BIO
2017 Anno del boom del biologico

Presentati al Marca di Bologna i dati complessivi 2017 di un settore sempre più dinamico e trainante dell’economia italiana. Impennata di vendite nel mercato domestico con un giro d’affari che sfiora 3,5 miliardi (+ 15% rispetto al 2016 e + 153% rispetto al 2008).

Cresce anche l’export che vale quasi 2 miliardi e pesa per un 5% sull’export totale
dell’agroalimentare. Sempre più italiani acquistano bio: una scelta determinata da valori (fiducia, qualità e sicurezza) e da un’accessibilità sempre maggiore (sale il numero di referenze e diminuiscono i prezzi).

Roberto Zanoni, presidente AssoBio: “Il biologico non è un ritorno al passato ma rappresenta l’agricoltura del futuro e il nostro compito è quello di rispondere con sempre maggiore coerenza alle aspettative del consumatore mettendo in assoluta sicurezza tutta la filiera! A partire da quanto paghiamo gli agricoltori!”


Bologna - Il 2017 si conferma l’anno del biologico. Gli ultimi dati di scenario presentati al Marca di Bologna da Silvia Zucconi, responsabile Market Intelligence di Nomisma nell’ambito del convegno Il treno del biologico è partito (e nessuno lo ferma più), promosso da AssoBio (www.assobio.it), Nomisma e FederBio Servizi, non lasciano alcun dubbio: il trend è in continua espansione. “Abbiamo lavorato molto in questi anni e il risultato è davvero entusiasmante, ma abbiamo ancora molto
altro da fare.” commenta il presidente nazionale di Assobio, Roberto Zanoni osservando i risultati della ricerca di Nomisma – “È finito il tempo in cui quando si parlava di bio si pensava ad un gruppo di ragazzotti che coltivavano le zucche per salvare la terra. Oggi c’è un ampio ritorno dei giovani all’agricoltura e la scelta di questi ultimi è sostanzialmente biologica: solo dal 2013 al 2016 il numero di
aziende agricole biologiche è aumentato del 40%, mentre nell’agricoltura tradizionale in vent’anni l’ISTAT ha registrato un crollo del 46%. Il biologico non è un ritorno al passato ma rappresenta il futuro! ”.

Bilancio d’annata più che positivo: l’insight di Nomisma mostra che le vendite di biologico in Italia hanno raggiunto i 3,5 miliardi nel mercato domestico (+ 15% rispetto al 2016 e + 153% rispetto al 2008) a cui si aggiunge il dato dell’export del bio made in Italy che vale quasi 2 miliardi e pesa per un 5% (+ 16% rispetto
al 2015, + 408% rispetto al 2008) sul totale dell’export agroalimentare italiano (la cui crescita rispetto al 2008 si ferma al + 45%). Le vendite bio (domestiche + export) hanno superato i cinque miliardi (+ 9% rispetto al 2016 e + 218% rispetto al 2008).
Ma il 2017 è stato soprattutto l’anno del boom dei prodotti biologici nella GDO (+ 16,6%, giro d’affari di 1 miliardo e 451 milioni – dati Nielsen) con un + 14% di vendite negli ipermercati e un + 18% nei supermercati. Balzo importante - soprattutto se letto a confronto con la crescita assai più limitata dell’intera categoria food & beverage (+ 2,8%) - nonostante una pressione promozionale inferiore del bio (media 21%) rispetto all’alimentare convenzionale (media 31%). La crescita emerge anche dal ruolo del bio sul carrello della spesa: nel 2017 la spesa bio incide per il 3,4% sugli acquisti alimentari, quota più che quadrupla rispetto al peso registrato nel 2000 (0,7%).

“I numeri parlano di una progressiva e imponente affermazione e il bio – continua Zanoni – è destinato a crescere nelle mense, nei mercatini, on line, nei negozi specializzati, nella grande distribuzione, in sostanza in tutti i canali d’acquisto. È importante far presente che nel nostro settore non è sufficiente lavorare bene ma è necessario assicurarsi che anche gli altri facciano lo stesso. Ora il nostro compito è rispondere con estrema coerenza alle aspettative del consumatore e continuare a tenere in sicurezza l’intera filiera. Dobbiamo comportarci tutti in maniera corretta: per vincere e mantenere la fiducia del consumatore non vanno commessi errori”.

