Dal 2 novembre saranno smantellati, alcuni finiranno all'asta. Intanto l'Angola si aggiudica l'oscar per il miglior padiglione dell'Esposizione universale
Sono passati sei mesi e, come da programma, a 184 giorni dall'inaugurazione cala il sipario su Expo 2015. E adesso? Se l'Albero della vita resterà a Rho, che ne sarà dei 54 mastodontici padiglioni? Il 2 novembre inizieranno i lavori di smantellamento, poi ciascuno andrà incontro al proprio destino. Alcuni saranno "riciclati" nei Paesi di origine, altri verranno battuti all'asta. Intanto l'Angola si aggiudica il premio per il miglior padiglione.
Considerati i non pochi soldi spesi, buona parte dei Paesi ricicleranno, in patria o altrove, il proprio padiglione. I quattro silos della Svizzera diventeranno serre urbane in altrettanti cantoni elvetici. Il giardino botanico del Bahrain tornerà a lussureggiare nel Paese arabo. L'oasi del Padiglione degli Emirati Arabi Uniti sarà ricollocata a Masdar City. Mentre le sfere dell'Azerbaijan diventeranno un centro per la tutela della biodiversità nella capitale, Baku.
Alcuni padiglioni saranno riutilizzati per scopi sociali e progetti di cooperazione internazionale: il padiglione Don Bosco diventerà un centro giovanile in Ucraina, i container che compongono lo spazio del Principato di Monaco ospiteranno un centro della Croce Rossa in Burkina Faso. Il villaggio della onlus Save The Children troverà collocazione nel campo profughi di Jarahieh, in Libano. Il padiglione Coca Cola, che ha le dimensioni di un campo da basket regolamentare, resterà invece a Milano, per diventare un centro sportivo.
I Paesi che non riutilizzeranno le proprie strutture, come impongono le regole di Expo, dovranno comunque riciclare le parti in legno e quelle in ferro dei Padiglioni. E così il legno pregiato utilizzato per costruire i "semi" della Malesia, il teak, dopo lo smantellamento sarà rivenduto in Italia. Fine simile farà la struttura del padiglione Colombia, che sarà riciclata e reimpiegata in Italia per future costruzioni.
Molti Stati hanno poi deciso di donare le parti "simbolo" dei loro padiglioni: gli alberi più imponenti dell'Austria saranno ripiantati in una foresta nei pressi di Bolzano; l'alveare della Gran Bretagna diventerà un'opera d'arte urbana in patria; le colonne del Vietnam saranno donate al Comune di Alassio, in Liguria.
E poi ci sono quelli che proveranno a vendere le loro strutture, tutte o a pezzi. E' il caso del Brasile, che metterà all'asta anche l'ormai famosa rete, e del Belgio.
Saranno totalmente demoliti, invece, i padiglioni di Cina, Germania, Spagna, Thailandia, Qatar e Uruguay.
Quel che resta - Infine ci sono le strutture che resteranno: Palazzo Italia, Padiglione Zero e, come detto, l'Albero della Vita. Destino ancora incerto per Israele e per il Padiglione The Waterstone di Intesa Sanpaolo. Quest'ultimo, in particolare, potrebbe restare a Rho-Pero o essere ricollocato a Milano.
Tutti i premi - Non solo il padiglione dell'Angola ha ricevuto un premio nell'ambito dei Class Expo Pavilion Heritage Awards. La Repubblica Popolare Cinese si è aggiudicata il riconoscimento dedicato alla Recuperabilità del padiglione. Il premio dedicato al Miglior Cluster è stato assegnato a quello delle Zone Aride, il cui concept si basa sull'immagine della sabbia nel deserto.
Come migliore padiglione di un Unico Prodotto Alimentare è stato riconosciuto il Padiglione del Vino progettato da Italo Rota. Il padiglione di New Holland Agriculture, The sustainable farm pavilion, ha ottenuto il riconoscimento come miglior Padiglione Corporate. A Davide Rampello, curatore del Padiglione Zero, è stato assegnato il Premio Speciale al Personaggio Expo.
E ancora: al padiglione di Monaco è stato assegnato il Premio Speciale di Laureate. Infine, è stato nuovamente il pavilion dell'Angola ad aggiudicarsi il Premio Speciale World Association of Agronomists. Ha preceduto nella graduatoria i padiglioni di Colombia e Marocco. (www.tgcom24.mediaset.it)
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