L'associazione commenta il Rapporto 2015 del Sinab: consentire e realizzare il passaggio del bio da "fenomeno" a settore decisivo per l'agricoltura italiana. Urgente l'approvazione del "Piano strategico nazionale per lo sviluppo del sistema biologico" con un'adeguata dotazione finanziaria.
Se c'è un dato incontrovertibile, è sicuramente la conferma della crescita costante del "bio", che dura ormai da 10 anni in controtendenza con l'agricoltura convenzionale e con l'economia complessiva del Paese. Così Anabio commenta il "Rapporto 2015 sull'agricoltura biologica in Italia" presentato nei giorni scorsi dal Sinab.
Il tutto continua ad avvenire, però, in assenza di una visione sistemica e della relativa strategia economica e sociale sia da parte delle istituzioni preposte che dei soggetti economici. Infatti -spiega Anabio- accanto ad alcuni dati estremamente positivi, in primis l'incremento dei consumi (+19% nel 2015), si registrano alcuni dati negativi (come l'inadeguata assegnazione di valore alla produzione agricola) e addirittura preoccupanti (come l'incremento dell'import di alcuni prodotti che poi vengono trasformati e distribuiti nel nostro paese e/o di nuovo esportati).
Per questi motivi è assolutamente urgente l'approvazione del "Piano strategico nazionale per lo sviluppo del sistema biologico" con un'adeguata dotazione finanziaria.
La strategia nazionale, secondo Anabio-Cia, dovrà prioritariamente consentire la realizzazione dei seguenti obiettivi:
- Finanziare tutti i nuovi richiedenti che, con i nuovi Bandi dei Psr, misura 11, intendono effettuare il passaggio dall'agricoltura convenzionale a quella biologica soprattutto nelle Regioni del Nord Italia che si caratterizzano per un estensione di superficie inferiore alla media nazionale e con consumi di prodotti superiori alla media stessa. Si incrementerebbe così la superficie coltivata e quindi la produzione e si ridurrebbero le importazioni;
- Ridurre i quantitativi di importazioni soprattutto per alcuni prodotti a forte vocazione nazionale: le importazioni di grano duro che nel 2014 hanno raggiunto oltre 24 mila tonnellate potrebbero essere facilmente recuperate ottimizzando l'attuale superficie investita a grano duro (78 mila ettari) e/o incrementandola di un ulteriore 10%;
- Ridurre i quantitativi di importazioni di frutta (+34%) e ortaggi (+42,7%) di incremento nel corso del 2014 rispetto alle quali esiste un grande margine di recupero e vocazione estendendo la conversione di superficie coltivate da convenzionale a biologico;
- Consentire la realizzazione di veri e propri rapporti interprofessionali per le principali filiere produttive nazionali attraverso l'adeguamento della normativa esistente e la trasformazione di Federbio da organizzazione a "ombrello" del biologico italiano, da organizzazione a "sistema". In questo modo i produttori potrebbero ottenere una migliore remunerazione del valore dei propri prodotti e le imprese della trasformazione utilizzare prodotti nazionali più facilmente reperibili e a maggior garanzia di autenticità costruendo un equo rapporto con le imprese della distribuzione;
- Consentire un'adeguata semplificazione normativa e attuativa delle regole che governano il settore e che molto spesso costituiscono un'autentica barriera di sopravvivenza che costringe spesso numerosi imprenditori a tornare all'agricoltura convenzionale;
- Realizzare un adeguato Piano di Ricerca e innovazione che faccia evolvere il settore dalla tradizione verso i nuovi obiettivi di sostenibilità economica ambientale e sociale;
- Dispiegare una diffusa campagna d'informazione che orienti il consumatore ai reali valori qualitativi ed etici dei prodotti biologici. A riguardo occorre istituire ogni anno una campagna di comunicazione sui principali media nazionali e la "Giornata nazionale del Bio";
- Coinvolgere gli operatori agricoli in azioni di formazione specialistica e assicurare loro adeguati servizi di consulenza aziendale.
Queste richieste sono già contenute nelle "10 azioni" in cui si articola la proposta di "Piano strategico nazionale per lo sviluppo del sistema biologico" che attende di essere condivisa e approvata prima dalla Conferenza Stato Regioni, poi dal Governo e dal Parlamento.
La brevità dei tempi dei passaggi richiamati costituisce una condizione essenziale per consentire agli imprenditori agricoli biologici di poter concretizzare quel "sentiment" positivo che hanno nei confronti del settore nei prossimi 2-3 anni e che è confermato dal mercato, in cui si rileva ad esempio per il grano duro bio rispetto a quello convenzionale un prezzo superiore del 47% o per il latte di vacca (a fronte di un calo del prezzo del prodotto convenzionale del 13%) un incremento del prezzo di quello bio del 14%.
Se il sistema di imprese e istituzioni saprà fare bene quanto indicato e richiesto -conclude Anabio- l'agricoltura biologica si confermerà concretamente come modello produttivo del futuro, in quanto capace di dare le risposte che i consumatori vogliono in termini di qualità e di salvaguardia dell'ambiente e di dare agli agricoltori il giusto reddito. (www.cia.it)
ASA Press / Le notizie di oggi