fermasse! In un luogo così consiglierei in giardino... una “Fontana di Trevi” dove buttare una monetina nella vasca, voltando le spalle alla fontana, per garantirsi il ritorno! Ma forse non occorre, basta la bellezza del luogo, la simpatia del patron e la bravura del cuoco! In fondo Costigliole Saluzzo e “La Castagnotta hanno ancora molto da dire! E tanto da far degustare!
Incontri di viaggio: viaggio intorno al Monviso, alle foci del Po
1 e 2) I prodotti dei campi saluzzesi
L’estate è ormai solo un ricordo, anche l’autunno se n’è andato e l’inverno ci regala insolite giornate più simili alla primavera che... pre-natalizie. Un insolito dicembre: in giardino le rose continuano a fiorire, in un angolo più soleggiato una violetta mi fa sorridere pensando: “E’ in ritardo sulla primavera passata, o in anticipo per la prossima?”, è fuori tempo visto che tra poco le esplosioni di fuochi artificiali e lo stappare dello Spumante festeggeranno il nuovo nato: il 2016. E’ tempo di fare il bilancio dell’anno e di fare progetti per il futuro... sperando ci sia e noi con Lui! Provo a chiudere gli occhi: le immagini si susseguono a ritroso, scivolano veloci all’indietro, racchiuse nelle nuvole in dissolvenza. Il Tempo va all’indietro! Come nel film “Momo”, devo arrivare da Mastro Hora dove il tempo scorre all’indietro e cancella le immagini finchè si fermerà su quella che da inizio alla mia storia! E così eccomi a ripercorrere un anno di viaggi alla ricerca di luoghi da vedere e altri da... gustare, per poi farvi partecipi di avventure e disavventure attraverso i miei scritti. Mettetevi comodi, davanti al computer e seguite la lettura immaginando di essere in viaggio con me. Ecco, il viaggio sta per iniziare! Siamo in Piemonte, in provincia di Cuneo, a Costigliole Saluzzo, sul confine con Piasco, da dove inizia la Valle Varaita.
1) panoramica - 2) Il Castello Rosso
Costigliole Saluzzo fa parte del circuito turistico delle Valli del Monviso, un affascinante viaggio ai piedi del “Gigante di Pietra”, come viene chiamata questa montagna magica e misteriosa che delinea i confini con la Francia, da cui nasce non solo il più grande fiume d’Italia, il Po, ma anche leggende come quella di Annibale che lo varcò con il suo esercito e gli elefanti! Ma questa è un’altra storia e se mi seguirete ve la narrerò, con altre storie e leggende, altri itinerari: come Shahrāzād al sultano Shāhrīyār vi narrerò le mie... “mille e una notte” in viaggio intorno al Monviso! Ma prima di iniziare occorre almeno un breve cenno sulla storia del territorio del Piemonte, perchè i luoghi che visiteremo, i cibi che gusteremo sono legati alla storia di queste terre e particolarmente a popoli giunti da oltralpe.
1 e 2) Palazzo Sarriod de La Tour - esterni
Nel 568 in Piemonte si insediarono i Longobardi, creando piccoli agglomerati di capanne e villaggi. Nell’842 dalla Provenza francese sopraggiunsero i saraceni che contribuirono alla distruzione dei piccoli insediamenti, lasciandosi dietro solo desolazione, rovine, campi incolti, terreni aridi, boscaglia e selve. Ma la tenacia delle genti fece rivivere queste terre, trasformò lande desolate in terre coltivate e l’agricoltura portò un miglioramento delle condizioni di vita. La pastorizia, con la transumanza riportò le genti nomadi e popoli di terre confinanti varcarono i confini stabilendosi in queste valli, iniziando a creare quelli che poi sarebbero diventati borghi Medioevali, paesi e nel corso dei secoli le moderne città cuneesi! Intorno all’anno 1000 dai Pirenei giunsero le genti dell’Occitania, un vasto territorio che si estende dal Mediterraneo sino all’Atlantico, dai Pirenei alle Alpi sino ai territori francesi, tra cui Provenza, Guascogna, Alvernia, Linguadoca, coinvolgendo Francia, Spagna e le valli italiane della provincia di Cuneo.
