Aumenta anche il numero di imprese agricole, con un saldo positivo su base trimestrale come non si vedeva dal 2010.
Le previsioni positive per l'economia italiana, congiuntamente alle attese di una manovra economica espansiva e al recupero del potere d'acquisto delle famiglie hanno spinto in alto la fiducia di imprese e famiglie, ai massimi da dieci anni. Anche in campagna e tra le industrie alimentari, rilevano Ismea e Unioncamere nel consueto appuntamento con AgrOsserva - l'Osservatorio sulla congiuntura dell'agroalimentare italiano - migliorano nel terzo trimestre dell'anno gli indici di fiducia elaborati dall' Ismea, a partire dai giudizi espressi dal panel di aziende agricole e di industrie di trasformazione alimentare. La buona tenuta dell'export e la lieve ripresa della domanda nazionale, in un contesto caratterizzato dalle buone condizioni meteo-climatiche, da costi di produzione in lieve flessione - specie per le voci energetiche e per i mangimi - e da prezzi all'origine ancora in rialzo nel confronto tendenziale, sono stati percepiti positivamente dagli operatori agroalimentari.
In particolare un maggior ottimismo è stato espresso dalle aziende vitivinicole, che, complice il positivo risultato vendemmiale e il buon apprezzamento dei vini di qualità sul mercato nazionale ed estero, continuano a mantenere il valore più alto dell'indice di fiducia nel ranking settoriale. Positivo e in miglioramento annuale anche l'indice della fiducia delle imprese olivicole, per le quali il raccolto di quest'anno si profila più copioso di quello eccezionalmente scarso dello scorso anno. Permane, al contrario, una situazione ancora piuttosto critica nel settore lattiero caseario, dove la bassa remunerazione del prezzo del latte alla stalla e il continuo ridimensionamento dei consumi nazionali di latte e formaggi, si stanno riverberando negativamente sul sentiment delle aziende del settore.
Sul fronte dei listini agricoli, sulla scia del nuovo affondo dei prezzi internazionali delle materie prime, anche in Italia si è registrato un ulteriore cedimento su base congiunturale. Con un valore pari a 115,4, l'Indice "core" elaborato dall'Ismea - indicatore che esclude le quotazioni a più elevata volatilità, relative a frutta e ortaggi freschi, per cogliere la tendenza di fondo dei prezzi agricoli nazionali - attesta una tendenza deflativa, determinata da un calo di 2,6 punti percentuali rispetto al terzo trimestre del 2014. Di converso, l'indice generale, comprensivo dei prezzi di frutta e ortaggi freschi, ha segnato un aumento medio del 4,4% su base annua, mentre è rimasto pressoché stazionario su base trimestrale (-0,1%).
Ancora positivo l'andamento delle vendite all'estero, nonostante la frenata della crescita delle economie emergenti. Nei primi nove mesi del 2015, l'export di prodotti agroalimentari italiani, agevolato anche dalla debolezza della valuta comunitaria, ha quasi sfiorato i 27 miliardi di euro, a fronte dei 25 miliardi conseguiti nello stesso periodo del 2014. In termini percentuali, la crescita, su base annua, è del 7,8%, maggiore di quella del 4,2% registrata contestualmente dall'export italiano complessivo.
Circa i consumi nazionali, i dati Ismea-Nielsen relativi ai primi otto mesi del 2015, confermano che gli acquisti domestici di prodotti alimentari confezionati (peso fisso), bevande incluse, stanno seguendo una tendenza positiva, registrando un +2,2%, in valore, su base annua. Il dato rimane critico quando invece si considerano i prodotti a peso variabile, soprattutto per il trend negativo seguito dai consumi di carni, formaggi e salumi: in questo caso, infatti, il confronto con i primi otto mesi del 2014 risulta sfavorevole e quantificabile in una flessione di circa tre punti percentuali. Ciononostante, nel loro complesso, gli acquisti di prodotti alimentari hanno spuntato un +0,2% sul periodo corrispondente del 2014.
Quanto all'evoluzione del tessuto imprenditoriale nel settore agroalimentare, le elaborazioni Unioncamere-Si.Camera su dati Infocamere, rivelano un terzo trimestre positivo sia nel settore primario che nella trasformazione industriale. In particolare tra luglio e settembre si contano, infatti, 356 imprese agricole in più, un saldo positivo nel terzo trimestre come non si vedeva dal 2010. Analogamente a quanto si riscontra per il sistema imprenditoriale italiano nel suo complesso, anche per l'agricoltura si rileva un progressivo avvicinamento alle dinamiche pre-crisi. Al 30 settembre 2015 lo stock delle imprese registrate nel settore ammonta a 748.439 unità, incidendo per il 12,4% sul totale delle imprese. In ottica tendenziale, il saldo si mantiene ancora in terreno negativo, ma sempre all'insegna di un miglioramento. Tra il terzo trimestre del 2014 ed il terzo trimestre del 2015, infatti, si contano 10.398 imprese agricole in meno, un saldo decisamente più contenuto rispetto a quello registrato l'anno precedente (-20.020 unità) e il migliore dal 2010. In termini percentuali la flessione è stata del -1,4%.
Ad offrire l'apporto più significativo al saldo trimestrale sono le imprese degli under 35 (+909 unità), seguite da quelle gestite da donne (+363), mentre più contenuto, ma pur sempre positivo, è il contributo fornito dall'imprenditoria straniera (+147), categoria che è l'unica a far registrare un saldo positivo anche su base annua. Il terzo trimestre del 2015 rivela dinamiche positive anche per l'industria alimentare che fa registrare 300 imprese in più rispetto al trimestre precedente, per un totale di 69.811 unità produttive nel comparto manifatturiero in esame, corrispondenti ad un incremento di 0,4 punti percentuali.
Quanto infine alle prospettive future, il rapporto elaborato da Ismea e Unioncamere indica come principali fattori di incertezza a livello internazionale il rischio di una frenata degli emergenti ancora più accentuata rispetto a quanto indicato dalle statistiche ufficiali, almeno sul piano economico-finanziario e l'impatto destabilizzante sull'economia legato ai recenti attacchi terroristici. (www.ismea.it)
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