Il Parlamento europeo ha votato sulla proposta di direttiva della Commissione europea sulla clonazione animale, chiedendone un rafforzamento. Attualmente la clonazione non è utilizzata a fini di allevamento nell’Unione europea ma lo è in altri paesi come gli Usa, il Canada, l’Argentina, il Brasile e l’Australia. La proposta della Commissione intende vietare la clonazione a fini agricoli “temporaneamente” ma gli europarlamentari chiedono che il divieto non sia temporaneo e che riguardi anche l’importazione e l’immissione sul mercato della progenie di cloni animali, nonché del materiale germinale e degli alimenti provenienti da cloni animali e dalla loro progenie.
Nella relazione approvata con 529 voti a favore, 120 contrari e 57 astensioni, si afferma che “gli studi scientifici hanno evidenziato con prove schiaccianti che la clonazione animale costituisce un rischio per il benessere degli animali. La tecnica del trasferimento del nucleo di una cellula somatica genera anomalie placentari e fetali, che comportano uno scarso benessere e spesso notevole dolore alle madri surrogate utilizzate per la clonazione nonché ai figli. Ciò comporta inoltre naturalmente questioni etiche connesse alla giustificazione della tecnica clonale. La clonazione costituisce un problema estremamente delicato per i cittadini europei: ad esempio, un’indagine Eurobarometro risalente al 2010 evidenziava che il pubblico europeo non ritiene che la clonazione animale offra benefici, in quanto non sicura, iniqua e preoccupante, con una percentuale di appena il 18% di persone che hanno risposto a sostegno della tecnica”.
Il Parlamento europeo ricorda che, nel suo parere del 2008 sulla clonazione animale, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha concluso che la salute e il benessere di una quota rilevante di cloni sono risultati compromessi, spesso in maniera grave e con esito letale. Più specificamente, l’Efsa ha confermato che le genitrici surrogate utilizzate nella clonazione soffrono in particolare di disfunzioni della placenta, che contribuiscono ad aumentare il tasso degli aborti, con possibili conseguenze negative per la loro salute. Questo, insieme ad altri fattori, è la ragione della scarsa efficienza della tecnica (6-15% per i bovini e 6% per i suini) e della necessità di impiantare gli embrioni clonati in diverse madri surrogate per poter ottenere un clone. Anomalie nei cloni e dimensioni insolitamente grandi dei feti provocano inoltre parti difficili e decessi alla nascita. Tassi elevati di mortalità in tutte le fasi dello sviluppo sono caratteristici della tecnica della clonazione.
In merito alla sicurezza alimentare, la relazione dell’europarlamento ricorda che l’Efsa ha insistito sull’importanza di riconoscere i limiti della banca dati e ha concluso che la valutazione dei rischi è gravata da incognite derivanti dall’esiguo numero di studi disponibili, dalle ridotte dimensioni dei campioni esaminati e, in generale, dell’assenza di un approccio uniforme.
(Beniamino Bonardi - www.ilfattoalimentare.it)
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