La fertilità di un terreno agricolo è il risultato di una interazione complessa fra una serie di fattori ambientali ed umani. Per la sua conoscenza, la comprensione e l’interpretazione ci si avvale di diverse indagini ed analisi anche di laboratorio. Analisi in questo caso accessibili a professionisti ed organismi accreditati e facoltosi.
Ma ognuno di noi (che sia un produttore agricolo, un orto-giardiniere amatoriale o semplicemente un consumatore) può imparare ad individuare i caratteri essenziali della fertilità del suolo, a partire dalla vita che in esso risiede. È una indagine che richiede un po’ di applicazione, una vanga e l’uso dei propri sensi, cioè la vista, il tatto, l’odorato e, per i forti di stomaco, anche il gusto.
Da dove cominciare?
Si individua un punto del terreno oggetto di indagine rappresentativo, cioè con caratteristiche visive che possono riassumere il resto dell’appezzamento.
È bene effettuare l’indagine con il terreno a “fine ciclo produttivo”, cioè al termine di una coltivazione o in fase di riposo da più stagioni. Il periodo giusto è la primavera o l’autunno, cioè i momenti con temperature medie e giusto grado di umidità per la proliferazione degli organismi viventi del terreno.
Con la vanga si “taglia” una zolla cubica di 20 centimetri di lato, avendo cura di non determinare manipolazioni della naturale struttura e stratificazione che ha assunto il terreno.
La vista: colori, lombrichi, radici
La zolla viene osservata innanzitutto nel suo colore, primo indizio sulle caratteristiche fisiche e chimiche. È noto che i terreno argillosi e calcarei tendono a colorazioni che vanno dal marrone chiaro al beige. Così come si sa che la sostanza organica umidificata conferisce un colore marrone scuro. Le terre che hanno colorazioni che vanno verso il rosso in genere sono quelle molto ricche di minerali a base di ferro. E così via…
La porzione di terreno viene poi lentamente e delicatamente disgregata, avendo cura di preservare gli aggregati di particelle di terra che si sono formati.
Si osserva un importantissimo bioindicatore, cioè l’eventuale presenza di lombrichi ed anche di insetti terricoli visibili all’occhio umano. Zero lombrichi è sintomo di un terreno molto povero di sostanza organica e quindi naturalmente poco fertile. Da 1 a 3 lombrichi siamo su un livello minimo, oltre 5-7 siamo già su un buon livello di presenza di vita naturale.
Si osservano anche i vegetali presenti, in particolare le radici delle piante. Un loro sviluppo armonico è sinonimo di condizioni nutrizionali e fisiche eccellenti. Mentre uno sviluppo limitato e contorto deriva da povertà di elementi nutritivi ed una struttura eccessivamente compatta. Oppure che un esercizio errato delle lavorazioni hanno determinato una “suola” di lavorazione, cioè uno strato profondo di terreno compatto che impedisce alle radici di svilupparsi ed all’acqua di penetrare negli strati profondi.
Il tatto: impasto
Importante è anche osservare la composizione fisica terra che si è disgregata. Cioè il rapporto fra terra fine, aggregati di terreno di pochi millimetri e macro aggregati da 1 a più centimetri. Un terreno di medio impasto, cioè in cui le diverse componenti siano ben in equilibrio, presenza una equa distribuzione fra i micro ed i macro aggregati. Se prevalgono i primi vi è rischio di terreno compatti. Viceversa si tratterebbe di terreno troppo permeabili e gassosi.
L’olfatto: note e odori
Importante anche l’uso del naso, cioè saper odorare la terra. Un terreno ben dotato di sostanza organica e con buoni processi di umificazione odora di terriccio e di bosco, segno che vi è una equilibrata presenza di umidità e funghi degradatori della componente organica, a cui seguono numerosi microrganismi. Un sentore di marcio è indice di condizioni di asfissia nel terreno, che marcisce la sostanza organica che perviene al suolo. Un odore di terra minerale senza sfumature erbacee o floreali è indice di carenza e staticità della vitalità del terreno.
Queste sono alcune delle tracce su cui è possibile esplorare il suolo, per imparare ad interpretarlo ed a capire le corrette modalità di cura e di lavorazione. Su questi temi la rete intende stabilire un dialogo fra produttori agricoli e consumatori, per una comune identità dei valori legati alla terra e per dare corpo alla cura del più grande organismo superiore vivente del nostro pianeta, il suolo, in nostro HUMUS.
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Sara Branchini
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