La norma che elimina l’obbligo di indicare la scadenza dell’olio sulla bottiglia è l’ultima novità introdotta dall’Unione Europea. Subito critica la Coldiretti che denuncia i rischi sulla qualità e sulla salute dei consumatori.
“Ci mancava solo questa. Addio alla scadenza. Compromessa la garanzia di qualità e sicurezza. Togliere la data di scadenza dell’olio di oliva per favorire lo smaltimento delle vecchie scorte a danno dei consumatori è un errore che mette a rischio la qualità dell’offerta in Italia”. Sono queste le parole con cui Tullio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana, commenta l’esito della votazione tenutasi ieri presso la Commissione politiche dell’Unione Europea del Senato, che ha approvato la Legge Europea 2015. Il provvedimento che recepisce, tra le altre, la Direttiva dell’Unione Europea sulla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori è destinato a modificare l’articolo 7 della legge n.9 del 2013 nella parte in cui prevede un termine minimo di conservazione non superiore ai diciotto mesi per l’olio d’oliva. “Di fatto è stata approvata una norma che favorisce lo smaltimento di olio vecchio e – aggiunge il presidente di Coldiretti Toscana – fa invece venir meno una importante misura di salvaguardia per il consumatore, poiché numerosi studi hanno dimostrato che con il tempo l’olio di oliva modifica le proprie caratteristiche. Con l’invecchiamento l’olio comincia a perdere progressivamente tutte quelle qualità organolettiche che lo caratterizzano (polifenoli, antiossidanti, vitamine) e che lo rendono un alimento prezioso per la salute in quanto rallentano i processi degenerativi dell’organismo “. Le novità in arrivo dall’Unione Europea quindi vanno esattamente nella direzione opposta a quella che, secondo Marcelli, sarebbe la strada da seguire in materia: “al contrario sarebbe importante introdurre anche l’obbligo dell’indicazione in etichetta dell’annata della raccolta”.
Non solo addio all’obbligo della scadenza, il disegno di legge europea 2015 abroga anche le norme che prevedono che l’indicazione dell’origine delle miscele di oli di oliva deve essere stampata con diversa e più evidente rilevanza cromatica sulla confezione rispetto a tutte le altre indicazioni riportare. “Un danno per i consumatori ed i produttori: gli olii importati vengono spesso miscelati con quelli nazionali per acquisire, sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri. Il recente via libera finale all’accordo che comprende anche la quota aggiuntiva per l’importazione senza dazi nella Unione Europea di 35.000 tonnellate in più l’anno di olio d’oliva tunisino è – analizza Antonio De Concilio, Direttore Coldiretti Toscana – una scelta sbagliata che non aiuta i produttori tunisini, danneggia quelli toscani ed italiani ed aumenta il rischio delle frodi a danno dei consumatori.”
Un’ennesima discutibile novità che arriva da Bruxelles e che riguarda in maniera diretta la Toscana, la quale è tra i principali produttori di olio d’oliva italiano ed il primo esportatore con quasi 700milioni di euro in valore, oltre ad essere anche la regione simbolo dell’extravergine a livello mondiale con ben cinque denominazioni, 4 Dop (Chianti, Seggiano, Lucca e Terre di Siena) e 1 Igp (Toscano).
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