I risultati del progetto NANOLYSE, finanziato dall’UE e concluso nel 2013, stanno aiutando gli scienziati a sviluppare metodi di valutazione del rischio per rilevare nanoparticelle nel cibo.
La produzione e caratterizzazione dei materiali di riferimento per rilevare nanoparticelle d’argento nella carne è fattibile, è stato scoperto in un recente esperimento. Usando i metodi sviluppati mediante il progetto NANOLYSE, due concentrazioni di nanoparticelle d’argento sono state aggiunte alla carne di pollo, al fine di produrre una serie di materiali di riferimento a sostegno della rilevazione di nanoparticelle nel cibo.
Per la produzione dei materiali di riferimento, una sospensione di nanoparticelle nell’acqua è stata mescolata a una purea di carne di pollo e congelata in azoto liquido a -150 °C. Il risultato è stato un materiale omogeneo con un agglomerato limitato di nanoparticelle di argento.
L’esperimento ha riscontrato che le nanoparticelle di argento (AgNP) acquose erano sufficientemente omogenee per essere usate come materiale di riferimento. Ciononostante, certe difficoltà – specialmente la stima della stabilità – rimangono.
I nanomateriali – che contengono nanoparticelle più piccole di 100 nanometri - stanno penetrando nella sanità, l’elettronica, la cosmetica, l’imballaggio e altri settori. Il valore del mercato mondiale dei nano-prodotti (prodotti che contengono nanomateriali) è stato stimato tra i 150 e i 200 miliardi di euro l’anno.
Poiché le proprietà fisiche e chimiche dei nanomateriali spesso sono diverse da quelle dei materiali grandi, questi richiedono una speciale valutazione del rischio per assicurarsi che siano sicuri sia per gli esseri umani che per l’ambiente. Anche se attualmente questo è fatto caso per caso, i metodi di valutazione del rischio devono essere tenuti aggiornati man mano che si espande l’uso di nanomateriali.
Bisogna anche soddisfare delle esigenze legali; il regolamento dell’UE 1169/2011 dispone che i produttori di prodotti alimentari informino i consumatori della presenza di nanoparticelle nei loro prodotti.
La presenza di nanoparticelle nel cibo è particolarmente preoccupante a causa dell’ovvio rischio di ingestione. Le nanoparticelle possono contaminare i prodotti alimentari per mezzo delle infiltrazioni nella confezione dei cibi e con la contaminazione ambientale.
È di questo che si è occupato in particolare il progetto NANOLYSE (Nanoparticles in Food: Analytical methods for detection and characterisation), che ha lavorato da gennaio 2010 a settembre 2013. Il progetto ha cercato di sviluppare metodi convalidati e materiali di riferimento per analizzare le nanoparticelle in una serie di cibi e bevande. I risultati di NANOLYSE contribuiranno a garantire la sicurezza delle applicazioni di materiali che contengono nanoparticelle a contatto con il cibo, cioè materiali usati nelle confezioni degli alimenti come ossido di metallo/silicato.
Prima sono state selezionate nanoparticelle prioritarie come particelle modello per dimostrare l’applicabilità degli approcci sviluppati. Il lavoro si è quindi concentrato sui metodi che potevano essere applicati in laboratori di analisi degli alimenti già esistenti. I ricercatori hanno anche costruito un software che effettua un’analisi semi-automatica di immagini di microscopi elettronici, in grado di rilevare in modo affidabile le nanoparticelle in vari prodotti alimentari.
All’inizio del progetto NANOLYSE, i metodi per la rilevazione e la caratterizzazione delle nanoparticelle nel cibo erano estremamente limitati. Il progetto ha prodotto una selezione di potenziali metodi standard per un’identificazione rapida e affidabile di nanoparticelle sintetiche negli alimenti che, due anni dopo, stanno ancora ispirando la ricerca in corso. (http://cordis.europa.eu)
ASA Press / Le notizie di oggi