La sfida ai cambiamenti climatici passa per l’agricoltura: con il bio 23% di emissioni in meno in Europa e 36% in USA
Anche di questo si parlerà al Congresso federale di AIAB il 15 e 16 marzo insieme al tema di questi tempi:
“Come orientare il buon biologico italiano affinché mantenga i suoi valori fondanti senza svenderli al mercato”
I temi ambientali e dello sviluppo sostenibile sono strettamente connessi alla scelta del metodo produttivo, con profonde implicazioni reciproche.
L’ultimo studio scientifico dice che se tutte le superfici agricole fossero coltivate con metodi biologici, le emissioni di CO2 causate dall'agricoltura potrebbero ridursi del 23% in Europa e del 36% negli Usa.
Lo studio, diretto da Andreas Gattinger (FiBL – Istituto di ricerca per l’agricoltura biologica) e portato avanti da un gruppo di ricercatori internazionali - che ha esaminato i risultati di 74 studi internazionali che hanno paragonato gli effetti sul terreno delle coltivazioni biologiche e di quelle convenzionali - ha dimostrato che l'agricoltura biologica permette di fissare nel terreno quantità di carbonio significativamente superiori, con ciò offrendo un importante contributo per frenare il riscaldamento globale. Le riduzioni di CO2 determinate dall’Uso del bio corrisponderebbero a circa il 13% della riduzione complessiva necessaria per raggiungere gli obiettivi climatici fissati per il 2030.
“Da anni diciamo che l’agricoltura convenzionale contribuisce pesantemente alle emissioni di gas serra e che è necessario cambiare modello di sviluppo”, dice Vincenzo Vizioli, presidente di AIAB. “Ci siamo sempre augurati di non dover arrivare così presto ai livelli di emergenza sotto gli occhi di tutti ma nell’emergenza ora ci stiamo andando a sbattere”.
Ma oltre al tema dei cambiamenti climatici si parlerà del futuro del biologico al Congresso nazionale di AIAB, la più importante associazione italiana del settore, che si terrà i prossimi 15 e 16 marzo a Roma, presso la Città dell’Altra Economia di Testaccio.
“A fronte della crescita del settore – dice Vizioli - è urgente una discussione su come orientare il buon biologico italiano affinché resti un metodo capace di coniugare salute e contrasto ai cambiamenti climatici mantenendo i valori fondanti e non svendendoli in nome del mercato”.
“D’altro canto – continua Vizioli – visto che la legge sul bio deve essere discussa al Senato, i giornali straripano di attacchi al biologico, firmati da chi è ancora disperatamente aggrappato a un modello di business e di sfruttamento che ci sta portando alla rovina. Ma tant’è”.
Di tutto questo e di dove andrà a finire il biologico del futuro, con le sue immense potenzialità ma anche con le sue numerose contraddizioni, si parlerà al Congresso. Si ragionerà sui temi più importanti che stanno caratterizzando lo sviluppo del settore, iniziando dal mercato e dalla ricchezza e circolazione dei saperi, per proseguire su tutte le altre questioni in modo tematico e diffuso sul territorio, grazie anche all’organizzazione di iniziative analoghe promosse dalle nostre associazioni regionali. Insomma una discussione, aperta a tutti, sul biologico che vogliamo.
Ufficio Stampa AIAB
Michela Mazzali
m.mazzali@aiab.it
BIO2016 / Indice