1 e 2) Consegna del Premio a Gigi Marsico che ringrazia
Terra di Langa! Terra dove il duro lavoro dei campi scandiva le ore. Dove la malasorte si chiamava siccità, grandine, carestia. E se non era la malasorte ecco spuntare le “masche”, le streghe che con il “Libro del Comando” portavano malesseri tra le mura domestiche, moria degli animali, siccità nei campi e grandine sui vigneti.
Le Langhe della letteratura, quelle delle leggende racchiuse tra le pagine di storia, quelle dei racconti di Cesare Pavese e di Beppe Fenoglio. Le langhe della “malora”, la malasorte!
Imponenti manieri, ruderi di castelli, casolari disseminati sulla collina e poi ancora “ruderi di storia” che lentamente si perdono su tradizioni dimenticate!
La terra arsa dal sole, ferita dalla lama tagliente dell’aratro, calpestata dagli zoccoli dei cavalli o dai buoi.
1 e 2) la sala gremita
E poi i filari e i grappoli che piano piano si coloravano del colore dell’oro o di acini bruni.
Sulle Langhe si sono scritte pagine di storia. C’era un tempo in cui i paesi erano come una grande famiglia: tutti si conoscevano, si aiutavano. Il medico non curava solo il corpo e il curato non curava solo l’anima, la “levatrice” non aiutava solo a far nascere i bambini e il Sindaco non si occupava solo dell’amministrazione: erano i tempi dei valori umani, l’amicizia si scriveva con la “A” maiuscola e ci si faceva tutti partecipi delle gioie e dei dolori del singolo o dell’intera comunità! Ci si riuniva attorno al focolare per narrare storie di masche e briganti. Alla domenica si metteva il “vestito buono”, quello delle feste e si andava tutti a messa.
Erano i tempi in cui si vendemmiava, si raccoglieva il grano o si facevano altri lavori aiutandosi l’un l’altro. Gli uomini si riunivano all’osteria per giocare a carte e bere un bicchiere di vino, e poi... tutti a casa di “Sarsin ‘d la burgà”, o da Lenot, per la “merenda sinoira” (tipica merenda contadina), e con la “buta stupa”(bottiglia stappata), accompagnata da pane, salame, formaggio e l’immancabile sigaro.
Erano i tempi della miseria, ma si era tutti felici per quel poco che “il buon Dio dava”!
Erano i tempi in cui ci riconduce la memoria, in un “amarcord” su spaccati di vita di fine ‘800, primi del ‘900, in un viaggio a ritroso nel Tempo.
Oggi basta sedersi su un trattore, pigiare un tasto e tutto diventa così facile che anche un bambino potrebbe farlo. L’enologia ha macchinari ultramoderni in grado di fare tutto da soli! Qualunque controllo è ormai computerizzato, ci sono altre attrezzature enologiche ultramoderne che da sole fanno il lavoro di una squadra di uomini, dal seguire il vino fino all’imbottigliamento...all’etichettatura e l’inscatolamento!
1 e 2) vigneti al tramonto
Ma eccoci a percorrere il dorsale delle colline del vino. La strada attraversa i vigneti, incontrando imponenti castelli che ci portano alla mente i fasti di corte.
Qui e là il verde delle colline è punteggiato dal rosso dei tetti dei cascinali e dai tipici “ciabot” delle vigne (piccole costruzioni in muratura, per riporre gli attrezzi).
All’inizio erano fatti con semplici frasche, canne, stocchi (fusto spoglio), di granoturco legati a mò di capanno, poi divennero strutture di legno, infine di muratura. I campi e le vigne erano distanti dalle abitazioni e la necessità di non interrompere il lavoro rendeva questi capanni utili anche per le brevi soste del pranzo, per ripararsi dai temporali improvvisi e per dormire quando era necessario vegliare sui raccolti ed evitare furti di grano, uva, frutta, ortaggi.
1 e 2) Festa sull’aia
Ma altri motivi mi hanno condotta a Diano d’Alba: un nome di prestigio in campo vitivinicolo “Abrigo”, di Diano d’Alba (CN); un evento speciale la “Prima Edizione del Premio - Bel Deuit”; la presentazione dell’Alta Langa DOCG SIVA’ e il nome del premiato...Gigi Marsico!
“Bel deuit” in dialetto piemontese significa “bel garbo” e indica un modo garbato, gentile, educato, di fare comunicazione, cosa che manca ai molti giovani con il... ditino troppo facile, la bocca scollegata al cervello, e il “tagliacarte” sempre pronto ad uscire dalla tasca...
Condivido quanto affermano gli Abrigo sul mondo sempre più frenetico che distoglie dal comunicare, dalla cortesia e dal bel garbo. Oggi la buona educazione, ha un significato solo più in un vocabolario, l’imbecillità invece è visibile in ogni occasione, ma ci sono ancora degli esempi positivi e così rari che bisogna premiarli. E con questo spirito nasce “Il Premio Bel Deuit”.
1) Uno sguardo sul Monviso! / 2) Tutti in posa per una foto con il... SiVà!
Ernesto Abrigo, titolare della cantina, porta avanti insieme al figlio Walter e al genero Emanuele, insieme a Mariarita Abrigo e Rita Olivero, sorella e moglie di Ernesto, l’idea di premiare chi si è distinto per bel garbo: “Pensando a una persona che incarnasse questi ideali ci è subito venuto in mente un amico che nel corso della sua lunga e prestigiosa carriera giornalistica ha saputo raccontare gli uomini e le donne della nostra terra con uno stile improntato alla gentilezza e all’educazione: Gigi Marsico”.
