Tra prodotti agroalimentari e prodotti del tabacco in “fumo” un mercato legale di circa 4 miliardi di euro
Oltre 20 mila posti di lavoro in meno, minori introiti per lo Stato (accise, contributi e tasse sul lavoro), una fetta di mercato rilevante sottratta alle potenzialità di sviluppo del comparto agricolo, già messo a dura prova dalle conseguenze della crisi economica.
Contraffazione e contrabbando incidono negativamente su due settori in cui l’Italia è leader nel mondo, ma nei quali è sempre più forte la concorrenza dei mercati globali.
Se ne discute oggi durante il Convegno “Contrabbando e Contraffazione: difendiamo la filiera italiana”, promosso da Confagricoltura e Fondazione Open, organizzato nell’ambito di Expo Milano 2015 presso l’Auditorium di Palazzo Italia.
Contraffazione alimentare e contrabbando di prodotti del tabacco. Due fenomeni apparentemente lontani fra loro ma accomunati da un effetto comune: penalizzano, da una parte, il nostro Made in Italy agroalimentare, dall’altra le produzioni nazionali, sottraendo risorse al mercato legale pari a circa 4 miliardi di euro. Senza contare i danni in termini di mancata creazione di posti di lavoro, che fanno rimanere senza stipendio oltre 20 mila famiglie.
Acquistare prodotti contraffatti o di contrabbando significa infatti non solo consumare beni che non corrispondono alle caratteristiche proprie del prodotto genuino e che, quindi, possono essere dannosi per la salute (o più dannosi, nel caso dei prodotti del tabacco), ma anche arrecare un danno economico al Paese (entrate erariali e posti di lavoro) e al sistema produttivo in generale. Questo il focus del Convegno sulla difesa della filiera agroalimentare italiana promosso da Confagricoltura e Fondazione Open, che si svolge oggi nell’ambito di Expo Milano 2015.
LA DIMENSIONE DEI DUE FENOMENI CHE IMPATTANO SULLA FILIERA AGRICOLA ITALIANA
Secondo un sondaggio Format per il MISE, su 1.000 imprese agroalimentari con più di 10 addetti – viene ricordato in un dossier sul tema realizzato da Confagricoltura – quasi 1 azienda su 2 (il 41,8%) ha subito almeno una contraffazione di propri prodotti in Italia. Nelle imprese con almeno 250 dipendenti il fenomeno cresce: tre quarti di esse dichiarano di essere state vittime di contraffazione.
Nel 2012, la contraffazione agroalimentare in Italia equivaleva a una produzione lecita di oltre 3 miliardi di euro, per un valore aggiunto poco superiore al miliardo e corrispondente a oltre 21 mila posti di lavoro (dati Censis).
Nello stesso anno, il fatturato stimato della vendita in Italia di prodotti agroalimentari contraffatti ammontava a circa 1 miliardo (1.035 milioni di euro). Purtroppo, ad oggi la situazione non sembra essere migliorata: la contraffazione agroalimentare resta seconda solo a quella dell’abbigliamento (2.243 milioni) e dei DVD/CD audio e video (1.786 milioni).
Tra i prodotti maggiormente “violati” in ambito alimentare compaiono, tra gli altri: vini, oli, formaggi, mozzarelle, salumi, miele e pasta.
(fonte “MISE-Iperico 2014”).
“Allargando il fenomeno al resto del mondo – spiega Mario Guidi, Presidente di Confagricoltura – stimiamo che i prodotti agroalimentari contraffatti o “allusivi” al Made in Italy rappresentino un mercato complessivo di quasi 70 miliardi di euro, di cui circa il 10% contraffatto, mentre circa 60 miliardi sono riconducibili al cosiddetto Italian Sounding. Ma mentre questa faccia del problema che riguarda l’estero è più nota e percepita anche dai consumatori, i dati e i numeri che diffondiamo oggi rispetto alla vitalità dei due fenomeni in Italia non risultano altrettanto noti ai nostri connazionali”.
GLI ITALIANI NON SANNO CHE L’ITALIA È LEADER PER LA PRODUZIONE DEL TABACCO
Gli italiani non sanno nemmeno, ad esempio, come emerge da una indagine realizzata dall’Istituto di Ricerca SWG (su un campione di 2.000 soggetti rappresentativo della popolazione italiana), che nel nostro Paese esiste una tradizione centenaria d’imprese agricole che producono tabacco (per il 77% non ci sarebbero o sarebbero comunque realtà minori) o d’imprese manifatturiere che lo lavorano (il 64% ritiene che non ci siano o anche in questo caso che siano aziende minori).
Mentre invece il nostro è il primo Paese produttore di tabacco in Europa e il 14° produttore mondiale.
Il contrabbando di prodotti del tabacco è perciò un fenomeno – in crescita – fortemente negativo per lo sviluppo e la sopravvivenza di questo settore.
Nei primi mesi del 2015, il fenomeno risulta in forte crescita: +16% nel primo trimestre 2015 vs. lo stesso periodo del 2014, con punte del +40% a Napoli (fonte: EPS, Focus Napoli).
Se questo trend verrà confermato, a fine anno ci troveremo con un mercato che supererà per la prima volta 1 miliardo di euro, dopo un 2014 che ha registrato comunque un aumento del 20% sull’anno precedente.
