QUALITA'
Frodi dei prodotti DOP, IGP e STG

Mancano i controlli nelle fasi più a rischio: porzionatura, riconfezionamento ed etichettatura

La Commissione europea ha di recente pubblicato il rapporto relativo ai controlli eseguiti sui prodotti DOP, IGP e STG, nel periodo 2012-2014, in otto Paesi aderenti (Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Italia, Olanda, Slovenia, Repubblica Slovacca, Regno Unito).

Il regolamento (CE) n. 1151/2012 ha attribuito agli Stati membri la responsabilità primaria in ordine ai controlli pubblici ufficiali, nell’intero corso delle filiere, “from the farm to the fork”, dei prodotti agroalimentari tutelati come DOP, IGP e STG. Le amministrazioni nazionali dovrebbero pianificare tali controlli, in ottica di prevenzione delle frodi, al pari di quelli sulla sicurezza alimentare. Così almeno viene prescritto dal regolamento, ignorato dai governi nazionali, accettato dalla Commissione.

Le carenze più gravi si riscontrano proprio nella distribuzione finale ai consumatori  che diventano così vittime di frequenti frodi. La maggior parte degli Stati membri effettua i controlli prima che i prodotti siano immessi in commercio, senza indagare su porzionatura, riconfezionamento ed etichettatura.

Si perdono di vista i fondamenti della rintracciabilità, a partire dalla produzione agricola primaria. Al punto che sono solo due gli Stati membri ad aver previsto di estendere i controlli ai bilanci di massa, vale a dire al confronto tra quanto acquistato (es. x ton. di Parmigiano Reggiano) e quanto venduto (es. xx ton. di Parmesan).

L’Italia è il solo Paese a disporre di efficaci criteri per effettuare i controlli, e di appositi “database” con registri ed esiti dei controlli effettuati. I valori e i numeri della produzione italiana ben spiegano tale impegno. Ma il sistema non tiene forse anche a causa del comportamento troppo superficiale delle autorità che dovrebbero ostacolare tali fenomeni. (Dario Dongo - www.ilfattoalimentare.it)



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