L'agroalimentare è un settore fondamentale per l'economia dei Paesi dell'Unione. Basti pensare che beni ortofrutticoli, vino, olio di oliva e alimenti trasformati in generale rappresentano il 70% del valore delle esportazioni agroalimentari dell'UE. Questa considerazione è stata alla base di uno studio della Commissione europea sull'impatto dei futuri accordi commerciali dell'Unione sul settore agricolo. Le esportazioni dell'UE di prodotti agricoli di base sostengono l'occupazione di 1,4 milioni di persone e altri 650 mila posti di lavoro nella filiera della trasformazione dipendono anch'essi dalla capacità di esportazione. Solo in Italia, nel 2015, l'agroalimentare ha creato valore aggiunto per circa 33,1 miliardi di euro: il 2,3% del valore aggiunto nazionale e il 5,6% in più rispetto all'anno precedente.
I risultati dell'analisi condotta sono stati presentati il 15 novembre. I dati raccolti hanno permesso di fare delle previsioni riguardano quali potrebbero essere gli effetti cumulativi di 12 diversi accordi commerciali futuri sul settore agroalimentare. Nello specifico, il focus verte sulle conseguenze e le opportunità legate alla liberalizzazione reciproca dei dazi all'importazione tra l'Unione europea e i partner commerciali. Dal lavoro sono emerse le potenzialità d'espansione dei prodotti agricoli europei sul mercato mondiale e le criticità legate alla sensibilità propria di alcuni determinati settori agricoli. In particolare lo studio sottolinea grandi opportunità per i settori UE dei prodotti lattiero-caseari e delle carni suine.
Il quadro generale quindi, come ricordato dal Vicepresidente Jyrki Katainen, è sostanzialmente positivo. D'altro canto, il caso dell'accordo bilaterale con la Corea del Sud dimostra come l'Europa abbia molto da guadagnare dagli accordi commerciali internazionali. Tuttavia Katainen ha anche ricordato la necessità di non dimenticare i settori vulnerabili dei diversi Paesi membri come quelli impegnati nella produzione di carni bovine e riso. In questi casi, quindi, potrebbe essere necessario intervenire per proteggerli con misure quali, ad esempio, contingenti tariffari. Un esempio di questi interventi a tutela degli interessi europei si riscontra nella disciplina delle carni bovine inserita nel CETA e nelle restrizioni sul riso oggetto di trattativa nel contesto dell'accordo col Vietnam.
Il bisogno di rafforzare il ruolo degli agricoltori è emerso anche dalla relazione presentata al Commissario europeo per l'Agricoltura e lo sviluppo rurale Phil Hogan. Questo studio, frutto del lavoro di un anno, è stato condotto dalla Task force "mercati agricoli" guidata dall'ex ministro olandese Veerman. Creata nel gennaio 2016, la task force ha esaminato una serie di questioni su cui sarà imperniato il dibattito sulla politica agricola comune dal 2020 in poi ponendo l'accento anche sull'importanza della ricerca e dell'innovazione e della necessità di attrarre nuovi giovani agricoltori, per far fronte alle sfide future. Per l'agroalimentare, infatti, passano le radici, e quindi il futuro, dell'Unione.
Marco Nicola Binetti e Francesco Laera
COMM-REP-MIL@ec.europa.eu
ASA Press / Le notizie di oggi