Solo il 23% delle specie e il 16% degli habitat in Europa godono di un buono stato di conservazione. L’agricoltura intensiva, le infrastrutture energetiche e di trasporto dannose, sono identificate come le cause principali del declino e del degrado del patrimonio naturale in corso. Un esempio di questa situazione è la condizione drammatica in cui versano fiumi, zone umide e laghi, con il 51% degli habitat nelle zone umide in un cattivo stato di conservazione.
Lo rileva il nuovo Rapporto sullo Stato della Natura in Europa presentato oggi dalla Commissione Europea e che conferma le cattive condizioni della natura in tutta Europa. Nelle conclusioni del Rapporto, però, la Commissione riconosce il contributo fondamentale svolto dalla Rete Natura 2000 a tutela degli habitat e delle specie a rischio. Insomma, una gestione adeguata può consentire la ripresa dei sistemi naturali.
“Il presidente Juncker dovrebbe leggere attentamente il rapporto preparato dalla Commissione e indicare quali siano gli strumenti adeguati per salvare la natura in Europa e come da questi si debba partire per sostenere la ripresa della nostra economia - commenta Tony Long, direttore dell’European Policy Office del Wwf - L’Europa possiede un’ enorme ricchezza che deve essere difesa dalle minacce crescenti che vengono dall’agricoltura intensiva e da scelte di sviluppo energetico e di trasporto insostenibili. Esistono buone pratiche per gestire la natura e queste hanno sempre ripagato”.
Per il Wwf è fondamentale che venga confermata l’efficacia delle Direttive europee Habitat e Uccelli (le Direttive sulla Natura) quando nei prossimi mesi saranno chiamati a decidere sul futuro di queste direttive e che sia riconosciuto il loro ruolo di strumenti fondamentali per assicurare la conservazione della natura in Europa. Oltre centomila cittadini europei hanno già chiesto alla Commissione Europea di difendere queste Direttive.
Con l'occasione, il Wwf sottolinea un esempio di ‘cattiva gestione’ degli habitat: negli ultimi 5 anni in Italia è andato crescendo il consumo di legna da ardere. L’Italia è il primo mercato europeo, importando milioni di tonnellate di questo prodotto, ma ne consuma molte di più. Per questo le nostre foreste sono sempre più ceduate e gestite solo per produrre legna da ardere con una seria mancanza di piani di gestione a lungo termine, pianificazioni strategiche e di sistema.
In alcune regioni tali interventi sono svolti senza le necessarie valutazioni. Il mercato della legna da ardere e l’abuso del consumo di legna per tali fini rischia di compromettere la stabilità dei nostri habitat forestali, sempre più foreste ma di poca o scarsa qualità, insomma, foreste sempre più silenziose. (www.adnkronos.com)
ASA Press / Le notizie di oggi