BIO 2017
Donne africane, custodi di conoscenza agro-alimentare utile a contrastare il cambiamento climatico
Le donne africane rurali svolgono un ruolo chiave nella tutela della bio-diversità, nella resistenza al cambiamento climatico e nella salvaguardia del diritto al cibo, ma su di loro grava la minaccia espansiva delle pratiche di coltivazione dell' agro-business e delle leggi che monopolizzano le sementi, responsabili del peggioramento del cambiamento climatico. A sancirlo è un nuovo rapportodal titolo Celebrating African Rural Women: Custodians of Seed, Food & Traditional Knowledge for Climate Change Resilience, diffuso lo scorso 25 novembre a Londra che celebra il contributo fondamentale reso dalle donne rurali africane all'umanità tutta e al pianeta Terra nel lavoro di selezione, coltivazione e valorizzazione della diversità sementiera e di protezione della biodiversità. La relazione definisce come la complessità di questa conoscenza si è evoluta attraverso il rapporto intimo instauratosi tra le donne, la terra e le sementi e la loro comprensione delle esigenze nutrizionali e culturali familiari e comunitarie, al centro della sovranità alimentare e dello sviluppo dell'adattabilità degli ecosistemi ai cambiamenti climatici. Come si legge nel sito della Fondazione Gaia, un vasto patrimonio di conoscenze sulle coltivazioni tradizionali, sui cibi selvatici, sulla nutrizione, sulle piante medicinali e sulla biodiversità rischia di essere irrimediabilmente perso in Africa, proprio quando sta diventando sempre più stringente il bisogno di sfruttare questo bagaglio per fare delle scelte più consapevoli e strategiche finalizzate a contrastare i cambiamenti climatici. La diversità colturale è fondamentale per contrastare i cambiamenti climatici e le donne rurali, che sono le più informate riguardo alla coltivazione di questa diversità, risultano fortemente indebolite. Questo rapporto mostra come l'industria agroalimentare sta promuovendo leggi di monopolio delle sementi che criminalizzano i contadini che tentano di salvare, scambiano e vendono i loro semi - una pratica che è da millenni al centro dell'agricoltura locale e della valorizzazione della diversità sementiera. Liz Hosken, Direttore Fondatore della Fondazione Gaia e autore principale della relazione dice: "Oggi in Africa, sono i piccoli agricoltori - in prevalenza donne - a produrre l'80% del cibo su appena il 14,7% della superficie agricola, nonostante le pressioni crescenti. È dai tempi della colonizzazione africana che le donne vengono in maniera ingiusta danneggiate, anche dalle successive ondate di colonizzazione e dalle politiche e pratiche di globalizzazione. Nel luglio di quest'anno, molti governi africani hanno firmato delle leggi sulle sementi che sanciscono l'applicazione del protocollo ARIPO (si legga articolo del BAN di agosto) guidato dalle industrie agro-alimentari...[questo trattato] criminalizza gli agricoltori che salvaguardano, scambiamo e vendono i propri semi. Ricorrendo alle vie legali, poche multinazionali minacciano di controllare l'intero sistema sementiero e la produzione di cibo di tutto il continente, e così facendo, usurpano direttamente e minano la capacità del piccolo agricoltore di far fronte al cambiamento climatico. Questo problema è strettamente collegato al ruolo sacrosanto delle donne, custodi della diversità dei semi, che vengono ulteriormente spinte in primo piano e subiscono la violazione dei loro diritti." Theo Sowa, Chief Executive del Fondo di Sviluppo delle Donne Africane ha aggiunto: "L'agri-cultura è un modo di vivere per gran parte della popolazione rurale africana. Si è evoluta nel corso dei millenni, portando allo sviluppo di vari sistemi culturali del cibo nel continente ed è tuttora fondamentale in tutti gli aspetti della vita locale: in questo processo le donne sono state direttamente coinvolte. Poichè questi sistemi di sostentamento non sono stati e non vengono messi al centro delle moderne economie di mercato, spesso vengono emarginati e talvolta denigrati. Il lavoro decennale con cui gli uomini del posto sono stati indirizzati a promuovere colture