AZIENDE E PRODOTTI
Piante, ritorno al futuro: nel 2050 saranno così

Patate assediate dai parassiti e rucola con le foglie giganti. A Torino una macchina del tempo studia i cambiamenti climatici

Nei laboratori dell’Università di Agraria di Torino vengono coltivate piante in macchinari chiamati fitotroni dove sono testate diverse temperature e condizioni climatiche che potranno verificarsi nel prossimo futuro

Anno 2050, due gradi in più e anidride carbonica alle stelle. La vite matura prima e deve fare i conti con gli attacchi di un fungo, la rucola ha foglie più grandi ma può diventare tossica. Il basilico è messo in ginocchio da un parassita giunto dall’Africa.  

Anno 2050, due gradi in più e anidride carbonica alle stelle. La vite matura prima e deve fare i conti con gli attacchi di un fungo, la rucola ha foglie più grandi ma può diventare tossica. Il basilico è messo in ginocchio da un parassita giunto dall’Africa.  

All’Università di Torino le piante finiscono in una macchina del tempo. Nulla a che vedere con la DeLorean di «Ritorno al futuro»: è più simile a un grosso, rumoroso, frigorifero. Qui si studiano le reazioni delle piante ai cambiamenti climatici. 

Da un computer partono i comandi per aumentare la temperatura, far salire l’anidride carbonica, persino far piovere o nevicare.È così che gli studiosi stanno creando l’agricoltura del futuro, per riuscire a coltivare qui i nostri prodotti anche quando il clima sarà completamente diverso da quello di oggi. Non siamo i soli. 

«I produttori di Champagne stanno comprando grandi territori in Irlanda e Scozia, prevedendo di spostare lassù le loro coltivazioni» spiega Angelo Garibaldi, presidente di Agroinnova, centro di ricerca dell’ateneo torinese. «Certo - continua - forse è inevitabile che ci sia uno spostamento verso Nord delle colture, ma non possiamo rinunciare alle produzioni eccellenti per cui l’Italia è famosa nel mondo. Dobbiamo farle adattare ai cambiamenti climatici».  

Lo scopo è continuare a produrre il Barolo in Piemonte, il pesto in Liguria, il pomodoro pachino in Sicilia. Per farlo, bisogna inventare nuove piante. Con che caratteristiche? È quello che cercano di scoprire ad Agroinnova, che facendo da anni ricerca su questi temi continua ad attirare finanziamenti europei. Gli ultimi due li ha vinti in questi mesi. Il primo è un progetto del valore di 7 milioni di euro, a cui collaborano 22 tra istituti di ricerca e aziende di dieci Paesi, di cui Agroinnova è capofila. Lo scopo: prevenire l’arrivo di nuovi parassiti per le piante e le foreste in Europa dovuti a due fattori, la globalizzazione e l’aumento della temperatura. Il secondo è uno studio, altri 7 milioni, che guarda al rapporto con la Cina e punta a diminuire l’uso di fitofarmaci. Tra i partner ci sono Belgio, Spagna, Francia, Ungheria e per l’Italia oltre ad Agroinnova, il dipartimento di scienze agricole dell’Università di Torino e un suo spin-off, insieme a Confagricoltura e tre imprese. 

Le prime specie a entrare nella «macchina del tempo», negli anni scorsi, sono stati la vite e il pioppo. Ora ci sono insalata, rucola, cavolo. «Stiamo provando la resistenza della lattuga. La temperatura nelle nostre macchine cambia durante il giorno - spiega Federico Berta, borsista - abbiamo tre fasce, arrivando fino a cinque gradi in più della media di oggi». Scopriamo così che le patate di domani saranno assediate dai parassiti, così come il riso, mentre l’aumento della CO2 avrà effetti positivi per alcuni cereali come l’orzo. Vino, birra e cavoli rischiano di diventare tossici a causa di una tossina già diffusa nel Sud del Mediterraneo. Lo spostamento a Nord è già in atto. 

«Nel Biellese, per esempio, abbiamo trovato nel terreno focolai di parassiti diffusi in Sicilia. È solo l’inizio - spiega Maria Lodovica Gullino, direttrice di Agroinnova -. Se il clima continuerà a cambiare come ha fatto finora, le nostre coltivazioni subiranno un vero e proprio attacco».   (Fabrizio Assandri - www.lastampa.it)



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