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Giardini pensili, se la salvezza delle metropoli cresce sui tetti

Ecologici, economici e funzionali, i roof garden potrebbero essere la chiave per aumentare la qualità della vita delle grandi città. Sono sempre più numerosi gli studi di architettura che realizzano idee innovative

I giardini pensili hanno una storia lunga millenni. In principio fu Babilonia, poi vennero i tetti verdi scandinavi e islandesi e ancora i terrazzamenti dei parchi italiani rinascimentali. Dopo secoli di oblio architetti, paesaggisti, botanici e naturalisti riscoprono l'antica tecnica del tetto verde che diventa un'icona progettuale tra le più frequentate della fine del Novecento e del nuovo millennio. Città e territori fortemente antropizzati, inquinamento atmosferico, verde urbano ridotto al lumicino o poco curato, riscaldamento climatico, aumento delle piogge torrenziali sono solo alcuni dei motivi che stanno incentivando l'utilizzo del giardino pensile nelle sue due forme, estensiva e intensiva, in edifici di nuova progettazione ma anche nel settore delle ristrutturazioni.
Babilonia o Ninive? L'archetipo, come detto, fu Babilonia, una delle più note fra le sette meraviglie del mondo antico, ampiamente rappresentata dai pittori nel corso dei secoli. Un mito messo in discussione da Stephanie Dalley, docente di assirologia a Oxford, che ha passato gli ultimi vent'anni a studiare la reale collocazione dei mitici giardini pensili dell'antichità e ha condensato tutto il suo sapere in The Mystery of the Hanging Garden of Babylon, edizioni Oxford University Press. La studiosa demolisce tutte le ipotesi tradizionali, date per acquisite da più di un secolo. I celeberrimi giardini, ha stabilito, non erano a Babilonia, al centro dell'Iraq attuale, ma 500 chilometri più a nord, a Ninive. E non furono ideati da Nabucodonosor II, sul trono fra il 605 e il 562 avanti Cristo, bensì, un secolo prima, dal predecessore Sennacherib, costruttore del primo acquedotto al mondo, 50 chilometri di condutture dalle sorgenti di montagna a Ninive, appunto. Numerosi i documenti raccolti dall'archeologa inglese a supporto della sua tesi. Tra gli altri, un bassorilievo conservato nei depositi del British Museum che rappresenta il palazzo di Ninive durante il regno di Assurbanipal: raffigura giardini sopraelevati molto simili a quelli descritti dagli antichi storici, mentre a Babilonia nessuno ha mai trovato prove della loro esistenza, nonostante decenni di scavi condotti soprattutto da spedizioni archeologiche tedesche. (www.repubblica.it)



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