In Italia migliorano tutti gli indici sull’impatto ambientale: CO2 a -25%, pesticidi -27% ed erbicidi -31%. Produzione di energia green +690% e superfici bio +56%. Agricoltori in prima linea per migliorare ancora.
L’agricoltura pesa appena il 6% sul totale delle emissioni prodotte che si riversano sull’ambiente. In Italia il trend degli ultimi 20 anni sulla sostenibilità del settore è più che positivo: crescono le colture green e le energie rinnovabili; diminuisce drasticamente l’uso di chimica impattante; aumenta la manutenzione del verde realizzata dagli agricoltori, che vale 2,4 miliardi di euro l’anno. Questi alcuni dati dello studio presentato da Cia-Agricoltori Italiani in occasione della sua VII Assemblea elettiva, a Roma presso l’Auditorium della Tecnica.
Un lavoro che parte dall’attenta rielaborazione degli ultimi documenti ufficiali della FAO, rafforzando la tesi lanciata da Cia nella propria iniziativa congressuale: “Agricoltura, innovare per un futuro sostenibile”. Troppo spesso -sottolinea l’organizzazione- intorno all’agricoltura circolano messaggi fuorvianti e non suffragati dai dati, come l’idea che il settore inquini e consumi troppe risorse. Al contrario, in Italia migliorano tutti gli indici sull’impatto ambientale: -25% emissioni di CO2, -27% di pesticidi, -31% di erbicidi e -28% di fungicidi. In più, crescono sia la produzione di energia green (+690%) che le superfici biologiche (+56%).
Si registra anche una riduzione dell’uso di acqua, grazie al miglioramento delle tecniche di irrigazione, che puntano sulla precisione, per esempio con il passaggio dall’impianto a pioggia con quello a goccia. In questa direzione vanno i progetti che Cia ha avviato con un gigante mondiale delle tecnologie e delle telecomunicazioni, che puntano proprio al risparmio idrico. A oggi, il consumo rimane però consistente, la risorsa acqua resta indispensabile per coltivare quei prodotti agroalimentari di qualità che, solo nell’ultimo anno, hanno fruttato 41 miliardi di euro sui mercati stranieri.
Numeri alla mano -evidenzia Cia-Agricoltori Italiani- in tema di sostenibilità il confronto con gli altri settori è impietoso: trasporti, processi industriali e manifatturiero pesano per il 63% sul totale delle emissioni di CO2.
Il progetto di lungo respiro di Cia non nasconde che il processo virtuoso avviato dal settore primario abbia ancora ampi margini di perfettibilità: ricerca, automazione e graduale diminuzione dell’uso di energie tradizionali non rinnovabili.
Se migliora la sostenibilità ambientale, però, le imprese agricole italiane faticano ancora sul fronte della sostenibilità economica. Una situazione che ha cause ben precise: poche risorse destinate a ricerca e sviluppo, burocrazia elefantiaca e alti costi di produzione. In più mancano strumenti strutturali, ormai indispensabili, come quelli relativi alla gestione del rischio in agricoltura con gli imprenditori esposti sempre più spesso a lunghi periodi di maltempo e siccità senza alcun “ombrello” assicurativo e con il moltiplicarsi di eventi metereologici estremi per effetto dei cambiamenti climatici. Rimangono senza soluzione anche le questioni legate al governo della fauna selvatica e al funzionamento di Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura dove continuano disservizi e anomalie. La politica nazionale, insomma, resta ancora poco attenta al settore, salvo attestarsi, di volta in volta, i meriti e i successi del Made in Italy agroalimentare nel mondo, che nascono piuttosto dai sacrifici e dalle intuizioni degli imprenditori agricoli. L’unica nota positiva arriva dall’incremento annuo del reddito agricolo che nel 2017 cresce, seppur di un modesto 2%, dopo tanti anni caratterizzati dal segno meno.
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