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In Campania troppi obesi, ora la dieta mediterranea si insegna a scuola. Firmato protocollo

Un protocollo di intesa tra il Consiglio Regionale della Campania e l’Ufficio Scolastico Regionale per la diffusione della Dieta Mediterranea nelle scuole campane, risorse ai Comuni che, nelle mense degli istituti scolastici, promuovono la Dieta Mediterranea, l’impegno a dare nuovo impulso all’agricoltura e, infine, un cambiamento di passo culturale, a partire dai livelli amministrativi e istituzionali.

Queste le proposte emerse e rilanciate dalla presidente del Consiglio regionale Rosa D’Amelio nel corso dell’Infoday sulla Dieta Mediterranea, tenutosi questa mattina presso la sede del Consiglio cui hanno preso parte il professore Gino Frezza dell’Università di Salerno; Anna Rosselli, responsabile del progetto regionale “Cresci sano in Campania”; Erasmo Mortaruolo (Pd) vicepresidente della commissione Agricoltura; Gennerina Panico dell’USR Campania, il direttore per le Politiche agricole e alimentari dell’assessorato regionale per le Politiche agricole, Filippo Diasco; Marino Niola, direttore del Centro di Ricerche sociali sulla dieta Mediterranea e il sindaco di Pollica Stefano Pisani.

“Avevamo il dovere di fare un bilancio sulla Legge 6/2012 di riconoscimento della Dieta Mediterranea e monitorare la sua applicazione – ha spiegato la D’Amelio. – La legge va sicuramente rivista così come va rilanciato l’Osservatorio regionale che ha sede proprio a Pollica”. Per la D’Amelio è drammatico il dato per cui la Campania è prima regione di Europa per obesità, oltre a essere un paradosso perché “la Campania è la patria della Dieta Mediterranea”.

“Per questo motivo, abbiamo di fronte una sfida interessante volta a far prendere coscienza, a partire dai livelli istituzionali e dagli amministratori, che la Dieta Mediterranea può essere volano di sviluppo per i nostri territori. Turismo, cultura, agricoltura e ambiente sono – conclude il presidente del Consiglio regionale – le risorse economiche della Campania e la Dieta Mediterranea è trasversale a esse”. Una sfida che interessa le famiglie, in particolare le donne che svolgono un ruolo fondamentale nella trasmissione di una corretta cultura alimentare, e le scuole. (www.dire.it)

 




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