reddittizie per i mercati esteri ha ulteriormente messo da parte le donne, che sono diventati sempre più invisibili, nonostante il loro ruolo fondamentale nel soddisfare le diverse esigenze nutrizionali, mediche e culturali della famiglia e della comunità. Di conseguenza, la conoscenza, lo stato sociale e la leadership delle donne sono stati minati sotto tutti i livelli." La professoressa Patricia Howard, botanico presso l'Università di Kent e autore di Donne e Piante: Relazioni di genere (2003) ha dichiarato: "Le donne sono tradizionalmente custodi dell'intero ciclo del seme che prevede diverse fasi (selezione, pulizia, conservazione) finalizzate all'indiduazione dei semi da piantare ogni stagione. Al momento della scelta del seme, [le donne] ricorrono a una vasta gamma di criteri come la resistenza alla siccità, l'alimentazione, il gusto, il tempo di cottura e la conservabilità. Attraverso l'uso continuo e lo scambio di semi sono in grado di garantire sia il migliore potenziale genetico nei loro raccolti per far fronte ai vari stress ambientali, ai parassiti e alle malattie, che la qualità come crescita rapida e resilienza del clima. Poichè l'arrivo e il volume delle piogge in Africa sta diventando sempre più imprevedibile, sono questi semi adattati alle condizioni locali ad avere la resilienza necessaria per garantire che le famiglie possano nutrirsi e continuare a vivere in quest'epoca di grandi cambiamenti climatici." Liz Hosken ha affermato:"Abbiamo bisogno di sviluppare iniziative, programmi e politiche in grado di ri-nobilitare sia le conoscenze tradizionali di cui le donne rurali africane dono depositarie che il loro ruolo di leadership che detengono nella famiglia e nell'intera comunità. Il recupero e la valorizzazione della diversità sementiera insieme alla conoscenza tradizionale delle donne e al loro ruolo favoriscono la rigenerazione della coesione della comunità e dei sistemi alimentari ecologicamente sostenibili, alla base della resilienza al cambiamento climatico, del nutrimento del pianeta e delll'abbassamento delle temperature terrestri."
www.aiab.it
Le donne africane rurali svolgono un ruolo chiave nella tutela della bio-diversità, nella resistenza al cambiamento climatico e nella salvaguardia del diritto al cibo, ma su di loro grava la minaccia espansiva delle pratiche di coltivazione dell' agro-business e delle leggi che monopolizzano le sementi, responsabili del peggioramento del cambiamento climatico. A sancirlo è un nuovo rapportodal titolo Celebrating African Rural Women: Custodians of Seed, Food & Traditional Knowledge for Climate Change Resilience, diffuso lo scorso 25 novembre a Londra che celebra il contributo fondamentale reso dalle donne rurali africane all'umanità tutta e al pianeta Terra nel lavoro di selezione, coltivazione e valorizzazione della diversità sementiera e di protezione della biodiversità. La relazione definisce come la complessità di questa conoscenza si è evoluta attraverso il rapporto intimo instauratosi tra le donne, la terra e le sementi e la loro comprensione delle esigenze nutrizionali e culturali familiari e comunitarie, al centro della sovranità alimentare e dello sviluppo dell'adattabilità degli ecosistemi ai cambiamenti climatici. Come si legge nel sito della Fondazione Gaia, un vasto patrimonio di conoscenze sulle coltivazioni tradizionali, sui cibi selvatici, sulla nutrizione, sulle piante medicinali e sulla biodiversità rischia di essere irrimediabilmente perso in Africa, proprio quando sta diventando sempre più stringente il bisogno di sfruttare questo bagaglio per fare delle scelte più consapevoli e strategiche finalizzate a contrastare i cambiamenti climatici. La diversità colturale è fondamentale per contrastare i cambiamenti climatici e le donne rurali, che sono le più informate riguardo alla coltivazione di questa diversità, risultano fortemente indebolite. Questo rapporto mostra come l'industria agroalimentare sta promuovendo leggi di monopolio delle sementi che criminalizzano i contadini che tentano di salvare, scambiano e vendono i loro semi - una pratica che è da millenni al centro dell'agricoltura