A stimare la quantità di cibo sprecato è uno studio Ue svolto dal Joint Research Centre che ha calcolato anche l'impronta di acqua e azoto relativa ai rifiuti alimentari dei cittadini europei
Un nuovo studio dei ricercatori del Joint Research Centre ha analizzato i dati statistici disponibili sui rifiuti alimentari dei consumatori europei, stimando uno spreco medio di 123 kg pro capite all'anno ovvero il 16% di tutto il cibo acquistato dai consumatori. Quasi l'80% (97 kg) dello spreco è evitabile in quanto cibo ancora commestibile, che si traduce in 47 milioni di tonnellate di potenziali non rifiuti alimentari ogni anno. Gli scienziati del JCR che hanno effettuato la ricerca, hanno anche calcolato i consumi di risorse idriche e azoto associati ai rifiuti alimentari evitabili.
Lo studio dal nome "Lost water and nitrogen resources due to EU consumer food waste", si basa su dati provenienti da sei Stati membri: Regno Unito, Paesi Bassi, Danimarca, Finlandia, Germania e Romania; dove differenti stili di vita e potere d'acquisto costituiscono determinano modelli di consumo e di spreco differenti. Tenendo conto dell'incertezza lo studio ha stimato la quantità di rifiuti di cibo evitabili, distinguendo tra diversi gruppi di prodotti alimentari. I rifiuti alimentari del consumatore medio dell'Unione europea, per esempio, sono stimabili tra 45 a 153 kg pro capite all'anno.
L'acqua blu (risorse superficiali e sotterranee): l'impronta associata a questo spreco alimentare evitabile è in media 27 litri pro capite al giorno, una cifra leggermente superiore alla media UE dei consumi di acqua. L'acqua verde (o acqua piovana): l'impronta è di 294 litri pro capite al giorno, equivalenti per esempio alla quantità di acqua impegnata nella produzione delle colture in Spagna.
La quantità di azoto contenuta nei rifiuti alimentari evitabili è in media di 0,68 kg pro capite all'anno, mentre l'impronta di azoto derivante dalla produzione alimentare è di 2,74 kg pro capite all'anno, ossia la stessa quantità utilizzata in fertilizzanti minerali da Regno Unito e Germania messe assieme.
Verdura, frutta e cereali rappresentano gli alimenti più sprecati rispetto agli altri gruppi alimentari in quanto tendono ad avere una durata più breve e sono i più acquistati perché generalmente più economici di altri prodotti come ad esempio la carne. Anche se le quantità di carne sprecata è inferiore se paragonata agli altri gruppi alimentari, quest'ultima è quella con un maggiore impatto in quanto la sua produzione è vincolata ad altro tasso di consumo di risorse. In altre parole, una piccola riduzione della quantità di carne sprecata equivale ad una grande riduzione di sprechi in risorse idriche e azoto.
In un mondo con risorse limitate, la sicurezza alimentare può essere raggiunta solo da un uso più sostenibile delle risorse, insieme con adattamenti al nostro comportamento di consumo, tra cui la riduzione o, idealmente, l'eliminazione dei rifiuti alimentari. (Luigi Vendola - www.ecodallecitta.it)
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