Dopo tre anni di ricerche, si sono conclusi i lavori del progetto SPICED sulla sicurezza della filiera delle spezie e delle erbe aromatiche e sui rischi di contaminazioni biologiche e chimiche intenzionali, accidentali e naturali. L’Unione europea è uno dei maggiori mercati mondiali di spezie ed erbe aromatiche, per la maggior parte importate da paesi non europei sotto forma di erbe essiccate. Le spezie sono particolarmente esposte a rischi di contaminazioni microbiologiche e chimiche, difficili da identificare. L’attenzione di esperti e consumatori si concentra infatti sui principali ingredienti degli alimenti, sottovalutando i potenziali rischi dovuti a erbe aromatiche e spezie aggiunte in molti piatti europei dopo la cottura e, quindi, possibile causa di molte infezioni e intossicazioni alimentari.
Per questo, i ricercatori del progetto SPICED si sono concentrati sulle specie più sensibili alla contaminazione, come il pepe, la paprika, la noce moscata, la vaniglia, il prezzemolo, l’origano e il basilico, sviluppando nuovi metodi analitici e migliorando quelli esistenti. L’obiettivo è di rilevare e prevenire contaminazioni intenzionali (come Salmonella e E. Coli) dovute all’utilizzo di coloranti non autorizzati, accidentali e naturali. In particolare, sono stati sviluppati nuovi metodi di analisi spettrometrica e spettroscopica, per rilevare adulterazioni di erbe e spezie nei cosiddetti test di autenticità. Il progetto SPICED, finanziato dall’Unione europea, è stato condotto dall’Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio (BfR), insieme ad altri dieci enti di sette paesi europei e si pone come obiettivo la consapevolezza dei possibili rischi per la salute derivanti da erbe e spezie contaminate. Il BfR e i partner hanno realizzato una mostra itinerante rivolta alle famiglie con bambini.
(Beniamino Bonardi - www.ilfattoalimentare.it)
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