Nasce così, a Diano d’Alba (CN) il “Premio Bel Deuit”.
1 - 2 - 3) Si inizia il “rito” dell’apertura dell’Alta Langa DOCG SIVA’, al grido “Hohooooo!"
Ed ora entriamo nel vivo dell’evento per scoprire tutti i personaggi di questa storia a lieto fine!
Di padre in figlio, dal 1935, da tre generazioni la famiglia Abrigo coltiva i vigneti sulla collina dei Berfri, un “Sorì”, ovvero una zona nella posizione migliore, con i vigneti esposti al sole.
Ernesto e la sorella Mariarita sono coadiuvati dal figlio Walter e dal genero Emanuele.
La maggioranza delle viti è a Dolcetto, il resto sono di Barbera, Nebbiolo, Chardonnay, Favorita e Arneis.
1) Walter Abrigo versa / 2) Gigi Marsico e la presentatrice Sonia De Castelli brindano / 3) E io... clicco!
Ed è nel 2016 che decidono di creare qualcosa di importante, per valorizzare la loro terra e il vino abbinandoli a qualcosa di importante: premiare quegli uomini che si sono particolarmente distinti per le loro doti di gentilezza e hanno scelto per questa prima edizione Gigi Marsico.
Luigi Oreste Marsico, meglio noto come Gigi Marsico, classe ’27, dal 1955 è iscritto all'albo dell'ordine dei giornalisti del Piemonte. Ben meritato il premio per il suo stile di vita gentile, sincero, educato, e schietto nel narrare le storie contadine di questi luoghi del Piemonte.
Attraverso i documentari è entrato nelle case degli italiani esordendo nel ’51 alla Rai, narrando i cambiamenti dell’Italia del Dopoguerra e degli anni del Boom fino agli Anni di Piombo.
1) Un brindisi / 2) Enologia e musica riposano insieme in cantina
“Gigi” Marsico vince la prima edizione. Madrina della manifestazione Sonia De Castelli affiancata dalla presenza di rappresentanti delle istituzioni, dal sindaco Ezio Cardinale con il consigliere regionale Francesco Graglia, dal Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri del Tartufo e dei Vini di Alba, Bianca Vetrino, di giornalisti di testate nazionali ed estere. E a maggio la cerimonia di consegna a Marsico del premio consistente in 90 bottiglie di Dolcetto di Diano d’Alba DOCG “Sorì dei Berfi”, fornitura sufficiente per un anno perché possa berne con moderazione... un bicchiere al giorno.
Emanuele Antona e Walter Abrigo hanno presentato i vini dell’Azienda mentre Sonia De Castelli con la bravura degna di una esperta presentatrice ha accompagnato la serata presentando il premiato e gli ospiti.
Bella, brava, gentile, garbata, ottima presentatrice, ben figurerebbe come vincitrice della seconda edizione del “Premio Bel Deuit”!
1 e 2) E poi...tutti a cena e questo è il mio tavolo: sono stata fortunata, gente simpatica!!!
Uno spazio di brindisi da Capodanno, accompagnato dal coro dei presenti che con un interminabile “Hohohooooooooo” hanno scandito il tempo a Sonia De Castelli che lentamente giocava sul “salto del tappo” fino all’applauso finale e non senza un malizioso simpatico mostrarlo, come si alzerebbe un nuovo nato...alzandolo al cielo per mostrarlo al mondo!
Alcuni piatti
Lunga vita e gran successo all’ultimo nato in casa Abrigo: l’Alta Langa DOCG SIVA’, un brut che prende il nome dalle prime due lettere del nome dei figli: Silvia e Walter che qui la W linguisticamente diventa V.
Ad accompagnare la giornata non è mancata l’allegra banda di Diano d’Alba con la voce di Valente Cagnasso e la degustazione del brut metodo Classico che è l’orgoglio della Langa.
La festa prevedeva una merenda sinoira, mi aspettavo quella tipica, con pane salame, formaggio, il tutto accompagnato dal vino, invece anche la serata è stata una gradita sorpresa e non sono mancati uno spettacolare tramonto sulle colline, la musica della banda e la voce di Valente con le canzoni dei ricordi.
In breve, il grande spazio del convegno si è trasformato in un ristorante grazie al catering del ristorante “Il Banchetto” di Novello (CN).
Indubbiamente per me è una serata fortunata e mi ritrovo al tavolo con una signora simpaticissima che poi scopro avere il ristorante “Unione Agricola” di Diano, con altri loro simpatici amici e due splendide vecchiette che non riesco a dimenticarle perchè oltre alla simpatia... da premio “Bel deuit”, una è il ritratto della mia compianta bisnonna Libera! Si, decisamente la merenda sinoira anche se trasformata in una vera cena non ha perso lo spirito amichevole, conviviale dell’amicizia!
Un unico rimpianto, non aver abbracciato la vecchietta, ma chissà che la fortuna non mi sorrida ancora e io possa rivederla!
E a me non resta che farvi partecipi di una bella giornata, attraverso il mio scritto e le immagini!
E mi raccomando usate sempre un “Bel deuit! Un sorriso, una cortesia costano nulla, ma aprono anche le porte dell’impossibile!!!
testo di Alexander Màscàl - foto Matteo Saraggi e Alexander Màscàl - ASA
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