Con un valore di mercato al consumo pari a 2,1 miliardi di euro nel 2014 (Dati Nomisma), si può dire che il mercato degli alimenti “Bio”, dal 2005 ad oggi, abbia avuto una crescita inarrestabile e si è pian piano trasformato da un fenomeno di nicchia a un abitudine di consumo per molti (6 italiani su 10 comprano e mangiano biologico- 59%, 4,5% rispetto al 2013), specie tra le fasce più giovani della popolazione.
“Sarebbe opportuno che il consumo di prodotti biologici fosse stimolato fin dalla più tenera età per incanalare le nuove generazioni verso stili alimentari corretti e sani”: così ha dichiarato il presidente di CSE Italia, Patrizio Vanessi, nel corso della conferenza stampa per il lancio della quarta edizione del progetto “BioAlimenta il domani”, rivolto alle scuole secondarie di primo grado.
Secondo i dati di Biobank, banca dati del biologico in Italia, il numero delle mense scolastiche è aumentato del 43% negli ultimi 4 anni con una media giornaliera di 1,2 milioni di menu “Bio” serviti. In realtà, le regioni in cui i cibi biologici sono particolarmente diffusi a mensa sono solo tre: Lombardia (224), Veneto (192) e Emilia Romagna (172).
Resta dunque un’ampia parte del territorio su cui è possibile intervenire per “educare i cittadini del domani ad una buona e sana alimentazione, alla “biodiversità” dei prodotti agricoli del nostro Paese e, allo stesso tempo, promuovere l’agricoltura del territorio e la stagionalità”, sottolinea in una nota l’On. Ermete Realacci, della Commissione ambiente della Camera dei Deputati. L’Italia, con le sue 273 tra Doc, Igp e Stg vanta il primato per numero di prodotti tipici e, sul fronte del biologico, questo posiziona il nostro Paese ai primi posti in Europa.
Tra i prodotti biologici principalmente consumati nello scorso anno compaiono i cereali (+18,9% rispetto al 2013), gli ortaggi (+14,3%) e la pasta (+21%). Cresce anche la superficie di terra destinata a questo tipo di agricoltura (+5,4%) e il numero di operatori nel settore (55.433).
“Dal punto di vista normativo, il Governo sta cercando di dotare il settore di un quadro normativo adeguato che deve accompagnare l’aumento della sensibilità pubblica in questo ambito”, spiega l’On. Massimo Fiorio, Commissione Agricoltura della Camera.
“L’educazione dei più piccoli è fondamentale perché le buone pratiche alimentari si diffondano. A causa di ritmi di vita sempre più frenetici, la scuola è ormai sempre più spesso il posto dove viene consumato forse l’unico pasto importante della giornata di un bambino ed è perciò importante che venga fatto bene”, aggiunge il Dott. Riccardo Monaco, presidente dell’associazioni nutrizionisti professionisti italiani. La buona alimentazione aiuta infatti anche sul piano della prevenzione sanitaria: dal sovrappeso o dall’obesità che si possono manifestare durante l’infanzia conseguono ad esempio patologie respiratorie e cardiologiche “il cui costo per la cura è molto più alto di quello che potrebbe essere l’investimento in uno stile alimentare sano nella mensa della scuola”.
(Elena Leoparco - www.helpconsumatori.it)
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