Agnone e la sua ‘Ndocciata
Il fuoco protagonista di un’antica tradizione molisana
Agnone è una piccola cittadina dell’Alto Molise, racchiusa tra una corona di montagne e situata a fianco degli antichi tratturi, i giganti verdi della transumanza, quando le greggi venivano trasferite dall’Abruzzo nelle verdi pianure pugliesi. Non è un caso quindi che i latticini (scamorze, caciocavalli, ricotte, stracciate e altro) siano uno dei prodotti di eccellenza di Agnone che conta diversi caseifici artigianali, alcuni dei quali vantano una storia di secoli. Come per esempio il Caseificio Di Nucci (www.caseificiodinucci.it), un’azienda che produce formaggi dal 1662. Nell’odierno stabilimento di produzione è stato allestito anche un museo, il museo storico “Massaro Giovanni Di Nucci” dove sono stati riuniti gli strumenti di lavoro appartenuti ai massari e mastri casari della famiglia.
Un altro vanto di Agnone è la storica Pontificia Fonderia Marinelli (www.campanemarinelli.com), la più antica azienda a conduzione familiare d’Italia e una delle più antiche del mondo. Sempre nelle mani della stessa famiglia produce campane da oltre mille anni. Europa, Asia, Sud America, le campane Marinelli sono esportate in tutto il mondo. Anche la campana del Giubileo del 2000 è stata prodotta dai Fratelli Marinelli e il Papa, oggi Santo, Giovanni Paolo II si recò appositamente ad Agnone per assistere alla fase di fusione. Per chi è interessato all’argomento nei locali della fonderia da alcuni anni è stato allestito un museo, il museo storico della campana Giovanni Paolo II che raccoglie manufatti di diverse epoche e in cui viene illustrata quest’arte antica.
Uno degli eventi che animano Agnone durante l’Avvento e le feste natalizie è la ‘Ndocciata, una tradizione che ha nel fuoco la sua caratteristica principale. Il fuoco richiama gli antichi falò rituali pagani che si accendevano durante il solstizio d’inverno per simboleggiare il nuovo anno di luce che nasceva dopo le lunghe tenebre invernali. Un fuoco considerato fonte di fertilità sia per il mondo animale e vegetale che per gli uomini. Il cristianesimo trasformò i fuochi pagani nella luce del Dio nascente a Natale e la tradizione si è perpetuata nei secoli con nomi e modalità diverse in molte località sia italiane che estere, in particolare nelle aree celtiche di Francia e Inghilterra.
La ‘Ndocciata di Agnone, che nel 2011 è stata riconosciuta Patrimonio d’Italia per la tradizione e inserita tra le 34 manifestazioni italiane di eccellenza si celebra l’8 eil 24 dicembre di ogni anno. Le ‘Ndocce sono degli enormi ventagli fatti di sottili listelli di legno di abete chiamati “scaroiche” legati tra loro con fil di ferro e spago o liane (“vetocchie”). Tra i listelli vengono inseriti rami di ginestre secche per far aumentare l’infiammabilità della ‘Ndoccia. Il giorno della festa ogni portatore si carica sulle spalle una ‘Ndoccia con la quale sfila in processione per il corso principale del paese al calar della sera. Alla ‘ndoccia viene dato fuoco e il corteo dei portatori diventa un corteo di fuoco che illumina a giorno la cittadina.
Alle 18 il suono della campana della Chiesa di Sant’Antonio Abate dà l’avvio alla processione alla quale prendono parte i gruppi delle cinque contrade cittadine (S. Onofrio, S. Quirico, Collesente, Guastra, “Capammonde e Capabballe”). Per primi sfilano i gonfaloni di rappresentanza seguiti dai figuranti vestiti con i costumi tradizionali e gli animali a rappresentare le scene di vita pastorale, seguono le ‘Ndocce più piccole sulle spalle dai bambini, seguite dalle ‘Ndocce singole, poi doppie e man mano sempre più grandi fino alle ‘Ndocce da 20 torcioni. Chiude il corteo il portatore della‘Ndoccia a ventaglio composta da 22 torcioni.
L’incredibile sfilata di luce viene replicata la sera del 24 dicembre: in questa occasione al termine della sfilata vengono allestite le scene di un magnifico presepe vivente.
Alla sfilata delle ‘Ndocce era legato il tradizionale rito del corteggiamento. Una ‘ndoccia accesa veniva lasciata davanti all’uscio della ragazza amata. Se questa la lasciava consumare senza spegnerla era di buon auspicio, ma se la ‘ndoccia veniva spenta con un secchio d’acqua voleva dire che il sentimento d’amore non era ricambiato.
Per maggiori informazioni: www.prolocoagnone.com