AZIENDE E PRODOTTI
Un marchio 'doc' per il pane fresco, stop al precotto

In arrivo legge per garantire la distinzione

E' in arrivo una legge a tutela del pane fresco artigianale mirata a favorire una scelta consapevole dei consumatori e mettendo bene in chiaro la distinzione tra le pagnotte ancora calde dei forni artigianali piuttosto che il pane conservato o la baguette cotta al supermercato su base surgelata. La proposta di legge 'Disposizioni in materia di produzione e vendita del pane' presentata oggi alla Camera dal deputato Pd Giuseppe Romanini assieme ai cofirmatari Luca Sani e Nicodemo Oliverio e alle associazioni dei panificatori artigianali, pone seri paletti tra il pane fresco artigianale rispetto a quello conservato. Una "distinzione estremamente necessaria - si legge nel testo - non solo per i panificatori ma anche per gli acquirenti a cui la legge ha promesso fin dal 2007 di fornire gli elementi utili per compiere un acquisto oculato e comprendere se il pane che si compra è fresco artigianale o, ad esempio, sfornato ma prodotto con base surgelata o prodotto altrove, anche fuori dell'Unione europea".

"Mi piace definire questa proposta di legge un testo unico sul pane - commenta Romanini -. Con la legge Bersani 248 del 2006 si prevedeva la distinzione tra pane fresco artigianale e pane ottenuto da prodotti intermedi di panificazione da attuarsi con decreto legislativo che poi non ci fu, anche perché cadde il governo. Ora il governo ha ripreso il percorso su questo fronte ma il decreto non basta, ci vuole un nuovo e più attuale quadro legislativo". La proposta di legge prevede espressamente al comma 4 dell'articolo 2 che "è fatto divieto di utilizzare la denominazione di pane fresco per il pane destinato ad essere posto in vendita il giorno successivo a quello in cui è stato completato il processo produttivo, indipendentemente dalle modalità di conservazione adottate. Nonché per il pane posto in vendita successivamente al completamento della cottura di pane precotto, comunque conservato e per il pane ottenuto dalla cottura di prodotti intermedi di panificazione, comunque conservati".

Molto soddisfatte le associazioni dei panificatori artigianali, settore che in Italia vale 7 miliardi di euro e dà lavoro a 400 mila addetti operanti in 25.000 imprese, in gran parte di dimensioni familiari. Per Roberto Capello, presidente Fippa-Federazione italiana panificatori, questa proposta "sana una carenza legislativa profonda che deriva dal decreto Bersani e ha come obiettivo la chiarezza e la trasparenza nei confronti del consumatore". "Un'iniziativa legislativa di buona politica - commenta Gaetano Bergamo, direttore Assopanificatori Confesercenti -, fatta nell'interesse del consumatore. La proposta può garantire anche il ricambio generazionale delle imprese".

"Il mondo della panificazione ha subito un assedio negli ultimi dieci-dodici anni con una perdita di consumi di circa il 30% a causa della concorrenza della Gdo, del commercio abusivo, nonchè della crisi e delle tendenze dietetiche - osserva Claudio Conti, presidente di Assipan Confcommercio - Ma per le nostre imprese la sola produzione del pane non è più sufficiente. Non vogliamo fare i ristoratori, ma ci si consenta di fare qualcosa in più su questo fronte".

(Cristina Latessa – www.ansa.it)



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