Lo chiedono cittadini di otto Paesi secondo una ricerca Doxa
Il cibo nel 2050? I consumatori lo vorrebbero più controllato, sicuro, e per certi versi "democratico, accessibile a tutti", ma se lo aspettano anche "freddo, sterile, standardizzato". Questo il risultato di un'indagine svolta da Doxa per Coop e presentata oggi a Expo. Lo studio ha indagato le aspettative, i desideri e i timori dei cittadini di otto Paesi del mondo - Italia, Germania, Uk, Usa, Russia, Cina, India e Brasile - e una parte dei risultati è stata presentata oggi a Expo, nel corso della tavola rotonda organizzata da Coop Italia, "Il futuro del cibo, bene comune".
"In tre generazioni tutto è cambiato - ha spiegato l'ad di Doxa, Vilma Scarpino -. Oggi c'è maggiore consapevolezza razionale del rapporto tra benessere e cibo. Non c'è più l'idea che il cibo serve a sfamare la popolazione o la famiglia, non c'è l'idea che si può consumare qualsiasi cibo che l'industria fornisce, ma c'è l'idea che si debba per il proprio bene il meglio che il mercato offre. I consumatori sia spettano di avere un cibo sano, buono pur perdendo di fatto, i valori della territorialità della tradizione. Quindi un cibo sempre più globalizzante e globalizzato". Secondo gli intervistati (6400 in totale) a decidere delle caratteristiche del cibo del futuro dovranno essere soprattutto i cittadini, seguiti dal mercato e dall'industria. "Meno - sottolinea Scarpino - le istituzioni e i governi, che devono occuparsi più delle regole a tutela del cibo". In tutti gli otto Paesi considerati, quello che il 56% dei cittadini chiede è che il cibo sia buono e sicuro per tutti. In altri termini, che sia "cibo democratico".
A integrare i dati Doxa, durante l'evento è stata presentata una ricerca Nielsen da cui emerge quello che potrebbe essere il futuro dei produttori e della grande distribuzione. Già nel 2020, sostiene l'indagine, il 20% delle vendite di beni di largo consumo saranno online, fatti nel 90% dei casi da smartphone o tablet. Già oggi il 50% dei consumatori legge le etichette per informarsi sugli aspetti nutrizionali dei prodotti e il 33% le famiglie componenti con problemi di salute che influenzano le scelte di cosa e dove comprare. Tutto ciò, tenendo conto che il 79% della classe media sarà nei Paesi emergenti entro il 2030, 70% della popolazione mondiale vivrà nelle grandi città intorno al 2050 e che il 15% della popolazione mondiale è ancora sottonutrita. I dati delle due ricerche sono stati commentati dal teologo Vito Mancuso, dall'economista Giacomo Vaciago, dal ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina e dal presidente di Coop Italia, Marco Pedroni. Il presidente di Ancc-Coop, Stefano Bassi, ha sottolineato inoltre l'impegno di Coop nello studio e nello sviluppo del percorso del cibo del futuro. "Tre - ha detto - saranno gli incontri attraverso i quali Coop vuole spiegare il suo impegno nel sviluppare un'idea su un reale cibo del futuro basato sulle idee, le aspettative e i timori dei cittadini del mondo: mangiare è un atto politico, il cibo che vogliamo è il cibo di tutti". (www.ansa.it)
ASA Press / Le notizie di oggi