L’educazione alimentare a scuola la fanno tutti. C’è chi insegna le filastrocche sui colori della frutta, chi propone gli album di figurine sull’integrazione di calcio, chi si ferma a due classici: gruppi di nutrienti e piramide alimentare. L’ultimo trend invece è andare in gita ad Expo, un po’ come fosse Gardaland o lo zoo, sperando che così gli studenti imparino qualcosa in più sul cibo e come la sua produzione sia connessa alle nostre vite.
Gli ideatori di Saluteducazione.it* hanno un altro modo di fare educazione alimentare. Qualche anno fa hanno creato “ALI(per le)MENTI”, un intervento educativo di 9 ore portato in diverse sezioni delle medie dell’istituto comprensivo Val Rendena e Mezzolombardo (210 ragazzi circa). In un caso, il contributo è stato inserito all’interno di un progetto didattico più articolato e complesso chiamato “Quotidianità consapevole per un futuro sostenibile”**. Nel secondo caso, abbiamo potuto passare 11 ore con ogni classe, allargando lo spettro delle esperienze.
Grazie alla preziosa collaborazione con i professori di scienze e italiano, in ogni classe abbiamo svolto diverse attività per chiarire anche gli aspetti più controversi del cibo di cui ci nutriamo. Innanzitutto, abbiamo stravolto la piramide alimentare classica, costruendone una basata sugli spot più visti dai ragazzi. In questo modo, ognuno ha potuto vedere con i propri occhi come la pubblicità di alimenti e bevande porti con sé un equilibrio distorto di nutrienti, fortemente sbilanciato verso grassi, sale e zuccheri, perlopiù cibo spazzatura. In secondo luogo, abbiamo decostruito gli spot alimentari, mettendone in luce le finalità commerciali (non sempre chiare per ragazze e ragazzi di 12 anni) e tutte le tecniche (immagini, montaggio e musiche) che portano verso un consumo incontrollato di cibo fin dalla più tenera età.
In seguito, abbiamo approfondito l’influenza del marchio nella percezione del gusto, assaggiando un alimento a loro familiare a occhi chiusi e a occhi aperti. Due volontari hanno assaggiato due alimenti molto simili (due crema alla nocciola) prima ad occhi chiusi, poi ad occhi aperti. Dopo ogni assaggio, dovevano riferire quale delle due era più dolce, più grassa e quale piacesse di più. Sono state trovate differenze tra la percezione ad occhi chiusi rispetto a quella ad occhi aperti ed è stato fatto notare loro come questa fosse dimostrazione di quanto confezione, colore e marchio incidano sulla percezione del gusto.
Alla fine dell’esperienza abbiamo rivelato loro il trucco: nei due vasetti era stato preventivamente messo lo stesso prodotto. Pertanto, le differenze percepite tra un vasetto e l’altro (molto più consistenti a occhi aperti) erano dovute solo all’influenza del marchio e non al contenuto in sé e per sé, che era sempre lo stesso. Questo ha lasciato la classe stupita e incredula, che ha potuto vedere con i propri occhi (e con le proprie papille) quanto lo spot e più in generale la costruzione dell’immaginario legato al prodotto influisca sulle percezioni.
Poi, abbiamo puntato l’obiettivo su zuccheri, sali e grassi in quanto giocano un ruolo fondamentale sulla percezione del gusto e contemporaneamente hanno importanti conseguenze negative sulla salute. Dopo aver imparato a leggere una tabella nutrizionale e una lista ingredienti grazie ad esercizi alla LIM, i ragazzi hanno dovuto indovinare il contenuto in zuccheri di 100 grammi di 8 alimenti da loro molto consumati e conosciuti (Nutella, Kinder Bueno, Vitasnella Cereal Yo, Coca-Cola, EstaThe, Succo di pera Zuegg, Kellogg’s Choco Krave, Milka Bubbly). Al momento di svelare i valori corretti, sono stati fatti approfondimenti anche sul relativo contenuto in grassi e sale, trovando similitudini inattese tra i vari cibi.
Infine è stato approfondito un ingrediente a scelta per ogni classe sulla base del quale è stata creata una storia inventata dagli studenti. Da questa è nato un filmato. L’obiettivo era di prendere in giro la classica comunicazione pubblicitaria, dicendo la verità sui cibi e proponendo un altro modo di alimentarsi. Il lavoro che abbiamo svolto si può approfondire anche sul nostro blog saluteducazione.wordpress.com. Com’è possibile vedere, ci siamo occupati di diversi alimenti, tutto nell’ottica di contrastare lo strapotere della comunicazione sponsorizzata. Alla fine del percorso, dei questionari hanno permesso di controllare l’esito degli interventi.
Ottimi risultati sono stati raggiunti in merito alla consapevolezza della presenza di olio di palma nei cibi più consumati, dell’obiettivo degli spot pubblicitari di alimenti di vendere e non informare, dell’effetto ultimo degli spot televisivi sul comportamento dei giovani.
Utilizzando le stesse metodologie, svolgiamo anche progetti sul consumo consapevole di farmaci e quest’anno il nostro lavoro è stato riconosciuto con il premio MED Cesare Scurati 2015, riservato alle migliori buone pratiche in campo di educazione ai mezzi di comunicazione su scala nazionale. Questo dimostra come queste attività non siano improvvisate, ma frutto di studio, approfondimento e progettazione condivisa.
*Sergio Cattani, farmacista educatore, e Sofia Esposito, videomaker
** Coordinato dalla professoressa Saba Terzi e finanziato dal “Piano Giovani di Zona Val Rendena e Busa di Tione”, costruito dall’Istituto Comprensivo Val Rendena, con cui lo scorso anno c’è stata la collaborazione in merito a “VITAmine”, un progetto di educazione alimentare analogo (di cui è parlato su Il Fatto Alimentare).
(Sergio Cattani - www.ilfattoalimentare.it)
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