Nelle sale di Villa Glicini, a Torino, sede del prestigioso Club della Scherma, presso il “Ristorante Villa Glicini” si è tenuta la cena di degustazioni “Abbinamenti d’Autore - Vino e cioccolato, un incontro magico”.
Titolo accattivante per una esperienza impensabile, di insoliti accostamenti, creati dalla fantasia dello chef Daniele Ghirardi che ha deliziato il palato dei buongustai con il suo menù tutto al cioccolato.
Quella che si è svolta mercoledì 14 settembre è stata una “dolce” serata all’insegna del buongusto, della raffinatezza, ma anche dell’insolito che ha visto protagonista il cioccolato in diverse versioni e sapori, in abbinamento ad un vino delle colline astigiane, il Ruchè.
La magia del “cacahuatl”, la bevanda degli dei, è stata presentata dal torinese Franco Romeo Garelli, Mastro Cioccolataio, che con il suo cioccolato, ha sfidato il palato dei commensali proponendo il connubio di sapori insoliti: Cioccolato in abbinamento al Ruchè Passito della Ferraris Agricola e il Ruchè Chinato della Cantina La Miraja, entrambi di Castagnole Monferrato (AT).
Un finale a sorpresa, un vero e proprio esperimento enogastronomico a fine pasto, con un dessert creato dal “Mastro Cioccolataio” dell’azienda torinese Monteccone che dagli anni ’70 inizia l’ascesa divenendo ben presto un prodotto di fama e di alta qualità!
L’ambiente raffinato in cui si è svolta la cena con abbinamenti tra vino e cioccolato ha presentato un menù insolito, molto fantasioso e audace: cornetti con gamberi e gocce di cioccolato; tagliatelle in salsa di Barolo e fondente; nodini di vitello ai pistacchi e cioccolato.
L’esperienza di sommelier di Maria Luisa Alberico, unita a quella della gastronomia hanno permesso di affrontare con sicurezza questo insolito confronto tra vino e cioccolato.
Il “Passito di Ruchè” dell’azienda Ferraris ha esaltato aroma, fragranza e sapore del cioccolato al 60% e 80%. Il “Ruchè Chinato”, un vino aromatizzato alla china e erbe infuse, dell’azienda “La Miraja”, di Eugenio Gatti, ha invece accompagnato l’assaggio di cioccolato puro al 100% e delle bacche crude di cacao.
Il tutto magistralmente creato dalla fervida mente di Maria Luisa Alberico, donna Sommelier, Presidente dell’associazione “Donna Sommelier”.
Raffinata gourmet, Maria Luisa ha condotto questo marriage, come un gioco di sapori capaci di dare sensazioni ed emozioni. “Stupire” è stata la chiave del convivio che ha fatto da sfondo alla serata enogastronomica quasi come un “rivivere storicamente” la scoperta di quella che era la bevanda degli dei diventata poi uno dei simboli della Torino aristocratica.
Capoluogo del Piemonte, nota come la “città del cioccolato” nel 1560 fu la prima capitale d’Italia e per festeggiare il trasferimento della capitale ducale da Chambèry (Francia), a Torino, Emanuele Filiberto di Savoia servi “simbolicamente alla città una tazza di cioccolata fumante”.
Nel Settecento il “Bicerin”, a base di cacao, crema di latte e caffè, diventa la bevanda calda dei torinesi.
Ad inizio Ottocento da liquida bevanda si trasforma in solide tavolette e nel 1865 nasce il “Gianduiotto”. Si “inventa” l’unione del cacao con la famosa “Nocciola Tonda e Gentile delle Langhe” e nasce anche l’incartamento del prodotto che è uno dei simboli del Piemonte e padre della maschera carnevalesca di Gianduia.
Ma occorre anche parlare, seppure brevemente di questo prodotto e sorrido pensando alla nascita e trasformazione e proprio considerando l’abbinamento al vino, mi viene una domanda.
