Gli OGM sono un argomento da sempre controverso. Tutti (o quasi) hanno un opinione a riguardo. Si va da un estremo all’altro: c’è chi vuole un divieto assoluto e chi pensa entusiasticamente che salveranno il mondo. Ma mentre infuria il dibattito, grazie alle NBT (nuove tecniche di miglioramento genico) si sta verificando una rivoluzione nel settore delle biotecnologie vegetali che sta portando alla nascita di nuove colture geneticamente modificate che possono evadere le leggi vigenti in materia di OGM.
Negli Stati Uniti già 30 organismi hanno bypassato le regolamentazioni sugli OGM in soli 5 anni. L’ultimo di questi è uno champignon. Sarà probabilmente la prima coltivazione commerciale modificata con la ormai famosa tecnica CRISPR/Cas9. Questa tecnica permette di modificare il DNA in maniera estremamente precisa: nel caso dello champignon, “spegnendo” un gene si riduce l’imbrunimento del fungo allungandone la conservabilità. Niente a che vedere con la transgenesi, cioè l’aggiunta di geni di altri organismi, come siamo abituati a pensare quando ci immaginiamo un OGM.
Se CRISPR/Cas9 è solo l’ultima tecnica in voga nel mondo delle biotecnologie vegetali e non, sono tante le NBT che permettono di modificare il genoma delle piante, senza ricorrere alla tanto osteggiata transgenesi. Perché i prodotti ottenuti con queste tecnologie non sono considerati OGM dalla legge? Perché la normativa europea che regola l’autorizzazione degli OGM (DIR 2001/18/CE) elenca quali tecniche possono produrre un organismo geneticamente modificato e quali no. Se non è stata usata una di queste tecniche per produrlo, per la legge non è un OGM. Ed è la scelta di definire gli OGM sulla base delle tecniche con cui si producono a mettere adesso in difficoltà i legislatori europei. Infatti, analizzando caso per caso le nuove tecnologie di breeding secondo i criteri della direttiva 2001/18/CE, la maggior parte degli organismi prodotti mediante NBT non potrebbero essere definiti OGM, come stabilito da un comitato di esperti promosso dalla Commissione Europea.
Il destino normativo delle NBT è quindi nelle mani della Commissione Europea che oltre a trovarsi in un guazzabuglio legislativo, è al centro di una battaglia di interessi e opinioni contrastanti. A rendere le acque ancora più torbide sono le discussioni che circondano il TTIP. Come abbiamo visto, oltre oceano gli organismi ottenuti con le NBT non vengono considerati OGM ma coltivazioni convenzionali. Di conseguenza, vengono fatte pressioni sull’Unione Europea affinché anche da noi si faccia altrettanto, in nome della semplificazione e dell’armonizzazione delle normative statunitense ed europea, per favorire gli scambi commerciali tra i due continenti. Posizioni a cui fanno eco quelle dell’ESA, l’associazione europea delle industrie sementiere, che ha paura che la regolamentazione delle NBT possa essere la “tomba” dell’innovazione in Europa.
(Giulia Crepaldi - www.ilfattoalimentare.it)
ASA Press / Le notizie di oggi