ENTI E MINISTERI
Ecco cosa prevede la legge antisprechi

Dopo l`esempio della Francia, anche l'Italia ha una legge per combattere lo spreco di cibo, favorire l'uso consapevole delle risorse e il recupero di prodotti ancora utilizzabili Tweet Martina: la legge contro gli sprechi alimentari è "una delle eredità dirette di Expo Milano 2015" Legge antisprechi, ok della Camera Roma, lo Street Food Truck occasione per parlare di spreco alimentare 18 marzo 2016 La Camera ha approvato la legge antisprechi nel settore alimentare dal titolo "Norme per la limitazione degli sprechi, l'uso consapevole delle risorse e la sostenibilità ambientale", un testo unificato che ha visto ben 276 voti a favore, 106 astenuti e zero voti contrari. Attualmente nel mondo ci sono 795 milioni di persone che soffrono la fame mentre 2,1 miliardi di persone sono sovrappeso o obese. Se gli sprechi alimentari fossero rappresentati da un Paese, questo sarebbe il terzo principale produttore di anidride carbonica, dopo Stati Uniti e Cina.


Gli obiettivi

Ridurre gli sprechi per ciascuna delle fasi di produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione di prodotti alimentari, farmaceutici e favorire il recupero e la donazione di tutte le eccedenze a fini di solidarietà sociale è il principale obiettivo della legge insieme alla promozione del riuso e del riciclo. Scopi che la legge raggiunge agevolando anche con nuove risorse e semplificando il sistema che ha come principali protagonisti Onlus, grande distribuzione, organizzazioni agricole, imprese.


Recuperare le eccedenze alimentari

L'idea di fondo è che le eccedenze alimentari (per esempio gli alimenti invenduti per carenza di domanda o ritirati dalla vendita perché rimanenze di attività promozionali) e gli alimenti recuperati (prodotti alimentari scartati dalla catena agroalimentare per motivi commerciali o estetici o perché prossimi alla data di scadenza, nel rispetto rigoroso delle misure di conservazione) non sono rifiuti, ma cibo "buono" che può essere utilizzato per chi ne ha bisogno. Le norme favoriscono anche il recupero e la "donazione" dei prodotti farmaceutici (sempre nel rigoroso rispetto delle misure di conservazione e validita') e la ricerca sul confezionamento dei prodotti alimentari per limitare gli sprechi e ridurre le eccedenze e i rifiuti.


Obbligo di destinare le eccedenze agli indigenti

Gli operatori del settore alimentare possono cedere gratuitamente le eccedenze alimentari a soggetti cessionari; questi ritirano direttamente le eccedenze, o incaricano un altro soggetto cessionario. Il testo poi obbliga le organizzazioni a destinare il surplus alimentare a favore di persone indigenti. Altra disposizione importante è quella che prevede la possibilità di cedere le eccedenze alimentari anche oltre il termine minimo di conservazione, purché siano garantite l'integrità dell'imballaggio primario e le idonee condizioni di conservazione; inoltre, gli alimenti prodotti della panificazione invenduti o eccedenti, che non hanno bisogno di essere conservati in frigo, possono essere ceduti entro le 24 ore successive alla produzione anche da parte di supermercati, hotel o ristoranti. Ovviamente spetta alle organizzazioni che ritirano il cibo rispettare le corrette regole di conservazione che garantiscono igiene e sicurezza, e devono inoltre selezionarli per assicurarsi che arrivino agli indigenti in condizioni idonee al consumo.


Non solo onlus

Per quanto riguarda i soggetti che possono ritirare e distribuire le eccedenze, la legge aggiunge alle onlus anche tutti gli enti privati non profit che promuovono e realizzano attività d'interesse generale anche mediante la produzione e lo scambio di beni e servizi di utilità sociale nonché attraverso forme di mutualità. Sempre per quanto riguarda lo spreco di cibo, via libera anche in Italia alla doggy bag, il contenitore di cui i ristoranti potranno dotarsi per permettere al cliente di portare via quanto non consumato.


Sgravi fiscali

Sul versante economico, il testo stanzia risorse specifiche (3 milioni di euro per il 2016, e almeno altri 2 milioni per il 2017 e il 2018, articoli 10 e 11) e insiste sugli incentivi e sulla semplificazione burocratica. Per esempio, chi dona (inclusi i soggetti della grande distribuzione) non solo potrà fare una dichiarazione consuntiva a fine mese - attualmente va fatta 5 giorni prima della cessione - ma avrà agevolazioni fiscali e potrà ottenere uno sconto sulla tassa dei rifiuti proporzionale alla quantità di cibo donato (articoli 14 e 16). Per un quantitativo donato inferiore ai 15mila euro è poi possibile non effettuare dichiarazioni. La legge amplia anche le categorie dei prodotti che possono essere cedute agli indigenti, includendo anche i prodotti farmaceutici. Le associazioni di volontariato potranno anche recuperare i prodotti che rimangono a terra durante la raccolta, sempre a sostegno degli indigenti. È prevista inoltre la possibilità (articolo 6) di distribuire beni alimentari confiscati che oggi esiste già ma è a discrezione dei magistrati.


I fondi stanziati

Il provvedimento rifinanzia con 2 milioni di euro il Fondo già esistente per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti (che opera da un paio di anni, con risorse inferiori, mettendo insieme grande distribuzione, industria, enti caritativi e organizzazioni agricole) e istituisce presso il Ministero dell'agricoltura un nuovo Fondo con dotazione di 3 milioni di euro dal 2016 al 2018 (un milione per ogni anno) per finanziare progetti innovativi sulla riduzione degli sprechi, con particolare attenzione alla produzione di imballaggi riutilizzabili o riciclabili (il cosiddetto packaging intelligente antispreco articolo 10). Un altro milione di euro all'anno a partire dal 2017 viene destinato al Fondo del Ministero dell'ambiente sulla riduzione dei rifiuti alimentari.

(www.rainews.it)



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