Se è in dubbio definire il contenuto delle bottiglie, maschile o femminile, altrettanto lo è per il cacao!
Il vino nasce al femminile: uva. La trasformazione lo rende maschio: vino.
Il cacao, nasce al maschile. La lavorazione lo rende femminile: cioccolata. A meno non lo si consideri il cioccolato.
Ambiguità alla Coris Julis, il pesce dei nostri mari, noto come “Viola di Mare” che nasce femmina e invecchiando diventa maschio.
Ma come preferisco “LA Barbera”, così preferisco “LA Cioccolata”... non disdegnando anche la “trasformazione” in deliziosi Gianduiotti, cremini, rocher, gelati e magari Monteccone ripieno di Passito di Ruchè o di Ruchè Chinato!
Croce e delizia, sacrario della linea: dolce, speziato, ripieno, a barretta o liquida, cos’è il cacao?
La pianta del cacao (Theobroma Cacao) era già coltivata dai Maya e i suoi semi erano talmente preziosi da essere usati come moneta, ma anche come unità di misura e di conto. Non a caso faceva parte del tesoro “miliardario... di sementi” di Montezuma.
Il cacao ha significati simbolici, mistici e religiosi, tanto da essere considerato cibo per gli Dei e riservato solo a sovrani, nobili e guerrieri. Veniva consumato durante le cerimonie e offerto insieme all’incenso, come sacrificio alle divinità.
Non mancavano rituali cruenti in cui veniva mischiato al sangue dei sacerdoti. Forse come un patto con le divinità.
La cioccolata, xocoatl, spesso era aromatizzata con peperoncino, pepe e vaniglia, ma anche addensata con farine varie, come mais, e aggiunta di miele. Era servita con la schiuma ottenuta tramite travasi da un recipiente all’altro e a caduta dall’alto.
Il cacao contiene un alcaloide, la teobromina, sostanza organica vegetale dotata di grande effetto farmacologico, allevia la sensazione di fatica. Se assunta in piccole dosi ha azione stimolante sul sistema nervoso centrale, con effetto vasodilatatore. Effetti simili alla caffeina e alla morfina.
Se per l’uomo la tossicità del cacao è trascurabile, è altamente tossica e mortale per gli animali che metabolizzano più lentamente.
Giunse in Europa con Cristoforo Colombo, ma ad introdurre il cacao fu Hernàn Cortèz.
Oggi, nel 2016, a farcelo degustare in ogni forma e sapore tocca ai torinesi Mastro Cioccolataio Franco Romeo Garelli, allo chef Daniele Ghirardi del “Ristorante Villa Glicini”, alla “combinazione” tutta astigiana, o meglio castagnolese, con il Ruchè Chinato della Cantina La Miraja e il Ruchè Passito della Ferraris Agricola.
E io sospiro pensando a una piramide di quelle delizie su elencate e non domandatemi se inizierei dalla fumante tazza di cioccolata o dal signor gianduiotto. Non importa da dove partire se poi strada facendo...alla fine li...assaggierei tutti!
Ma per finire brindo alla serata, ai partecipanti, al Club della Scherma, al Ristorante, ai produttori e permettetemi un brindisi particolare alla mente dell’evento: Maria Luisa Alberico! Donna di grande talento, fantasia e creatività. In fondo è un’amica...da sempre ed è colei che ha “osato” invitare una golosa come me!
Vino e “xocoatl” sono Magia, religiosità, rituale, misticismo, ma tutti i cibi lo sono e offrirlo agli Dei o a noi stessi è un gesto che pochi o nessuno sa riconoscere come tale. Nemmeno quando è versato per festeggiare un evento, brindare all’Amicizia, innalzare il calice liturgico o ricercare...in se stessi la Coppa del Sacro Graal!!!
info: www.theclubtorino.it
testo di Alexander Màscàl - ASA
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