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ASPETTANDO
EXPO 2015
A cura di Enza
Bettelli
Oliva Ascolana del Piceno DOP
La zona di produzione delle olive abbraccia
una vasta area con una novantina di comuni distribuiti tra le province
di Ascoli Piceno e Fermo nelle Marche e quella abruzzese di Teramo. Il
paesaggio che circonda Ascoli Piceno è percorso dal fiume Tronto
e da alcuni torrenti ed è molto variato grazie al verde delle montagne
e del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e del Parco Nazionale
dei Monti Sibillini che sono alle sue spalle e alle belle coste che si
affacciano sul Mare Adriatico. Nel centro storico della città,
che è sede vescovile, c’è la rinascimentale piazza
del Popolo, una delle più belle d’Italia, circondata da notevoli
palazzi e torri gentilizi in travertino.
1 - Ascoli, 2 - Teramo
Fermo è ancora più vicina
al mare, pur sorgendo sul Colle Sàbulo, ha un magnifico centro
storico medioevale, ed è una sosta culturale da non perdere alla
quale si può far seguire una visita ai numerosi calzaturifici dei
dintorni che caratterizzano questa parte del territorio marchigiano. Teramo,
in area abruzzese, è situata in una conca alle pendici del Gran
Sasso e il suo centro storico offre la possibilità di visitare
antiche chiese e palazzi medioevali e reperti archeologici di notevole
interesse. La città è inoltre molto verde, grazie al fiume
Tordino e al torrente Vezzola che cingono il centro storico.
IL CONSORZIO
Il Consorzio per la Tutela dell’Oliva Ascolana del Piceno DOP ha
sede ad Ascoli Piceno ed è stato costituito nel 2007, raccogliendo
una trentina di soci tra produttori di olive, deamarizzatori, allevatori,
trasformatori e confezionatori. Compito del Consorzio è tutelare
e promuovere il prodotto.
L’OLIVA ASCOLANA
L’olivo è conosciuto nell’area del Piceno fino dai
tempi dei Fenici e sulla tavola dei Romani erano presenti le speciali
olive picene. La coltivazione dell’olivo è stata migliorata
e razionalizzata dai Monaci Benedettini Olivetani, mentre le prime notizie
sulla farcitura delle olive con erbe risalgono al 1600 (olive giudee),
ma è solo nel XIX secolo che la farcia diventa a base di carne.
Le olive DOP vengono raccolte tra la prima decade di settembre e il 20
ottobre e vengono messe in salamoia dopo essere state deamarizzate con
soluzione sodica (metodo Sivigliano) che dona loro colore uniforme che
va dal verde al giallo paglierino, polpa consistente, liscia, fine e croccante,
odore caratteristico fermentato e sapore leggermente acido e retrogusto
appena amarognolo. In una seconda versione le olive possono essere in
salamoia naturale, cioè deamarizzate con sale marino, e hanno le
stesse caratteristiche delle precedenti, salvo un gusto leggermente più
amarognolo e una maggiore croccantezza.
Infine, le olive ripiene sono un poco allungate
e irregolari, con presenza di qualche area verde, impanatura aderente,
impasto compatto, profumo di oliva verde e spezie e gusto delicato con
retrogusto amaro.
Per il ripieno vengono utilizzate carni fresche provenienti solo dall’area
della DOP. In media si utilizza il 40-70% di bovino adulto, il 30-50&
di suino adulto ed eventualmente un massimo di 10% di pollo o tacchino.
Le carni vengono rosolate brevemente con cipolla, carota e sedano nell’olio
extravergine di oliva (se si utilizzano invece strutto o burro vanno ugualmente
indicati in etichetta) e dopo un’aggiunta di vino e bianco e sale
vengono portate a cottura. Il composto viene quindi tritato, legato con
uova e formaggio grattugiato, profumato con noce moscata ed eventualmente
insaporito con aggiunta di pomodoro, chiodi di garofano, pepe, scorza
di limone, ecc.
Le olive, dissalate e denocciolate, sono infine farcite con il composto
nella proporzione massima del 60%, poi infarinate e passate nell’uovo
battuto e nel pangrattato.
LA GASTRONOMIA DEL TERRITORIO
In questa area la gastronomia è davvero molto interessante, già
a cominciare dai prodotti tradizionali, come il Ciauscolo IGP, un salame
morbido che a volte si può spalmare che va ad arricchire la vasta
gamma di saluti e insaccati, innumerevoli formaggi, i maccheroncini di
Campofilone, che sono invece dei sottili spaghettini, gli spaghetti alla
chitarra (di pasta fresca e a sezione quadrata), funghi e tartufi che
arricchiscono primi e pietanze e la lonzetta di fico, una specie di “salamino”
di fichi secchi e frutta secca avvolto nelle foglie di fico e che si gusta
affettato insieme al formaggio. Tra i piatti di terra, le virtù,
una zuppa di fine inverno preparata con quanto avanzato in dispensa di
vari tipi di pasta e di legumi, le lasagne incassettate, le scrippelle
(crespelle) cotte in brodo o con il sugo, la porchetta, agnello e capretto
alla brace.
Tipico di Ascoli Piceno è un ragù
di carni miste con il quale si condiscono vari tipi di pasta lunga oltre,
ovviamente, alle olive farcite che vengono proposte con l’aperitivo,
come contorno o come secondo piatto come ingrediente del fritto all’ascolana
con verdure e carne. In tutta l’area della DOP si può gustare
un’ottima carne, spesso di Vitellone Bianco dell’Appenino
Centrale IGP e a Venarotta (AP) è anche il pretesto per una frequentatissima
sagra di Ferragosto. A Teramo si possono gustare i piatti della cucina
tradizionale contadina abruzzese, dagli arrosticini al pollame all’agnello,
salsicce e maiale.
La cucina di mare è simile nelle tre province con brodetto, pesce
alla griglia, calamari ripieni, risotto agli scampi. Tra i dolci, a Fermo
rustiche ciambelline e il mosto cotto.
MACCHERONCINI AL RAGU’
Nelle marche i maccheroncini
sono in genere i capellini, freschi o secchi, ma possono essere anche
spaghetti di pasta secca o fresca, tradizionali o alla chitarra. Il ragù,
sempre abbondante e saporito, aggiunge loro un tocco tradizionale molto
apprezzato.
Preparare un soffritto con cipolla, carota e sedano tritati fini e unire
un paio di chiodi di garofano e un mix di circa 300 g in tutto di carni
macinate di vitellone, maiale, pollo e anatra. Se possibile, aggiungere
anche un osso di manzo e fare rosolare tutto a fuoco vivace, finché
la carne sarà dorata e ben sgranata. Bagnare con una abbondante
spruzzata di vino bianco secco e lasciare evaporare. Aggiungere un kg
di polpa di pomodoro e cuocere a fuoco moderato per circa un paio d’ore,
mescolando ogni tanto. Verso fine cottura scartare l’osso e regolare
di sale e pepe. Condire con questo sugo la pasta cotta al dente e completare
con pecorino grattugiato.
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