Introdotta in Francia la tassa sull'olio di palma
I deputati francesi hanno approvato la settimana scorsa una tassa supplementare per l'olio di palma, che fa discutere. Con l'aumento della tassazione, prevista nel quadro del disegno di legge francese sulla biodiversità, l'olio di palma avrà la stessa imposta dell'olio d'oliva, cosa che è assolutamente giusta. Si tratta dell'olio vegetale più popolare nell'industria alimentare a causa della sua redditività a basso costo, nonché anche uno degli ingredienti di base della famigerata Nutella.
Da un rapporto esaminato in aule parlamentari francesi emerge che l'olio di palma, l'olio di cocco e i semi di palma siano i meno tassati rispetto ad altri oli. A partire dal 2017 si prevede un costo aggiuntivo di 90 euro per tonnellata, con l'eccezione degli oli di palma sostenibili - il che per inciso farà sì che la Nutella sia esonerata.
I due maggiori produttori, Indonesia e Malesia, stanno contrastando la tassa, che, secondo loro, dovrebbe essere basata sui prezzi, non sulla quantità. Di fronte all'aumento vertiginoso del consumo mondiale negli ultimi venti anni, i paesi produttori hanno aumentato lo spazio dedicato alla coltivazione di palma da olio. La produzione è stata di 61 milioni di tonnellate nel 2015, e dovrebbe continuare a crescere. Secondo il WWF, 12 milioni di ettari di foreste sono stati ricoperti dalle coltivazioni di palme da olio. La conseguenza è che gli alberi non svolgono più la loro funzione di assorbimento di gas ad effetto serra. I problemi sorgono anche per la biodiversità: molte specie animali sono minacciate. Inoltre un altro motivo per non amare l'olio di palma è il rischio che potrebbe rappresentare per la salute. Con il suo 45% di acidi grassi saturi, è causa di problemi cardiovascolari; più o meno come il burro, con la differenza sostanziale che il burro è molto più sostenibile. Cambiare abitudini di consumo, costringendo l'industria alimentare ad adeguarsi, promuovere la salute attraverso una dieta sana è infatti una delle nuove sfide. Per raggiungere questo obiettivo, l'imposta non è necessariamente lo strumento più efficace nè il più equo, come dimostrano i casi del tabacco e delle bevande zuccherate. L'educazione al gusto, ai cibi del territorio e alla salute restano la soluzione più duratura.
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