Il presidente della Cia Dino Scanavino in occasione della terza Giornata nazionale di prevenzione dello spreco (5 febbraio) : gli anni di crisi hanno ridotto gli sperperi del 30%, ma non basta. La legge "ad hoc" adottata in Francia sia da apripista, bisogna continuare a lavorare sullo sviluppo di programmi di prevenzione dei rifiuti, sostenendo tutte le iniziative pubbliche e private per il riciclo e la donazione dei prodotti alimentari invenduti.
C'è ancora molto da fare sul fronte dello spreco alimentare. In Italia finiscono nella pattumiera 5 milioni circa di tonnellate di prodotti commestibili ogni anno: nonostante la lunga crisi ha ridotto di netto le cifre degli sprechi (-30% in media dal 2008), le famiglie italiane buttano tuttora tra i rifiuti oltre 6 euro a settimana di alimenti ancora consumabili. Uno scandalo dal punto di vista economico ed etico, se si pensa che nel Paese ci sono oltre 4 milioni di indigenti e che solo a Milano, Roma e Napoli associazioni e onlus servono ormai oltre 2 milioni di pasti gratuiti ogni anno nelle mense. Lo afferma la Cia-Agricoltori Italiani in occasione della III Giornata nazionale di prevenzione dello spreco, che si celebra oggi.
La Francia, proprio ieri, si è ufficialmente dotata della sua legge contro lo spreco alimentare, con un provvedimento che obbliga sostanzialmente le grandi catene della Gdo a donare agli enti assistenziali, attraverso la rete del volontariato, tutti i prodotti in scadenza o invenduti altrimenti destinati alla spazzatura -ricorda la Cia-. Un progetto che può fare da apripista in Europa e in Italia.
"C'è bisogno, infatti, di maggiore consapevolezza da parte di tutti -ha sottolineato il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino- continuando a lavorare seriamente sullo sviluppo e l'implementazione di programmi di prevenzione dei rifiuti e sostenendo tutte le iniziative pubbliche e private per il riciclo e la donazione dei prodotti alimentari invenduti e contro lo spreco".
D'altra parte, ha aggiunto Scanavino, "le cifre ancora alte degli sprechi alimentari non sono solo una vergogna da un punto di vista socio-economico, ma anche da quello ambientale: basti pensare, infatti, che una sola tonnellata di rifiuti organici genera 4,2 tonnellate di Co2". (www.cia.it)
ASA Press / Le notizie di oggi