IN PRIMO PIANO
Come sarà un mondo a +1,5 C

Il livello del mare si innalzerà da 5 a oltre 7 metri. L’acidificazione degli oceani si intensificherebbe, minacciando la catena della vita marina e la sopravvivenza di tutte le barriere coralline, mentre le foreste potrebbero morire a causa della siccità

«Un mondo “molto al di sotto dei 2°C ed entro gli 1,5°C” non è comunque il mondo che conosciamo e né la natura né le comunità vulnerabili sono al sicuro. Il limite di 1,5°C è una soglia minima di sopravvivenza per le popolazioni costiere e delle isole e per le specie in pericolo. Ed è plausibile che si possa mantenere una certa sicurezza alimentare». Ce lo ha detto molto chiaramente Stephan Singer, direttore Energia del WWF Internazionale ed esperto di dinamiche climatiche, commentando il testo finale proposto dal Presidente della COP21 a Parigi.  

Deve però esser chiaro che andare oltre 1,5°C di aumento medio globale delle temperature potrebbe voler dire scatenare un cambiamento climatico fuori controllo, come lo scioglimento inarrestabile di parti dell’Antartide e della Groenlandia, con un innalzamento del livello del mare da 5 a oltre 7 metri, nei secoli futuri. L’acidificazione degli oceani si intensificherebbe, minacciando la catena della vita marina e la sopravvivenza di tutte le barriere coralline, mentre le foreste potrebbero morire a causa della siccità e delle infestazioni in continuo aumento. 

Però anche in un mondo che riesce a limitare il riscaldamento globale saranno ancora urgentemente necessari l’adattamento e provvedimenti per far fronte alle emergenze. Abbiamo già superato di 1°C la temperatura media globale rispetto ai livelli preindustriali: gli eventi climatici estremi sono aumentati di numero e intensità a livello globale, l’innalzamento dei mari sta aumentando il ritmo di crescita. 

Quindi un mondo a +1,5°C richiede un’azione rapida e profonda per aumentare le risorse rinnovabili e l’efficienza energetica il più possibile, per eliminare completamente i combustibili fossili entro il 2050 al più tardi, per fermare la deforestazione in questo decennio e passare a un’agricoltura realmente sostenibile e a una politica di freno del consumo del suolo, contemporaneamente alla riduzione a zero delle emissioni di gas serra all’incirca entro l’inizio della seconda metà di questo secolo. 

Il mondo a +1,5°C richiede un cambiamento di rotta ampio e incisivo per investire fino a 2-3.000 miliardi di dollari americani annui in rinnovabili, in efficienza energetica, nell’utilizzo sostenibile della terra e delle foreste e in un sostegno finanziario significativamente maggiore a favore dei paesi poveri per la mitigazione e l’adattamento. 

Per tutte le economie mondiali, tutto ciò risulterà ancora meno oneroso rispetto alla somma dei sussidi che annualmente vengono dati dai Governi ai combustibili fossili e ai costi esternalizzati per il carbonio e l’inquinamento dell’aria (circa 5.000 miliardi di dollari americani annui) e i costi altissimi dei danni climatici o ai costi dell’adattamento previsti in un mondo oltre i +2°C. 

Il passaggio a un mondo “molto al di sotto di +2°C”, che si attesti su 1,5°C, richiede una revisione decisa e un rafforzamento degli impegni dei paesi (INDC) esistenti, in particolar modo di quelli delle nazioni sviluppate. Se gli INDC rimarranno così, sarà impossibile perseguire l’obiettivo di un mondo “molto al di sotto di +2°C”, che si attesti su 1,5°C.  

Per questo è importante che il mondo decida di stare sotto 1,5°C di aumento della temperatura: poi però è vitale che, da lunedì, faccia di tutto per starci davvero. E il mondo siamo tutti noi. (www.lastampa.it)




ASA Press / Le notizie di oggi