I ricercatori dell'Università del Nuovo Galles del Sud hanno scoperto che se i livelli atmosferici di biossido di carbonio continueranno ad aumentare, i pesci e altri animali marini sperimenteranno episodi di "intossicazione", o ipercapnia, entro il 2050, ben prima di quanto previsto. Il fenomeno dell'ipercapnia si dovrebbe verificare quando la concentrazione atmosferica di biossido di carbonio supera le 650 parti per milione, che comporta l'intossicazione dei pesci che essenzialmente si perdono in mare, ha affermato la settimana scorsa Ben McNeil del Centro di ricerca sul cambiamento climatico dell'Università. "Il biossido di carbonio colpisce il cervello dei pesci che perdono il senso dell'orientamento e la loro capacità di tornare a casa", ha spiegato in una dichiarazione McNeil. I ricercatori hanno utilizzato un database globale delle concentrazioni di anidride carbonica nell'acqua di mare composto dai dati raccolti negli ultimi 30 anni da una serie di programmi oceanografici volti a rilevare variazioni naturali. "Questo ci ha permesso di prevedere per la prima volta che, se le concentrazioni di biossido di carbonio atmosferico continueranno ad aumentare, entro la fine del secolo in alcune regioni marine queste oscillazioni naturali verranno amplificate fino a 10 volte", ha affermato Tristan Sasse, co-autore dello studio. I risultati mostrano che le creature che vivono nella metà della superficie degli oceani di tutto il mondo sperimenteranno gli effetti dell'ipercapnia, cosa che avrà "enormi ripercussioni per la pesca globale e gli ecosistemi marini in tutto il pianeta", ha spiegato Mc Neil. I conseguenti effetti psicosociali e comportamentali potrebbero avere ampie implicazioni per la ricostituzione della popolazione, la struttura della comunità, la funzione dell'ecosistema marino. "Non è ancora possibile sapere come tutto questo si manifesterà in futuro... ma è un campanello d'allarme per la pesca commerciale che dovrà affrontare quello che si prospetta come un grosso problema", ha affermato McNeil.