FATTI E PERSONE
Piemonte, allevamenti di insetti: cibo per animali e… umano

In molti paesi il cibo così prodotto già si usa per alimentare gli animali, e presto si passerà all'alimentazione umana

Il Piemonte sta progettando l’allevamento degli insetti, in linea con quanto fanno alcuni Paesi europei, per far fronte alla necessità di reperire nuove forme di cibo proteico, riciclando inoltre scarti agroindustriali. La notizia è stata resa nota dall’assessorato regionale all’Agricoltura del Piemonte, insieme ai dati di uno Studio di fattibilità finanziato dalla stessa Regione Piemonte con 100.000 euro.

“L’argomento è duplice e sostenibile – spiega Renato Bortolussi, capofila delle aziende partecipanti al progetto Bomb-hi -. Riguarda il cibo (che mancherà presto perché siamo in troppi sul pianeta, se si considera che nel giro di 30 anni passeremo da 7 a 9 miliardi), e la ricerca di progetti innovativi e ambientali. Siamo tra gli ultimi paesi altamente sviluppati ad avvicinarci a questo tema, per via della storica pigrizia italiana nella ricerca, ma non c’è più tempo da perdere. In molti paesi il cibo così prodotto già si usa per alimentare gli animali, e presto si passerà all’alimentazione umana“.

Il progetto, realizzato in collaborazione con l’Università di Torino, Cnr e Ipla, prevede l’allevamento di due tipi di insetti, l’Hermetia Illucens, noto come Mosca soldato o Black Soldier Fly, che si ciba di scarti organici trasformandoli in farina proteica (per ora usata in Europa solo come cibo per animali) e il Bomyx mori, il noto Baco da Seta.

“Si vuole guardare al futuro recuperando la tradizione agricola e tessile – dice l’assessore regionale all’Agricoltura, Giorgio Ferrero -. L’allevamento del baco da seta potrebbe anche diventare un tassello per il rilancio della produzione di seta, abbandonata in Italia dal dopoguerra. Ma per arrivare a questo occorre anche individuare nuove norme a livello centrale, si tratta di una materia nuova, ma importante”.

“Occorre anche combattere un certo pregiudizio culturale, che all’inizio era pure mio – ha aggiunto Ferrero -. Ma lo studio mi ha aperto gli occhi. D’altronde mangiamo da tempo il formaggio con le larve, le mele con i bachi, i gamberetti e altro. E i polli ruspanti, quelli più prelibati, nell’aia mangiano sicuramente larve e mosche. Mangimi creati usando gli insetti potrebbero cibare i nostri polli, realizzando così una nuova filiera corta”.

Laura Gasco, dell’Università di Torino, ha sottolineato come le farine così prodotte arrivino a contenere fino al 70% di proteine. “Inoltre il loro uso porterebbe ad un risparmio nello smaltimento dei rifiuti organici – ha aggiunto – che costa mediamente 70 euro a tonnellata. Invece in questo modo tali rifiuti avrebbero un valore di circa 50 euro a tonnellata”.

Ora – hanno spiegato i promotori – si tratta di proseguire nel progetto e individuare imprenditori interessati e fondi pubblici e privati: è già allo studio la realizzazione di un centro pilota a Torrazza Piemonte (Torino), all’interno di una centrale a biomassa che produce calore e che permetterebbe di mantenere le larve alla necessaria temperatura di 27 gradi senza sprechi. (www.blitzquotidiano.it)



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