FATTI E PERSONE
Agricoltura: più giovani nei campi, il calo dei prezzi fa paura

Il settore ha chiuso il 2015 in crescendo sia in termini di valore aggiunto (+3,8%) che occupazionali, con un significativo aumento dei lavoratori under 35 (+16%). L’anno nuovo si apre però con evidenti difficoltà per il calo generalizzato dei prezzi. Resta alta la guardia sul triste fenomeno del caporalato


Dell’Expo è rimasto il ricordo. E l’immagine nitida di un’Italia agricola che finalmente ha ripreso a crescere, mettendo a segno nel 2015 un aumento di valore aggiunto del +3,8% rispetto ai 32 miliardi di euro riportati l’anno precedente (Fonte: Istat). Aumento che compensa però solo in parte il drastico calo registrato dal settore nel 2014 quando il valore aggiunto ha subito una flessione del -6,6% rispetto al 2013, riportando le lancette della produzione agricola italiana ai livelli del 2000.

Il comparto riparte, quindi, da qui. Dai numeri del 2015, corroborati peraltro da un interessante incremento dell’occupazione giovanile del +16%, con oltre 20mila posti di lavoro in più rispetto al 2014. Anno in cui, nonostante le note difficoltà, l’agricoltura ha visto comunque aumentare gli occupati del +1,4%, con una crescita più pronunciata per i dipendenti del +1,9% rispetto a quanto registrato per gli indipendenti del +1,1% (Fonte: Istat).

Numeri, quelli del 2015, che però non fanno dormire sogni tranquilli. Anzi, guardando i dati dei primi mesi dell’anno, il livello di guardia dei produttori italiani è ritornato a salire in modo assai preoccupante, alimentato dalle fosche nubi che negli ultimi tempi aleggiano sulle campagne italiane. Sotto pressione a causa di un verticale crollo dei prezzi che a febbraio registrano indici da “codice rosso”: dal -43% dei pomodori al -27% del grano duro fino al -30% delle arance rispetto allo stesso periodo del 2015 (Fonte: Ismea).

I principali fattori destabilizzanti di un inizio d’anno così difficile per l’agricoltura italiana, secondo la Coldiretti, sono da attribuire agli effetti anomali del clima, all’embargo russo e all’accordo commerciale tra Ue e Marocco sui pomodori. Non solo, ad allarmare ulteriormente il settore sono anche altri fenomeni negativi che, stando sempre alla Coldiretti, partono da lontano: negli ultimi 15 anni una pianta di arance su 3 è scomparsa (31%). Come se non bastasse, ci sono stati anche il dimezzamento dei limoni (-50%) e la riduzione del 18% delle piante di clementine e mandarini.

E’ in questo contesto di luci e ombre che devono essere colti in modo propositivo i dati che arrivano dal mondo dell’occupazione. In particolare, come segnala l’Osservatorio Agri&Food di CremonaFiere, per il ritrovato interesse dei giovani verso l’attività agreste. Effetto della crisi? Dei pochi sbocchi occupazionali? Oppure di una forte propensione delle nuove leve per i cibi sani e sicuri? Difficile dirlo, certo è che l’agricoltura oggi è vista con occhi nuovi dai ragazzi tra i 18 e 35 anni che, in controtendenza rispetto al passato, hanno deciso di sporcarsi le mani con la terra cogliendo le buone opportunità che il settore offre per fare impresa.

Non a caso, il ministero delle Politiche agricole, nel tentativo di favorire il ricambio generazionale dell’agricoltura che ha un indice di invecchiamento superiore alla media europea, ha messo in campo una serie di incentivi (mutui vantaggiosi e detrazioni fiscali) in favore degli under 40 e 35 per acquistare o affittare terreni. In questo quadro, iniziano inoltre a ritagliarsi un ruolo da protagoniste le Agenzie per il lavoro che si stanno attrezzando per fornire nuovi lavoratori al settore. In alcuni casi, aprendo divisioni specializzate. Anche se, per quanto concerne il settore agricolo, la presenza delle agenzie risulta ancora limitata. E riguarda l’1,2% del totale degli avviamenti in somministrazione.

C’è da sottolineare, poi – come riporta lo studio “The European House – Ambrosetti” - che il settore agricolo sia anche quello che manifesta la maggiore incidenza dei fenomeni di sommerso occupazionale (il tasso di irregolarità per i lavoratori impiegati nel settore dell’agricoltura è l’unico ad essere aumentato passando dal 18,5% del 2000 al 22,3% del 2013), con una differenza non particolarmente significativa fra Nord e Sud Italia (i dati oscillano fra il 25,7% del mezzogiorno, il 24,9% del Nord-Est, il 24,6% del Centro, il 22,7% del Nord-Ovest).

Quali sono i numeri del caporalato oggi in Italia? Lo studio Ambrosetti li fornisce: 80 distretti agricoli, 400.000 lavoratori coinvolti con salario giornaliero inferiore del 50% rispetto a quello previsto dai contratti nazionali. Alcuni dati allarmanti riguardano anche la tutela della salute dei lavoratori: almeno 10 le vittime del caporalato nell’estate 2015, il 72% dei lavoratori presenta malattie che prima dell'inizio della stagionalità non si erano manifestate, il 64% dei lavoratori non ha accesso all'acqua corrente.

“La somministrazione approccia questa problematica ritenendo essenziali la massima trasparenza, tramite l’accessibilità ai contratti commerciali, buste paga semplici e chiare dove il lavoratore riesca a controllare l’effettivo valore economico di un’ora di lavoro, rimodulazione di alcune disposizioni del Ccnl per renderle più confacenti al settore dell’agricoltura, e la presenza in loco di qualificati dipendenti della struttura delle agenzie”, dichiara Rosario Rosizza, presidente di Assosomm, l’associazione italiana delle agenzie per il lavoro.

(Vito de Ceglia - www.repubblica.it)



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