LUOGHI
Gambellara e i suoi vini “vulcanici”

Qui davvero si sente la mineralità

Dobbiamo ammetterlo, il termine “minerale” (usato come aggettivo riferito a odori e gusto di un vino) oggi è molto abusato. Sono troppi i vini nei quali si va a cercare (anche se non c’è) la “mineralità”, perchè così pare di moda…

I primi – forse gli unici, ma almeno i pochi – vini che possono sicuramente sapere di “minerale” sono quelli vulcanici, ottenuti cioè da vigne piantate in zone vulcaniche, anticamente o anche recentemente attive. Da alcuni anni esiste una “Carta delle Doc vulcaniche d’Italia” e non arrivano a venti. Tredici di queste si sono presentate con i loro vini a Gambellara, provincia di Vicenza, dove si è svolta a metà maggio la prima edizione di “Garganica”, una due-giorni dedicata alla scoperta dei vini vulcanici del Gambellara doc e delle altre 13 zone che hanno partecipato alla degustazione aperta al pubblico in Palazzo Cera, sede del Consorzio dei produttori locali.

Oltre a quasi tutti gli imbottigliatori di Gambellara (presenti 12 su 20), i visitatori hanno potuto degustare vini di aziende appartenenti alle zone Doc: Soave, Durello, Colli Euganei, Bianco di Pitigliano e Sovana, Orvieto, Tuscia, Frascati, Sardegna, Vulture, Ischia, Etna, Vesuvio, Milo. Ad accompagnare il confronto con il calice in mano è stata una sfiziosa disfida gastronomica tra il capretto bianco di Gambellara, abbinato al Gambellara Doc Classico e il coniglio all’ischitana, abbinato al’Ischia Bianco Doc. Animazioni, banchi d’assaggio, diversi momenti culturali e una cena finale hanno completato il programma della giornata.

Io mi sono ovviamente concentrato sul territorio, i vigneti e i vini di Gambellara. E così ecco riscoprire un territorio collinare di grande bellezza, colline non toccate dall’urbanizzazione, filari ben tenuti, cantine (a parte un paio di colossi come la Cantina sociale e la Zonin spa) di piccole e medie dimensioni nelle quali si lavora con estremo rigore per far uscire sempre più netto il valore tipico e unico delle uve Garganega di questa piccola zona vulcanica al confine tra le province di Verona e Vicenza, rinomata per i suoi vini dalla forte mineralità e i suoi sapori inconfondibili.

L’assaggio guidato dal sommelier professionista Enrico Fiorini, campione veneto Ais, è stato preceduto da un convegno cui hanno partecipato con il presidente del Consorzio Giuseppe Zonin e il direttore Franco Cavallon, il presidente della Strada del Recioto e dei vini Gambellara, Luca Framarin, Lucio Brancadoro docente universitario e collaboratore di Attilio Scienza, Diego Tomasi ricercatore del Centro Studi di Conegliano, che ha fatto parte della équipe che nel 2004 ha terminato lo studio di zonizzazione dell’area produttiva, individuando sette zone.

La zonazione, si sa, non è per fare una classifica di merito, ma per mettere in evidenza le caratteristiche di ogni terreno e microclima anche nell’ambito della medesima Doc, affinché il coltivatore, conoscendo bene i punti di forza delle sue vigne, possa mettere l’impegno là dove va messo per fare un ottimo vino. Il basalto colonnaro di origine vulcanica che caratterizza il sottosuolo di Gambellara (lo stesso che si trova nella zona del Reno e della Mosella) è ricco di potassio (un toccasana per la vite), molto fertile e di grande mineralità. Citato già in testi del secolo XIII, il vitigno Garganega è sempre stato riconosciuto anche di grande adattabilità alle fasi stagionali poco favorevoli e resistente alle malattie.

Se ne è avuta dimostrazione nella degustazione, con l’assaggio di quattro Gambellara 2013 e 2014. Componenti aromatiche e sapori floreali, di frutta anche esotica, agrumi e…tanta mineralità, perché il Gambellara è il fedele riflesso del territorio vulcanico. «Occorre riscoprire e riscrivere il Gambellara – ha detto Fiorini – nelle sue caratteristiche rare e anche nella longevità che può avere».

Dal 1972 il Consorzio Tutela Vini Gambellara è riferimento e garanzia per la produzione dei vini Doc: svolge attività di promozione e vigilanza affinché il consumatore abbia sulla tavola vini che, all’insegna del marchio della denominazione , offrano tutte quelle caratteristiche fisiche e organolettiche che solo le colline della zona a Doc Gambellara sanno offrire. E’ una realtà consortile relativamente piccola (i Comuni interessati sono quelli di Gambellara, Montorso Vicentino, Montebello Vicentino e Zermeghedo, poco più di 800 gli ettari coltivati) con due Denominazioni da valorizzare, il “Gambellara” (nelle tipologie “Gambellara”, anche Spumante, “Gambellara Classico” e “Gambellara Vin Santo”) e il “Recioto di Gambellara” nelle tipologie: “Spumante” e “Classico”.

«La Strada del Recioto - afferma il presidente Luca Framarin - si sviluppa nella zona più a ovest della provincia di Vicenza. Conta l’adesione di cantine vitivinicole oltre a strutture di ristorazione e ospitalità. Protagonista indiscussa è l’uva Garganega, pressoché esclusiva del Veneto occidentale, dalla quale si ottengono vini bianchi secchi, spumanti e passiti».

Sono apparsi anche nella zona di Gambellara i primi vini biologici certificati. La prima azienda in assoluto è stata quella di Davide Vignato che all’ultimo Vinitaly ha presentato annate 2013 di due cru di Gambellara Classico, “El Gian” e “Col Moenia”. Anche il Vin Santo è oggetto di attenzioni e sperimentazioni: c’è da credere che la volontà di giovani viticoltori riuscirà a riaffermare le qualità antiche di questo vino da fine pasto e da meditazione.

Prima di lasciare Gambellara non dimenticate una visita alla Casa Vinicola Zonin e al suo Museo del Vino: troverete tante curiosità e soprattutto tutte le bottiglie (acquistabili) provenienti dalle nove tenute Zonin dislocate nelle sette regioni italiane a maggiore vocazione vitivinicola: Veneto, Friuli, Piemonte, Lombardia, Toscana, Sicilia e Puglia. Si tratta di aziende modello, presidi di qualità e civiltà rurale, di rilievo paesaggistico e architettonico, perfettamente integrate con il territorio.

Roberto Vitali - ASA


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