È una delle proposte che il presidente dell’Inps, Tito Boeri, sottoporrà al governo
Il caporalato nei campi si combatterà anche attraverso i droni. È una delle proposte che il presidente dell’Inps, Tito Boeri, porterà domani alla Cabina di regia per la “Rete del lavoro agricolo di qualità”, che si riunirà per mettere a punto il piano, da presentare al governo, in modo da sferrare un duro colpo allo sfruttamento dei lavoratori agricoli ed evitare che si ripetano gravi episodi come quelli accaduti questa estate nei vigneti pugliesi.
TELECAMERE IN VOLO SUI CAMPI
L’idea è quella di «affiancare dei droni “sentinella” all’attività di controllo esercitata dagli ispettori sul territorio, specialmente nelle zone a rischio caporalato», anticipa all’Adnkronos il presidente della Cabina di regia, Fabio Vitale, capo della Direzione centrale Vigilanza, Prevenzione e Contrasto all’economia sommersa dell’Inps. Ma oltre ai droni, sono alla studio altre misure come ad esempio, «l’estensione del reato penale di intermediazione illecita a tutti gli anelli della filiera agricole e dunque, anche a chi utilizza manodopera illegalmente. Inoltre si pensa anche ad una omogenizzazione dei salari minimi in agricoltura visto che i contratti sono un centinaio e su base provinciale». «Siamo di fronte a un vero e proprio schiavismo del Terzo millennio - denuncia Vitale - quanti sono infatti i braccianti che muoiono nei campi e dei quali non si sa nulla perché clandestini? Quanti di loro non hanno dietro famiglie che possano denunciarne la scomparsa come è avvenuto per i lavoratori italiani questa estate?».
L’OMBRA DELLE MAFIE
«ll caporalato è talmente forte nei territori dove opera, che - sostiene Vitale - i nostri ispettori devono andare insieme ai Carabinieri a fare gli accertamenti e spesso sono esposti a denunce, anche perché i caporali sono forti da un punto di vista economico e, il più delle volte, sono collegati alla ’ndrangheta, a cosa nostra e alla camorra». Non a caso le zone più critiche sono al Sud, in Puglia (nel foggiano), Calabria, Campania (casertano) e Sicilia. La “Rete del lavoro agricolo di qualità” intende «creare una griglia per ristabilire la legalità nel settore agricolo» spiega ancora il capo della Cabina di regia che segnala già un buon numero di domande di iscrizione di aziende agricole strutturate (in Italia sono circa 200 mila) dalla partenza ufficiale del 1 settembre. Le aziende infatti, vi aderiscono per ottenere una certificazione etica e di qualità e Vitale intende applicare un modello procedurale sul controllo di qualità, longitudinale, già adottato per la lotta lavoro nero. La “Rete” prevede inoltre l’allineamento del sistema contributivo con altri settori, con «cadenza mensile piuttosto che trimestrale, in modo da controllare con maggiore efficacia» prosegue Vitale. «La filosofia del pacchetto che sarà presentato - conclude Vitale - è quella di anticipare i vari momenti di interlocuzione con il mondo agricolo attraverso le comunicazioni preventive».
(www.lastampa.it)
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