Il presidente di AssoBio ha ricordato che non si possono nemmeno creare disagi a chi produce: “Dobbiamo pagare gli agricoltori in modo corretto. Non possiamo permetterci che il bio retroceda perché non c’è rispetto degli standard. I contadini devono poter continuare a vivere del loro lavoro, non possiamo indurre qualcuno a sgarrare per far quadrare il bilancio. Abbiamo lavorato molto sulla nuova proposta di legge sull’agricoltura biologica che è passata alla Camera con consensi bipartisan, purtroppo per motivi tecnici il Senato non l’ha approvata prima della fine della legislatura. Ma con la prossima partiamo in vantaggio: abbiamo una base consolidata e siamo ottimisti. Come si vede dalla ricerca di Nomisma, il consenso è ormai diffuso e trasversale e a promuovere il bio sono interlocutori autorevoli e super partes tra cui nutrizionisti e in particolare medici pediatri. E il disegno di legge passato alla Camera sottoscrive che l’agricoltura biologica rappresenta un’attività di interesse nazionale con funzione sociale, in quanto attività economica basata sulla qualità dei prodotti, sulla sicurezza alimentare, sul benessere degli animali e sulla riduzione delle emissioni inquinanti”.

I prodotti biologici sono sempre più richiesti, apprezzati e alla portata di tutti: nel 2017 il 78% delle famiglie italiane ha acquistato in almeno un’occasione un prodotto bio e solo nell’ultimo anno, il numero di famiglie acquirenti è cresciuto di 1 milione a dimostrazione del fatto che il Belpaese ha ormai abbracciato il biologico come filosofia di consumo. La Survey Nomisma evidenzia inoltre che il 47% degli italiani consuma biologico almeno una volta a settimana – percentuale che sale ulteriormente nelle famiglie con figli sotto i 12 anni (56%) e tra vegetariani e vegani (67%). Chi acquista bio pone grande attenzione all’origine dei prodotti (il 76% ritiene tale attributo molto importante nelle scelte) e al packaging eco-sostenibile (60%).

Un quinto delle famiglie investe in media 12 euro su 100 euro di spesa alimentare in prodotti biologici. Le motivazioni di acquisto dei prodotti biologici attengono principalmente a salute e sicurezza (il 76% degli user acquista bio perché i prodotti sono più sicuri. Nella scelta non c’è però solo fiducia: bio è sinonimo di grande qualità (motivazione driver per il 34% degli user) e rispetto dell’ambiente (29 %). Ma a incidere sono anche gli assortimenti (29%) sempre più ampi, con scaffali dedicati e una maggiore disponibilità di alimenti bio (sempre più brand tradizionali si stanno aprendo al settore), in particolare nella grande distribuzione. Dal 2001 al 2016 le catene con referenze bio in assortimento sono cresciute del 144% con un corrispondente decisivo ampliamento dell’offerta di prodotti in assortimento (+330%), ma non solo: l’Italia conta anche su oltre un migliaio di negozi specializzati nel biologico. Cresce anche il ruolo della Marca del Distributore Bio: secondo le analisi di Nomisma-Nielsen, il biologico MDD vale il 41% del mercato complessivo del biologico nei supermercati e negli ipermercati.

“Come si è potuto notare – ha concluso Paolo Carnemolla, presidente di FederBio e della neonata FederBio Servizi – questo è un mercato che non cresce con gli investimenti pubblicitari ma con la fiducia dei consumatori in relazione ai nuovo stili di vita. E siccome non dobbiamo tradire questa fiducia abbiamo un carnet di progetti in corso proprio sulla sicurezza e sulla coerenza sia a livello nazionale che europeo.
Ed è per questo motivo che dalla sinergia tra associazioni del settore biologico e biodinamico è nata FederBio Servizi, per offrire servizi avanzati e colmare le lacune del mondo biologico e biodinamico che hanno bisogno di una maggiore struttura e organizzazione. Siamo in grado di assistere i professionisti della filiera attraverso percorsi di crescita, qualificazione e sviluppo: il settore ha bisogno di un’ulteriore spinta e deve capire che servono nuovi investimenti in ricerca e sviluppo per continuare a dare il meglio di sé ”.

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