1 e 2) Palazzo Sarriod de La Tour : interni
La lingua d’oc è il dialetto di queste valli. Vi giunse con i trovatori, o “trovator cortese”, poeti occitani che giungevano nelle corti dei nobili per cantare il “fin amor”, “l’amor cortese”, l’amore raffinato. In netta contraddizione con la chiesa, che considerava la donna un essere peccaminoso, i trovatori le dedicavano dolcissime musiche e poesie. Il cuneese, come alcune provincie torinesi, è anche la terra dei Catari (o Albigesi, uno dei popoli occitani) che vi si insediarono dopo l’anno 1000. In Linguadoca, nel 1200 costituirono un movimento in grado di oscurare il potere della chiesa cattolica tanto da spingere Papa Innocenzo III a dichiararli eretici e indire le crociate contro di loro, in virtù della loro dottrina di ritenere che in ogni corpo vi fosse un’anima, compresi gli animali, e del loro predicare l’uguaglianza tra i poveri e il potere del clero, distruggendo i simboli cristiani come segno di potere ecclesiastico. Subirono repressioni e stermini di massa. Bruciarono sul rogo migliaia di persone, tra cui i trovatori perchè oltre a narrar d’amor cortese, erano anche i... cronisti dell’epoca. I movimenti protestanti, come anche i Valdesi vennero sterminati e stessa sorte toccò ai nostri cantastorie di corte... eretici per volere del Papa! Intorno al 1150 fu la volta del germanico Federico Barbarossa ad occupare i territori contribuendo a dare potere al clero. Ovunque risorsero chiese, monasteri, villaggi e poi paesi con castelli e palazzi nobiliari. Anche Costigliole Saluzzo seguì le sorti di distruzione e ricostruzione, diventando da un piccolo insediamento di poche abitazioni, ad un importante paese fortificato (1200-1300), a cui si accedeva attraverso alcune porte, ancora visibile è la Porta Grafiona. Nel 1487 il Marchese di Saluzzo pressato dai Savoia, chiese aiuto al Re di Francia affinchè gli inviasse l’esercito, ma verso Pasqua la cittadina venne assediata e dovette arrendersi ricevendo in cambio la vita e il riconoscimento del loro eroismo.
1) Parrocchiale di Santa Maria Maddalena - 2) La Cripta - esterno
Il duca di Savoia fece abbattere le torri e le fortificazioni. Il primo maniero venne distrutto, la Chiesa di Sant’Eusebio perse il potere. Tra il 1795 e il 1796 i francesi attaccarono i Savoia. Vittorio Amedeo firma il Trattato di Cherasco (CN). Le truppe francesi occupavano il cuneese e a Costigliole Saluzzo vi era un reggimento di svizzeri. A giugno transitarono le milizie francesi e gli abitanti cominciavano a vedere l’idea repubblicana e Napoleone Bonaparte come un ideale di libertà. Nel 1799 il Piemonte venne unito alla Francia rivoluzionaria. Con la sconfitta di Napoleone, Vittorio Emanuele tornò a Torino, Valmala, in Valle Varaita, entrò nei confini saluzzesi. Nel 1849 il trono passò a Vittorio Emanuele II che si avvalse di Camillo Benso conte di Cavour, l’abilissimo primo ministro che portò l’Italia verso il progresso. Lo statista diede vita ad ammodernamenti economici, fece costruire ferrovie, strade, trafori che agevolarono lo scambio con le Nazioni confinanti e questo favorì l’industria e il commercio. In agricoltura si introdussero tecniche avanzate, all’avanguardia per quei tempi e fu un periodo di ricchezza. Sono gli anni che fecero la storia dell’Italia, con il Risorgimento che coinvolse gli intellettuali della nostra regione in lotta per l’Unità d’Italia, contro l’Austria degli Asburgo, al canto di quello che era considerato l’inno d’Italia, il “Va Pensiero” di Giuseppe Verdi, dal Nabucco. Celebre nel film “La principessa Sissi”, del 1955 con Romy Schneider (solo nel 1946 il “Canto degli Italiani”, l’attuale inno italiano, venne scelto come inno nazionale “provvisorio”). In Italia riecheggiava l’inno del Regno d’Italia: la “Marcia Reale”, brano ufficiale di Casa Savoia, mentre per le strade il “Va Pensiero” era la metafora della condizione dell’Italia sotto il dominio austriaco. Nel 1861, con l’Unità d’Italia, uomini come Garibaldi, Mazzini, Manzone e Giuseppe Verdi entrarono a Palazzo Carignano di Torino, prima capitale d’Italia, dove si sarebbero svolte le votazioni per eleggere i deputati del primo Parlamento. Quando la ottennero, iniziò il decadimento di Torino capitale e con essa anche l’intera regione, il Piemonte, e gran parte delle altre e piano piano ogni altra regione. Iniziarono per l’Italia anni difficili, segnati da conflitti politici e dall’emigrazione verso la vicina Francia o oltre l’oceano, in Argentina.
