Gli adolescenti esposti ai pesticidi presenti in molti alimenti non bio presentano un rischio molto alto di sviluppare problemi nella produzione e nella qualità dello sperma e, di conseguenza, di riscontrare problemi di fertilità: ad affermarlo è una ricerca pubblicata sulla rivista Environmental Health Perspectives.
I ricercatori hanno sottoposto ad analisi i campioni di sperma ed ematici provenienti da 90 uomini di età compresa tra i 22 e i 40 anni abitanti delle Isole Faroe nel Nord Atlantico. Per 40 dei partecipanti sono stati valutati anche campioni di sangue prelevati all'età di 14 anni.
Non è prima volta che la comunità scientifica evidenzia una correlazione tra l'assunzione dei pesticidi di origine alimentare e lo sviluppo di problematiche connesse con l'apparato riproduttivo. Lo scorso marzo un altro lavoro è stato pubblicato sull'Human Reproduction di cui abbiamo parlato nell'articolo uscito con il BAN del 3 aprile.
I pesticidi, a cui gli studiosi hanno imputato la capacità di influenzare la maturazione e la crescita dei testicoli, sono quelli organoclorurati particolarmente affini, e quindi predisposti ad accumularsi, al tessuto adiposo: tra questi rientrano il DDT (diclorodifeniltricloroetano) e la classe dei PCB (policlorobifenil), comunemente utilizzati per controllare il tasso di insetti delle coltivazioni agricole.
Gli abitanti delle Isole Faroe seguono una dieta basata sul consumo di prodotti di derivazione marina, tra cui il grasso e la carne di balena. Ciò significa che la loro esposizione a inquinanti come DDT o derivati PCB è più alta della norma, secondo il parere degli autori.
Il team ha scoperto che i partecipanti, sia a 14 anni che in età adulta, con alti livelli ematici di pesticidi organoclorurati, presentavano un tasso maggiore di spermatozoi con cromosomi anormali e quindi, potenzialmente, un maggior rischio di sviluppare infertilità.
Per rilevare la disomia o le varie anomalie dello sperma, il team si è avvalso di un metodo di imaging sviluppato nel laboratorio di Melissa Perry, autore principale del lavoro, ricercatrice presso il Milken Institute School of Public Health.
Perry ha dichiarato che i loro risultati erano coerenti con quelli di uno studio precedentemente condotto su degli uomini statunintensi appartenenti a coppie con difficoltà nella fecondazione. DDT con tutti i suoi derivati è stato introdotto nel 1940 per la lotta contro le malattie trasmesse dagli insetti come la malaria, ma è stato poi vietato più di 30 anni fa. Nei paesi tropicali, queste sostanze sono ancora impiegate in ambito agricolo. In molti luoghi, però, dove vige il divieto, concentrazioni non trascurabili di DDT sono individuabili nel suolo e nell'acqua.
Gli esperti suggeriscono che bisognerebbe ridurre il consumo di pesce grasso come il salmone e della carne rossa a causa dell'elevata possibilità di accumulo di pesticidi. Perry ha aggiunto che i consumatori dovrebbero scegliere il loro pesce con saggezza e ridurre gli alimenti ricchi di grassi animali.
Come già ribadito nello scorso articolo di BAN, lo sviluppo di un' agricoltura che sia ecologica e naturale insieme ad una collaborazione scientifica che escluda l'uso di pesticidi e diserbanti deve diventare imperativo.
Un' agricoltura ecologica per un mondo più sano non è utopia: esistono, per esempio, già delle aziende agricole in tutta Europa che stanno utilizzando sistemi sostenibili, che preservano e utilizzano con successo le efficaci funzioni degli ecosistemi nelle coltivazioni. La salute dell'ambiente, dei cittadini, e un cibo sano, sono quindi gli obiettivi che dobbiamo realizzare per difendere la vita.
di Miriam Barletta - http://aiab.it
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