ENTI E MINISTERI
Riso, frutta, pomodori: nel futuro c’è la filiera di prodotto

Nel mese di marzo, per la precisione il 17, a Roma Coldiretti ha avanzato la proposta ufficiale di una Filiera di prodotto con la collaborazione operativa dell’Airi (Associazione industre risiere italiane). Le News Coldiretti hanno precisato che il progetto è stato illustrato a Roma, a Palazzo Rospigliosi, presenti Andrea Olivero vice ministro delle politiche agricole, Roberto Moncalvo presidente Coldiretti, Mario Francese presidente Airi, Mario Tonello vice presidente Coldiretti, Roberto Formigoni e Luca Sani delle Commissioni Agricoltura del Senato e della Camera. In una nota dedicata all’avvenimento, Coldiretti ha commentato: “il riso italiano, per le sue peculiarità qualitative e le potenzialità economiche gioca un ruolo strategico in Europa dove però questa opportunità è ostacolata da alcune emergenze che potranno essere superate solo se gli attori si attiveranno tempestivamente e univocamente”. Il riferimento è anche alle massicce importazioni senza dazio dai Paesi cosiddetti PMA. Sia l’Ente Risi che il suo commissario Paolo Carrà e il suo direttore generale Roberto Magnaghi, in recenti argomentazioni hanno annotato che nel settembre 2014 dai PMA erano arrivate in Europa senza dazio Ue e con dubbia qualità 107.858 tonnellate di riso che un anno dopo erano diventate 151.326 tonnellate. E a Roma, nel summit Airi/Coldiretti, Mario Francese aveva evidenziato a Formigoni e Sani che un riequilibrio del comparto si ottiene con norme riguardanti la Filiera del prodotto riso.

Da Expo a Palazzo Rospigliosi

Per la cronaca: l’incontro a Palazzo Rospigliosi, rispetto alle Filiere di prodotto riso è ormai di routine. Infatti, nei primi anni Duemila, direttore Coldiretti di Vercelli Domenico Pautasso, aveva preso forma una diversa Filiera di prodotto per il riso che era diventata reale con la costituzione della Cooperativa agricola Fir presieduta da Mauro Tonello. Il 30 ottobre 2015 – così ricordano le News Coldiretti – verso a fine di Expo 2015 Mauro Tonello e Mario Preve ( ai vertici della Riso Gallo di Robbio Lomellina e, allora, presidente dell’Airi) sottoscrissero un accordo triennale per le varietà italiane Arborio e Carnaroli nell’ambito della Filiera di prodotto. Lo schema dell’accordo, con liquidazioni concordate a favore dei produttori, è anche diventano un riferimento per una filiera di prodotto più articolata, di cui si è parlato a Palazzo Rospigliosi e che potrebbe aprire il futuro per l’alleanza tra produttori di riso e industria di lavorazione. L’atteggiamento dell’Airi, di Mario Preve e di Mario Francese appare diverso rispetto a quello delle industrie del latte, al quale è attribuita l’ultima crisi in corso, anche dovuta alla mancanza di una filiera vera e propria nonché alla abolizione delle “quote latte” comunitarie. Come è risaputo, i produttori italiani debbono affrontare l’aumento di prodotto di latte da altri Paesi UE e che potrebbe essere superato grazie ad accordi di filiera come negli ultimi anni è accaduto in Piemonte. I produttori, di fronte al mancato rispetto degli originari contratti, hanno gettato il latte nelle concimaie. In questa guerra del latte, un esempio tra i tanti di cui si debbono assumere la responsabilità i conduttori di popolari trasmissioni televisione: secondo gli ospiti in trasmissione, che talvolta parlano a vanvera, la caseina nel latte, quindi anche nei formaggi, potrebbe a lungo andare causare malattie neoplastiche. Per la scienza una tale bufala non ha fondamento che anche sarebbe controllabile attraverso una strategia attuata dalle Filiere di prodotto.


Priorità assoluta

L’ultimo appello in ordine di tempo a favore delle Filiere agroalimentari di prodotto è venuto da Delia Revelli, contemporaneamente presidente regionale (Torino) e provinciale (Cuneo) di Coldiretti. Asserendo che costruire le filiere agroalimentari è una priorità assoluta, Delia Revelli ha documentato le sue asserzioni: senza la regolamentazione armonica, magari per mezzo delle norme delle Filiere, il prezzo dei pomodori è calato del 60%, del 30% del grano, del 21% delle arance non compensando più il lavoro dei produttori. E questo, come ha anche evidenziato l’Ismea, Istituto di Economia Agraria, non è andato a vantaggio dei consumatori che, a febbraio, si sono ritrovati a sopportare una crescita dei prezzi per i prodotti freschi dello 0,6% e dello 0,3% per i prodotti trasformati. La situazione, sempre secondo Coldiretti, è stata aggravata: senza Filiere di prodotto articolate ed efficienti, fin dal 2005 previste dalla UE, non è attuabile la strategia totale delle etichettature. L’ineluttabilità delle Filiere è anche indicata dai maggiori economisti i quali ammoniscono: nei prossimi 40 anni, cioè nel 2055, la domanda di prodotti agricoli aumenterà del 70% circa, per cui le Filiere di prodotto diventeranno essenziali, allo scopo di correggere speculazioni e illegalità. Ma uno dei maggiori ostacoli è, al momento, costituito dalla grande distribuzione, con un monopolio al 90% in Gran Bretagna, al 58% in Germania, al 55% in Francia e Spagna. In Italia siamo al 33% che, tuttavia, potrebbe dilatarsi a dismisura senza efficienti e tempestive Filiere di prodotto.

(Enrico Villa - www.agromagazine.it)


 



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