1 e 2) La cripta - interno
Dopo questi brevi appunti possiamo iniziare il nostro viaggio, partendo da Costigliole Saluzzo, cittadina che conserva una coreografica parte antica, Medioevale. La storia locale è legata al nome del marchese Ludovico II, uomo di grande cultura, e intelligenza, tanto da fare costruire la galleria al passo delle Traversette, che avrebbe accorciato e agevolato il valico del Monviso, una delle “Vie del sale”, che univano l’Italia e la Francia al resto d’Europa ed erano le strade dove transitava il commercio e i pellegrini diretti in Terra Santa o nei luoghi di culto, come Roma, Compostela, ecc. Un’altra sua opera è la costruzione del canale di irrigazione che da Piasco passando per questo territorio saluzzese portava l’acqua nella campagna e ai mulini, sino a Saluzzo. Borgo storico del Marchesato di Saluzzo, Costigliole Saluzzo si trova citato in documenti del dodicesimo secolo, ma le tracce risalgono all’età romanica e allo stanziamento di tribù liguri in età più antica. Nel Medioevo fu un importante feudo. Ma come ogni altra località seguì di secolo in secolo le sorti dell’Italia e le vicende storiche del Piemonte. Oggi ripercorro le strade storiche leggendo la storia di questo borgo e trovo una descrizione che mi affascina, tanto da volervela riportare così come è descritta in un sito dei -Bed and Breakfast- cosa vedere nelle Valli del Po: “ecco come Raspelli descrive il castello ed il suo suggestivo giardino, ora, all’inglese: Il posto è di grande bellezza, recuperato, salvato con attento lavoro, ripulito ma non stravolto. Torri merlate, cupolette da avvistamento, un gruppo di case tutte dagli antichi tetti di coppi protetti da un tenebroso alato grifone... accanto a voi, nelle loro dimensioni addirittura gigantesche, pini sòfore, tassi spiccano tra enormi cespugli di oleandri, rododendri e azalee. Il tutto è tenuto nell’ordine più preciso e romantico: il tramonto, qui, è sogno”. Proseguendo il tour nella cittadina, si notano antiche ville e palazzi signorili, come Palazzo Giriodi e Palazzo Sarriod de La Tour che oltre ad ospitare la Biblioteca Comunale è sede di numerose manifestazioni artistiche e culturali. Il nome del settecentesco palazzo ha origine da un discendente di Tommaso Alberto, Luis Antoine Hiacinte Sarriod de La Tour. E’stato recentemente restaurato, ma sia la struttura che gli interni non hanno modificato l'impianto fatto edificare da Tommaso Alberto Saluzzo di Casteldelfino, nel 1720. Della chiesa di Santa Maria Maddalena se ne hanno notizie documentate del 1415. La chiesa primitiva presentava la facciata in stile gotico-piemontese. Internamente era divisa in tre navate da contrafforti a sezione rettangolare, la volta era in legno. Tra il cinquecento e il seicento venne abbellita con dipinti. Sulla seconda colonna a destra, sotto il pulpito, si nota un bell’affresco raffigurante san Francesco che riceve le stimmate. Da vedere, gli affreschi dedicati alla vita della Maddalena, nel sottotetto della navata centrale. Accanto al campanile si può visitare la stupenda Cripta Cristo di Pietà. L’insieme è molto coreografico e vale la visita.