locale e della valorizzazione della diversità sementiera. Liz Hosken, Direttore Fondatore della Fondazione Gaia e autore principale della relazione dice: "Oggi in Africa, sono i piccoli agricoltori - in prevalenza donne - a produrre l'80% del cibo su appena il 14,7% della superficie agricola, nonostante le pressioni crescenti. È dai tempi della colonizzazione africana che le donne vengono in maniera ingiusta danneggiate, anche dalle successive ondate di colonizzazione e dalle politiche e pratiche di globalizzazione. Nel luglio di quest'anno, molti governi africani hanno firmato delle leggi sulle sementi che sanciscono l'applicazione del protocollo ARIPO (si legga articolo del BAN di agosto) guidato dalle industrie agro-alimentari...[questo trattato] criminalizza gli agricoltori che salvaguardano, scambiamo e vendono i propri semi. Ricorrendo alle vie legali, poche multinazionali minacciano di controllare l'intero sistema sementiero e la produzione di cibo di tutto il continente, e così facendo, usurpano direttamente e minano la capacità del piccolo agricoltore di far fronte al cambiamento climatico. Questo problema è strettamente collegato al ruolo sacrosanto delle donne, custodi della diversità dei semi, che vengono ulteriormente spinte in primo piano e subiscono la violazione dei loro diritti." Theo Sowa, Chief Executive del Fondo di Sviluppo delle Donne Africane ha aggiunto: "L'agri-cultura è un modo di vivere per gran parte della popolazione rurale africana. Si è evoluta nel corso dei millenni, portando allo sviluppo di vari sistemi culturali del cibo nel continente ed è tuttora fondamentale in tutti gli aspetti della vita locale: in questo processo le donne sono state direttamente coinvolte. Poichè questi sistemi di sostentamento non sono stati e non vengono messi al centro delle moderne economie di mercato, spesso vengono emarginati e talvolta denigrati. Il lavoro decennale con cui gli uomini del posto sono stati indirizzati a promuovere colture reddittizie per i mercati esteri ha ulteriormente messo da parte le donne, che sono diventati sempre più invisibili, nonostante il loro ruolo fondamentale nel soddisfare le diverse esigenze nutrizionali, mediche e culturali della famiglia e della comunità. Di conseguenza, la conoscenza, lo stato sociale e la leadership delle donne sono stati minati sotto tutti i livelli." La professoressa Patricia Howard, botanico presso l'Università di Kent e autore di Donne e Piante: Relazioni di genere (2003) ha dichiarato: "Le donne sono tradizionalmente custodi dell'intero ciclo del seme che prevede diverse fasi (selezione, pulizia, conservazione) finalizzate all'indiduazione dei semi da piantare ogni stagione. Al momento della scelta del seme, [le donne] ricorrono a una vasta gamma di criteri come la resistenza alla siccità, l'alimentazione, il gusto, il tempo di cottura e la conservabilità. Attraverso l'uso continuo e lo scambio di semi sono in grado di garantire sia il migliore potenziale genetico nei loro raccolti per far fronte ai vari stress ambientali, ai parassiti e alle malattie, che la qualità come crescita rapida e resilienza del clima. Poichè l'arrivo e il volume delle piogge in Africa sta diventando sempre più imprevedibile, sono questi semi adattati alle condizioni locali ad avere la resilienza necessaria per garantire che le famiglie possano nutrirsi e continuare a vivere in quest'epoca di grandi cambiamenti climatici." Liz Hosken ha affermato:"Abbiamo bisogno di sviluppare iniziative, programmi e politiche in grado di ri-nobilitare sia le conoscenze tradizionali di cui le donne rurali africane dono depositarie che il loro ruolo di leadership che detengono nella famiglia e nell'intera comunità. Il recupero e la valorizzazione della diversità sementiera insieme alla conoscenza tradizionale delle donne e al loro ruolo favoriscono la rigenerazione della coesione della comunità e dei sistemi alimentari ecologicamente sostenibili, alla base della resilienza al cambiamento climatico, del nutrimento del pianeta e delll'abbassamento delle temperature terrestri."
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