"Da alcune notti i cani abbaiavano vicino alla stalla e anche alle case. Avevo solo un sospetto. Purtroppo era vero". Così racconta al giornalista della Stampa Armando Cucchietti, agricoltore di frazione San Martino di Stroppo, dove l'altra notte un branco di cinque lupi ha attaccato e ucciso cinque capre. Si tratta dell'ennesimo attacco dei lupi alle greggi. In Piemonte, nel 2014, si sono registrati ben 164 "eventi predatori" (61 sono stati respinti) per un totale di 240 capi uccisi. Lo afferma la Cia regionale, spiegando che è tempo di pensare seriamente a piani di contenimento del lupo.
A chiederlo non sono soltanto i margari e i pastori, sempre più preoccupati dagli attacchi subiti da mandrie e greggi anche nei giorni scorsi, ma anche un Ente pubblico, l'Uncem, l'Unione dei Comuni e delle Comunità montane piemontesi -spiega la Cia-. La presenza dei grandi carnivori rappresenta ormai un elemento di grave criticità per chi lavora sulle Alpi. Il problema è reale e va risolto. Se deve trovare un nuovo equilibrio che tenga conto della necessità di salvaguardare la biodiversità animale, ma anche e soprattutto delle esigenze di pastori e margari. Classificati negli ultimi decenni del secolo scorso come "specie a rischio di estinzione" e resi perciò intoccabili a norma di apposite convenzioni internazionali (quella relativa al lupo venne firmata a Berna nel settembre 1979), i lupi non solo non corrono più alcun rischio di estinguersi, ma al contrario rischiano di far estinguere la pastorizia e l'alpeggio.
Le misure di prevenzione proposte, recinzioni elettrificate e cani da difesa, sono per lo più inefficaci e solo in alcune situazioni utilizzabili. Nessun rimborso, inoltre, può ripagare i margari e i pastori del danno subito, dello stress imposto, del venir meno del senso del proprio lavoro.
In Francia i pastori che si sentono minacciati possono sparare ai lupi. Molte nazioni, che di solito gli italiani ritengono più civili e democratiche (certamente più pratiche ed efficienti!) quali Svezia, Norvegia, Svizzera e Usa, hanno deciso di tenere sotto controllo le popolazioni dei lupi consentendo per legge l'abbattimento dei numeri in eccesso. In Italia invece continua a prevalere un certo paleo-ambientalismo che vorrebbe a favorire, se non addirittura a stimolare, il rinselvatichimento delle terre alte, a discapito degli uomini che ne sarebbero degli occupanti abusivi. Ma -avverte la Cia del Piemonte- se non si cambia rotta, la conseguenza sarà l'abbandono della montagna, con gravissimi contraccolpi negativi tanto sul piano socio-economico quanto su quello ambientale. La presenza attiva dell'uomo che usa l'ambiente che lo circonda con rispetto, come fanno i pastori e i margari, è la condizione per il recupero, la salvaguardia e la valorizzazione della montagna. (www.cia.it)
ASA Press / Le notizie di oggi