1 e 2) La Cripta: affresco - i segni del Tempo sulle antiche porte
Entrando si percepisce un senso di ritorno al passato, come se in quella piccola stanza il Tempo si fosse fermato. Un piccolo pipistrello sonnecchia appeso al soffitto, una ragnatela fa da cornice alla porta. Quel che resta degli affreschi crea emozioni e sensazioni a chi, come me, ama l’epoca Medioevale con ogni sua sfumatura di arte: dalla pittura alla musica e alla poesia. Osservo ogni minimo particolare e cerco di percepire l’eco di voci. Vorrei non uscire, ma purtroppo dobbiamo andare, altri luoghi attendono la nostra visita.
1) La cripta: interno - 2) Monica Giraudo - 3) un... piccolissimo inquilino a testa in giù!
Appena fuori, guardando sulla cima dell’altura scorgiamo l’imponente Castello Rosso che fa parte del borgo medioevale. Sorse come residenza delle famiglie nobili, verso la fine del Quattrocento, sulle rovine di un altro imponente castello, oggi ospita una struttura ricettiva per grandi eventi. All’intento si può ammirare un affresco del Maestro di Elva, Hans Clemer. Davanti alla parrocchiale possiamo ammirare L’Castlòt, un sorta di proseguimento della fortificazione, si nota infatti un fortilizio difensivo databile al 1487/88. Le mura sono spesse quasi due metri. Interessante il settecentesco Palazzo Giriodi di Monastero. Costruito intorno alla metà del Settecento, l’antico splendore di questo palazzo dei nobili Giriodi, oggi sede del comune, rivive grazie ad un restauro. Da vedere, il Museo Etnografico collocato nella settecentesca villa patronale “L’ Palas”, che presenta una interessante raccolta di oltre seimila attrezzi da lavoro, e in particolare quelli per la viticoltura e la produzione del vino. Interessante la ricostruzione di una antica cucina e una camera. L’ingresso è gratuito. Info per visite: Azienda Agricola Chiotti Ambrogio - Via Ceretto 76 - Costigliole Saluzzo, tel. 0175.230825 La visita prosegue accompagnati da Monica Giraudo, guida turistica e organizzatrice di percorsi turistici nelle valli cuneesi, e collaboratrice con associazioni culturali del territorio, ma è ora di pranzo e Monica ci vuole ospiti per farci degustare la cucina locale accompagnandoci in un agriturismo che lei definisce “Eccezionale”: vedremo! Dalla chiesa di Santa Maria Maddalena risaliamo la collina e raggiungiamo l’agriturismo “La Castagnotta”, ad 1 km dal centro, immerso sulla collina che domina la cittadina. Dal parco dell’agriturismo e dal terrazzo godrete di una visione incantevole sulla pianura, sulle colline circostanti e sulle montagne. E’stupendo! La vista spazia all’infinito offrendo una visione incantevole sulla pianura, sin dove le bianche nuvole nascondono un altro paesaggio, ma lasciano alla fantasia di giocare con le loro innumerevoli forme che da un attimo all’altro si trasformano creando suggestive immagini.
