Ogni giorno consumiamo 10 grammi di sale, cioè il doppio rispetto a quanto raccomandato. Ecco quali sono i rischi
Occhio al sale nascosto! Con questo monito si apre la Settimana Mondiale per la Riduzione del Consumo di Sale, promossa da WASH (World Action on Salt & Health) e sostenuta in Italia dalla Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) e dal suo Gruppo di Lavoro Meno Sale Più Salute.
«L’obiettivo generale della campagna è sensibilizzare i consumatori sul problema dell’abuso di sale» spiega Pasquale Strazzullo, Presidente SINU e Professore ordinario di Medicina Interna all’Università Federico II di Napoli (puoi chiedergli un consulto qui). «Quest’anno l’attenzione è rivolta al sale nascosto, che si annida anche nei prodotti più insospettabili, come ad esempio il pane, che consumiamo in quantità abbondanti senza sapere cosa contiene».
Se pensate, infatti, che il problema sia circoscritto al quantitativo di sale che aggiungiamo prima o dopo la cottura degli alimenti per insaporirli, vi sbagliate di grosso: al di là degli sforzi di non portare la saliera in tavola e di non eccedere con i “pizzichi” (che spesso però sono vere e proprie manciate), il 75% del consumo di sale proviene dai prodotti confezionati che acquistiamo.
«Mediamente il consumo di sale pro-capite è stimato pari a circa 10 grammi giornalieri, cioè il doppio del valore massimo raccomandato da tutte le organizzazioni mondiali della sanità. Non bisognerebbe, infatti, superare i 5 grammi al giorno» sostiene lo specialista. «Non solo: in questa quantità consigliata dai medici sono già compresi i 3 o 4 grammi che si celano nei cibi che compriamo al supermercato, quindi non basta usare poco sale in cucina. Bisogna leggere con attenzione le etichette». E’ importante distinguere il contenuto di sodio da quello di “cloruro di sodio” che è il sale da cucina. In etichetta si possono trovare entrambe le diciture: ecco uno schema che può esservi d’aiuto nel calcolare quanto sale c’è nel prodotto che state comprando, dai biscotti ai minestroni pronti ai cracker.
E’ meglio scegliere il sale iodato perché in alcune zone sussiste ancora oggi una carenza di iodio nell’alimentazione (per saperne di più sul ruolo del sale iodato, leggi qui). Ma attenzione: dal punto di vista dei rischi per la salute derivanti da un consumo eccessivo, sale iodato e sale non iodato si equivalgono.
Ma quali sono gli alimenti più ricchi di sale, da consumare con moderazione? «Sono in genere quelli trasformati, come il pane, i cereali, i salumi e i formaggi» spiega Strazzullo. «È necessario prestare particolare attenzione quando si pranza fuori casa per motivi lavorativi perché spesso si incappa in piatti industriali, sughi già pronti e cibi in scatola che sono estremamente salati anche se questo non sempre è percepito dal nostro palato».
ASA Press / Le notizie di oggi