No alla “liberalizzazione” dell’uso del nome di vitigni che sono intimamente e storicamente legati all’Italia e ai suoi territori. Lo ha ribadito il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, nell’incontro del 25 gennaio a Bruxelles con il Commissario all’Agricoltura Phil Hogan, dove si è discusso tra l’altro, di questa che è stata ribattezzata una vera e propria “deregulation” (che per Coldiretti sarebbe uno “scippo” da 3 miliardi di euro), che consentirebbe di produrre Sangiovese, Lambrusco, Vermentino e altri, ed etichettarli come tali anche in altri Paesi Ue, nonostante il loro legame storicizzato con l’Italia. “Su questo punto non siamo disposti a nessuna concessione, i diritti acquisiti non si toccano”, ha detto Martina, ricevendo rassicurazioni da Hogan sul fatto che “non c’è alcuna intenzione di pervenire a modifiche che penalizzino l’attuale modello del sistema vitivinicolo italiano di qualità”. Eppure, il rischio c’è, perché su questo tema “la posizione della Commissione Europea sta diventando sempre più morbida e chiara - spiega, a WineNews, il dg Federvini, Ottavio Cagiano - e, cioè, che l’indicazione geografica è il valore da tutelare, mentre il nome del vitigno è libero. Concetto
contro il quale l’Italia deve essere ferma. Ma va tenuto conto che oggi l’Ue è fatta di 28 Paesi, e che i Paesi produttori storici di vino sono in minoranza. Senza contare che questo legame, spesso implicito, tra vitigno e territorio, è una prerogativa soprattutto italiana, perché Francia e Spagna sono da sempre orientati sul concetto delle denominazioni legate alla geografia, e non al vitigno”. Il rischio è di dare vita, di fatto, ad una sorta di “italian sounding” autorizzato, con vini dal chiaro richiamo a vitigni italiani, ma prodotti, legalmente in altri Paesi. Che fare? “Prima di tutto dobbiamo guardarci dentro i confini nazionali, capire cosa abbiamo sbagliato (vedi la proliferazione di vitigni storicamente legati ad un territorio che poi si sono diffusi per tutta la Penisola, ndr) e correggerlo dove possibile, ma anche pensare che non tutto e ovunque è tutelabile, al di là delle singole sensibilità di campanile. E poi a Bruxelles, dobbiamo ribadire e confermare che siamo un Paese leader, nel vino”. (www.winenews.it)
ASA Press / Le notizie di oggi