1) la chiesetta dell’agriturismo - 2) panoramica dalla terrazza
Sullo spiazzo c’è una chiesetta, molto coreografica che già vale salire fino a questo angolo... incantato. Entriamo nel cortile del cascinale, molto bello e nell’insieme suggestivo. La struttura esterna seppure ristrutturata conserva le origini, lasciando intatta quell’atmosfera accogliente tipica d’un tempo. Pranzeremo in un vecchio cascinale completamente ristrutturato, ma lasciando intatta l’anima del luogo... Ci viene incontro il proprietario che accogliendoci subito con un sorriso e una stretta di mano sa già di... “benvenuti” e credo che avrebbe anche osato salutare alla vecchia maniera... con un cloroso abbraccio, se Monica non gli avesse detto che siamo giornalisti! Non mi sarebbe dispiaciuto, perchè prima di tutto siamo... persone normali senza quello che ridendo chiamo “il pedigree”, e attaccati alle nostre radici, alle tradizioni di ospitalità tipiche di quel passato in cui un abbraccio, una stretta di mano volevano dire molte cose! E’appena iniziato settembre e fa ancora caldo, ci fa accomodare sulla terrazza da cui si scorge quel panorama stupendo e su cui per tutto il pranzo lascerò scivolare lo sguardo. Nell’attesa Monica mi invita a vedere l’interno. Tutto è ben curato, la struttura è molto scenografica e ben si fonde in una simbiosi perfetta con il paesaggio. La scelta dei piatti diventa difficile, tutto pare così invitante da incuriosire, ma anche se la curiosità fa sempre capolino ogni qualvolta mi trovo in luoghi nuovi e con cucine diverse dalla mia monferrina, non eccedo mai. Questo è un vero luogo di delizie per buongustai, dove degustare piatti tipici della cucina piemontese, alcuni molto particolari, ma sempre tipici. Presentati in modo raffinato, ma senza stravolgere il contenuto. Oltre alle ricette tradizionali gusterete gli antichi sapori con ingredienti dell’azienda o di altre che collaborano con loro.
1 e 2) l’agriturismo
Per mancanza di sadismo non vi descriverò i sapori eccezionali, i profumi, tanto voi non siete masochisti e so che non perderete l’occasione invitante che vi porgo e sicuramente troverete mille motivi per andarci e poi altre mille... per tornarci. Chi segue i miei racconti di viaggio, sa che sono molto critica ed esigente per quando concerne la gastronomia e la ristorazione, in tutte le sue componenti: l’accoglienza, la pulizia, il servizio, l’utilizzo dei prodotti nella preparazione, non per ultimo il rapporto qualità-prezzo. Molto meno bado alla presentazione perchè anche se l’occhio vuole la sua parte è però il palato che... giudica e la bontà non si giudica dalla coreografia di chi è chef o dalla semplicità di una cuoca. Inoltre ci sono locali “di lusso” dove c’è... più coreografia che sostanza e bontà, e spesso pulizia e servizio lasciano a desiderare, mentre ho trovato trattorie dove la semplicità non va certo a discapito della genuinità e della cortesia, ma nasce già dagli ingredienti, i sapori sono ottimi e c’è pulizia ovunque, gentilezza, e tutto è squisito.
1) Matteo Saraggi, Monica Giraudo e Roberto Suffia - 2) si pranza!
Siamo gli unici clienti, ma a pranzo negli agriturismi, e di settimana, è già difficile trovare aperto, inoltre non è uno di quei locali collocati nel centro o lungo le statali, dove si pranza a menù di lavoro, così il proprietario ci serve personalmente. Ad ogni portata chiede sempre se è stato di nostro gradimento, ma è per cortesia, non credo lo faccia per timore di una critica negativa... sa di avere uno chef in gamba! La compagnia di Monica e del marito Roberto Suffia è piacevole, la giornata calda e soleggiata accompagna una cucina eccezionale, il paesaggio fa da coreografia, ma purtroppo è il tempo che passa sempre troppo in fretta quando vorresti che si fermasse! In un luogo così consiglierei in giardino... una “Fontana di Trevi” dove buttare una monetina nella vasca, voltando le spalle alla fontana, per garantirsi il ritorno! Ma forse non occorre, basta la bellezza del luogo, la simpatia del patron e la bravura del cuoco! In fondo Costigliole Saluzzo e “La Castagnotta hanno ancora molto da dire! E tanto da far degustare!
Voglio fermare il Tempo racchiuso nelle ragnatele di una vecchia “porta”, tra i rami dell’enorme abete, in un’icona, ma voi aspettatemi ed insieme ripartiremo per la Valle Varaita alla ricerca del masso del Diavolo, delle marmotte volanti e della cucina Occitana!
1) Il Parco dell’agriturismo - 2) La “porta” della cripta - 3) la cripta: la Maddalena - Agriturismo “La Castagnotta” Via Castagnotta 15 - Costigliole Saluzzo (CN) tel.0175230519
Alexander Màscàl e Matteo Saraggi - ASA