Tra produzione agricola e prima lavorazione questa “concorrenza” della criminalità organizzata, che usa il contrabbando come un bancomat per finanziare altre attività illecite, provoca al settore una diminuzione di fatturato stimata in circa 215 milioni di euro all’anno. Mentre il danno per lo Stato è quantificato nel 2014 in circa 770 milioni di euro all’anno di mancati introiti fiscali e per il 2015 si attesterà intorno ai 900 milioni di euro (fonte KPMG), con una riduzione di circa 7 mila addetti (stime Confagricoltura).
“Nel settore del tabacco – spiega Mario Guidi, Presidente di Confagricoltura – i coltivatori, che all’inizio degli anni Duemila erano oltre 27 mila, oggi sono scesi a meno di 4 mila (-85%). Il progressivo venir meno degli aiuti pubblici al settore, insieme al perdurare della crisi economica e soprattutto all’avanzamento del mercato illecito del contrabbando e della contraffazione, hanno determinato una situazione di arretramento della produzione del tabacco in Italia, il cui mercato cala ogni anno del 6%. Questa situazione è emblematica del quadro generale che persiste nel settore agroalimentare e ci impone di intervenire subito, in maniera immediata e incisiva, per salvaguardare le produzioni di tabacco italiano”.
PIÙ FACILE ACQUISTARE PRODOTTI CONTRAFFATTI (PER 7 ITALIANI SU 10)
Sempre facendo riferimento ai dati della ricerca realizzata da SWG, scopriamo poi che gli italiani (il 53% degli intervistati) percepiscono contraffazione e contrabbando come fenomeni che riguardano più del 30% del totale merci vendute in Italia. Con punte di maggiore frequenza nel settore delle borse e articoli di lusso (per il 97% degli italiani) e delle sigarette e prodotti del tabacco (per l’86% dei nostri connazionali).
Nel confronto con gli altri Paesi, ci vediamo vicini a quanto accade in Spagna e Francia (dove contraffazione e contrabbando secondo gli italiani pesano più o meno come da noi), mentre in Italia i 2 fenomeni impatterebbero più di quanto accade negli USA e meno di quello che avviene in Cina e Romania.
È certo, comunque, che la conoscenza dell’esistenza di prodotti contraffatti e di contrabbando è oggi maggiore per 7 italiani su 10 (il 68% dice che è diventato più facile vedere bancarelle e comprare prodotti contraffatti e di contrabbando).
La metà del campione (49%) ammette che tra i propri conoscenti acquistare prodotti di marchi contraffatti è un comportamento diffuso, come lo è anche acquistare prodotti per strada la cui provenienza non è certa.
“Per il 48% degli intervistati – spiega Adrio De Carolis, Amministratore Delegato SWG – contrabbando e contraffazione sono solo un modo per ‘tirare a campare’, mentre una percentuale ancora più ampia, circa il 60% dei nostri connazionali, rivela un’accettazione passiva dei due fenomeni, ritenendo che ‘essi siano spesso tollerati dallo Stato e che esistano da sempre e sempre ci saranno’. Questo nonostante poi i nostri connazionali dimostrino di avere piena consapevolezza della gravità della natura criminale del contrabbando e ritengano che a trarne vantaggio siano, per il 63% del campione, le organizzazioni criminali internazionali e, per il 53%, le organizzazioni mafiose italiane”.
CONFAGRICOLTURA: TUTELARE I MARCHI E ADOTTARE TECNOLOGIE DI TRACCIABILITA’ E RINTRACCIABILITA’
Ma cosa è possibile fare per cercare di fronteggiare questi fenomeni?
Nel dossier predisposto da Confagricoltura vengono tracciate anche alcune linee strategiche da perseguire: “La lotta alla contraffazione e al contrabbando – spiega ancora Mario Guidi – non può prescindere da una solida attività di valorizzazione e tutela dei marchi che sono oggetto di usurpazione. I marchi commerciali devono essere tutelati da accordi e norme anche a livello internazionale, visto che questi fenomeni non hanno ormai confini, e va resa più cogente l’attività di controllo. Per fare un esempio, nel settore del tabacco l’introduzione del pacchetto generico di sigarette, di cui si discute negli ultimi anni a livello internazionale, oltre a costituire una vera e propria espropriazione della proprietà intellettuale delle aziende, renderebbe più agevole la contraffazione e il contrabbando dei prodotti provenienti da paesi che non hanno introdotto tale tipologia di pacchetto da parte delle organizzazioni criminali”.
“E’ evidente – conclude Guidi – che, come tutti i comportamenti criminosi, anche quello orientato alla contraffazione ed al contrabbando, stimolino un continuo adeguamento dei contravventori al nuovo assetto normativo. Occorre quindi aggiornare continuamente la legislazione, che rischia altrimenti di essere obsoleta ed inefficace nel fronteggiare i fenomeni malavitosi. Andrebbe inoltre favorita ed incoraggiata l’adozione di tecnologie di tracciabilità e rintracciabilità: la tracciabilità, che per i prodotti alimentari è già prevista per garantire la sicurezza alimentare, può essere adottata anche per i prodotti non alimentari, come ad esempio quelli del tabacco. Questa tecnologia potrebbe essere utilizzata sia per verificare la genuinità dei prodotti acquistati, sia per rintracciare, lungo tutta la catena distributiva, il prodotto stesso, al fine di un efficace controllo di sicurezza volto a contrastare i fenomeni del contrabbando e della contraffazione”.
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