Tra le realtà d’eccellenza in Italia, il progetto “agricoltura sociale in Lombardia”: presentato il rapporto con i risultati della prima mappatura delle 54 realtà agrisociali aderenti
Il vicepresidente della commissione Agricoltura della Camera Massimo Fiorio ha annunciato oggi l’approvazione definitiva della legge sull’agricoltura sociale che un mese fa era stata approvata dal Senato.
Una notizia rilevante per tutte le realtà che in Italia coniugano imprenditorialità in ambito agricolo e attenzione al sociale, come il progetto Agricoltura Sociale Lombardia, patrocinato da Regione Lombardia e promosso dalle Province di Bergamo, Como, Lecco, Lodi, Mantova, Milano e Monza Brianza.
1.411 lavoratori tra i quali 255 persone con disabilità e 166 in condizione di disagio sociale: sono solo alcuni dei numeri emersi dalla prima mappatura delle 54 realtà aderenti al progetto lombardo. Il rapporto, realizzato da For.Ma – Mantova con la collaborazione di AIAB Lombardia che ha curato la somministrazione delle interviste, consente di comprendere le ragioni che hanno spinto le imprese a scegliere la strada dell’agricoltura sociale. Una sorta di prima “carta d’identità strutturata” da consolidare, in un prossimo futuro, anche grazie all’adesione delle altre province lombarde, in un vero e proprio Osservatorio dell’agricoltura sociale lombarda capace di salvaguardarne le differenze interne e di costituirsi in strumento dinamico di conoscenza e di comunicazione.
Le imprese coinvolte nel progetto sono sia cooperative sociali che hanno scelto di avviare sperimentazioni professionali legate all’agricoltura per offrire nuove opportunità ai propri ospiti, sia aziende agricole che si sono aperte a iniziative sociali coinvolgendo direttamente soggetti “deboli”. Il 63% è una società cooperativa, e non a caso la maggioranza delle intervistate richiama esplicitamente l'inclusione socio-lavorativa di persone disabili o in condizione di disagio sociale come carattere qualificante. Ma anche le realtà più orientate all’ambito agricolo spiegano che la decisione di dedicare una parte di azienda al sociale deriva dall’aver compreso l’importanza e le potenzialità dell’agricoltura per la promozione delle persone, la loro valorizzazione, e per la realizzazione di un modello nuovo e partecipato di welfare. Nel descrivere la propria attività, uno degli intervistati ha evidenziato che «è agri-sociale quell’azienda che, nel condurre attività prettamente agricola e produttivamente sostenibile, offre l’opportunità di formazione al lavoro, orientamento lavorativo, o vero e proprio inserimento lavorativo a soggetti che altrimenti avrebbero poche/nessuna occasione per lavorare né nell’industria, né nel settore terziario, né in agricoltura. É un’azienda, dunque, che deve fare i conti ed essere competitiva sia nella qualità sia nell’attenzione al mercato e ai consumatori, pur inglobando nella produzione persone svantaggiate, che dovrebbero diventare un valore aggiunto e non un diminuendo.»
Da rilevare anche l’importanza delle reti territoriali, rimarcata da molte delle esperienze mappate che hanno origine dalle esigenze del territorio (11,3%): contingenti, come le difficoltà occupazionali introdotte dalla crisi economica o strutturali, come l'incidenza della popolazione in condizioni di disagio che richiede di differenziare le forme di intervento o come la necessaria relazione culturale da ristabilire con "la terra" che emerge in un caso milanese.
Non mancano inoltre motivazioni più personali, come la presenza in famiglia di un soggetto svantaggiato, e idealistiche come la volontà di promuovere il consumo biologico e locale, il desiderio di dare un’impronta etica al lavoro e promuovere attività educative per bambini e adulti.
Molto variegate anche le attività realizzate dalle singole realtà, anche se la coltivazione di ortaggi è sicuramente l'attività agricola più diffusa, specie nella forma "in piena aria", praticata da quasi i due terzi del totale (64,2%), ma anche nella forma "in serra", comunque praticata da oltre un terzo (37,7%). Seguono attività connesse all'agricoltura come la creazione e manutenzione di giardini, aiuole e spazi verdi (praticate dal 34%), l'allevamento di pollame e altri volatili (30,2%), le colture frutticole (26,4%), l'allevamento di ovini e caprini (22,6%) o di bovini (18,9 %) e l'apicoltura (18,9%). Il 61,1% inoltre realizza attività ricreative e sociali, di fattoria didattica (44,4%) e progetti formativi (42,6%). In alcuni casi si evidenzia l’interesse anche per progetti connessi alla green economy (energie rinnovabili, produzione di biomasse, compostaggio).
Il rapporto completo è disponibile al link http://bit.ly/AgricolturaSocialeLombardia_ReportMappatura.
Agricoltura Sociale Lombardia nasce per sviluppare e promuovere nel territorio lombardo un modello pensato per implementare l’inclusione socio-lavorativa di persone con disabilità (psichica, intellettiva, fisica) ma anche in situazioni di difficoltà (tossicodipendenza, detenzione, minori a rischio, vittime di violenza), per rispondere in modo concreto ed efficace anche alle nuove emergenze sociali. Un’opportunità per garantire loro esperienze formative e professionalizzanti, valorizzando le capacità individuali e aumentando il grado di autonomia, fornendo al contempo gli strumenti per poter ottenere maggiori opportunità lavorative future. Inoltre la maggioranza delle realtà agrisociali coinvolte ha anche avviato una produzione biologica basata sul principio del Km 0: l’unione tra prodotto di qualità e il forte valore etico porta quindi a un progetto ad alto impatto positivo sul territorio, garantendo tutela ambientale e nuovi modelli sociali.
INFO:
www.agricolturasocialelombardia.it - info@agricolturasocialelombardia.it
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ASA Press / Le notizie di oggi