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ASPETTANDO
EXPO 2015
A cura di Enza
Bettelli
Barolo DOCG
Questo splendido vino, vanto dell’enologia
italiana, nasce nelle Langhe. I comuni inclusi nel disciplinare di produzione
sono undici, tutti nella provincia di Cuneo a sud di Alba e si estendono
tra Langhe e Roero, da sempre terreni vocati alla coltivazione della vite.
Il paesaggio di questa area è caratterizzato dal susseguirsi di
ordinati vigneti spesso dominate dai castelli e dalle villotte delle aziende
che sorgono in mezzo ai filari. In questa parte del Piemonte Alba e Cuneo
accolgono i visitatori con le loro piazze, gli antichi edifici, i percorsi
storici e culturali della tradizione piemontese. Più piccole ma
non per questo meno interessanti, sono le altre cittadine che punteggiano
il territorio e che vale la pena visitare, anche per concedersi una interessante
sosta gastronomica.
1 - Barolo, 2 - Barbera, 3 - Cherasco
Barolo e Barbaresco sono proprio una manciata
di case intorno ai rispettivi castelli, ma le enoteche propongono tutte
le etichette più rimarchevoli del territorio. Castiglione Falletto
ha mantenuto il suo caratteristico antico borgo, come La Morra, Grinzane
Cavour, Monforte d’Alba e gli altri paesi della Bassa Langa. Una
visita di interessante valenza gastronomica si può fare a Cherasco
e Borgo San Dalmazzo, rinomate per gli allevamenti di lumache, mentre
Dogliani vanta una eccellente produzione vinicola. Da non perdere le passeggiate
tra i vigneti, lungo le Strade del Vino e alla ricerca dei preziosissimi
tartufi bianchi.
IL CONSORZIO
La data di fondazione del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe
e Dogliani, che ha sede ad Alba (Cuneo), risale al 1934 e raggruppa oltre
500 soci tra viticoltori, vinificatori e imbottigliatori. I compiti del
Consorzio sono: “ Tutela e registrazione dei Marchi collettivi.
Attività di vigilanza sul mercato. Gestione delle Denominazioni.
Raccolta dati, prezzi e statistiche di mercato. Attività di valorizzazione
a favore delle Denominazioni. Attività di laboratorio analisi chimico-fisiche
– Enocontrol. Certificazione delle Denominazioni (tramite assegnazione
ad ente terzo, attualmente Valoritalia).”
IL BAROLO DOCG
Le uve Nebbiolo, con le quali si ottiene il Barolo, sono coltivate nelle
Langhe fin da tempi remoti ma sono state portate alla nobiltà attuale
dall’impegno di Camillo Benso Conte di Cavour e dell’ultima
marchesa di Barolo, Giulia Colbert Falletti. Infatti, agli inizi dell’Ottocento
fu un tecnico francese che suggerì loro di vinificare copiando
lo stile dei vini di Bordeaux in alternativa a quelle locali allora in
uso.
Il Barolo DOCG
è a base di uve Nebbiolo al 100% e deve invecchiare almeno 36 mesi
di cui 18-24 mesi in botte, ma il vino raggiunge l’optimum dopo
5-6 anni (Riserva. Tuttavia i Barolo migliori possono continuare a modificarsi
e a progredire per decenni. Il vino ha colore rosso granato, pieno e intenso.
Il profumo è di rosa e viola appassita, frutti rossi, confettura
e ciliegie sotto spirito, con note speziate di noce moscata, cannella
e pepe. Il gusto ripropone i sentori del bouquet con in più vaniglia
e a volte anche liquirizia, cacao, tabacco e cuoio.
La denominazione Barolo DOCG può portare in etichetta anche la
menzione Vigna con relativo toponimo e/o sotto-denominazioni geografiche.
LA GASTRONOMIA DEL TERRITORIO
Dei prodotti e dei piatti tipici della provincia di Cuneo abbiamo già
parlato in questa rubrica (vedi ottobre 2012 – Castagna di Cuneo
IGP). A questi si possono aggiungere la costoletta alla castellana di
Saluzzo, cioè filetto di vitello farcito con carne, formaggio e
tartufi, gli gnocchi alla fontina della Valle Varaita, gli agnolotti di
Dogliani, le cipolle ripiene, il capretto farcito, i pesci di torrente
di Mondovì dove è possibile a volte poter assaggiare anche
la carne di capra in salamoia o affumicata. A Cervere si producono invece
porri di grande dolcezza che arrivano a misurare anche un metro. E per
essere sicuri di gustare il meglio i menu con funghi e tartufi bisogna
cercare i ristoranti che espongono lo scudo dell’Ordine dei Cavalieri
del Tartufo e dei Vini d’Alba.
STRACOTTO AL BAROLO
Le pietanze cucinate
con aggiunta di vino prendono un gusto e un profumo particolari che diventano
del tutto speciali se il vino utilizzato è di qualità. Infatti,
l’alcol evapora durante la cottura per azione del calore ma resta
e del tutto concentrato l’aroma del vino. Utilizzare il Barolo per
cucinare non può quindi essere considerato uno spreco ma una specie
di sublimazione del gusto, che giustamente in Piemonte viene applicata
anche a ingredienti molto semplici (per esempio pere e ciliegie) o vi
lasciano marinare salumi e formaggi con risultati eccezionali.
Per questa versione casalinga del brasato occorre un pezzo di carne di
manzo, preferibilmente un taglio nobile come la noce, che va steccata
con bastoncini di lardo e carota e lasciata quindi marinare per circa
12 ore in un recipiente non metallico, ricoperta di Barolo insieme a un
paio di spicchi di aglio schiacciati, mezza cipolla e una carotina affettate
sottili, una costa di sedano a pezzetti, una foglia di alloro spezzettata
e qualche grano di pepe pestato.
Trascorso questo tempo, rosolare a fuoco basso mezzo cipolla e mezza carota
tritate, 2-3 cucchiai di grasso di prosciutto o di pancetta a dadini.
Scolare la carne, asciugarla, infarinarla leggermente e rosolarla nel
soffritto in modo uniforme. Aggiungere tutta la marinata e cuocere a fuoco
bassissimo per 3-4 ore (la carne deve potersi tagliare con la forchetta).
Salare e pepare verso fine cottura. Servire la carne affettata e ricoperta
con il fondo di cottura passato al passaverdure. Se non fosse abbastanza
denso, fare asciugare il fondo per qualche istante a fuoco vivace, dopo
averlo passato.
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