ASPETTANDO EXPO 2015

A cura di Enza Bettelli


Ciliegia di Marostica IGP

Marostica, Asiago, Breganze

La produzione di questa eccellente ciliegia è limitata ad alcuni comuni (su tutto o parte del loro comprensorio) della provincia di Vicenza e, oltre a Marostica, sono Salcedo, Fara Vicentino, Breganze, Mason, Molvena, Pianezze, Bassano, Schiavon. Inoltre, Marostica è la sede nazionale dell’Associazione delle Città delle Ciliegie, costituita da 24 comuni italiani, dei quali metà sono nella provincia di Vicenza. La coltivazione avviene in zona collinare, un paesaggio molto verde e riposante, che ha nell’Altopiano di Asiago un centro turistico assai importante e conosciuto. L’altopiano è costellato di pascoli e ospita i caseifici che producono l’ottimo formaggio Asiago DOP e altri ancora. Ma tutto il territorio offre grandi possibilità per un turismo artistico e storico. Oltre Marostica, con i suoi castelli e la celebre piazza a scacchiera dove si gioca la partita con personaggi viventi in costumi d’epoca, da non perdere Bassano e il suo caratteristico Ponte, e Breganze circondata dai vigneti e che vanta il campanile più alto del Veneto. E poi Vicenza, il capoluogo, che è la città del Palladio e patrimonio Unesco per i numerosi edifici opera del famoso architetto. Il territorio della DOP ospita anche alcune delle famose Ville Venete, testimonianza del prestigioso passato della regione. Ma il territorio non è solo ricco di spunti artistici e paesaggistici, è anche un’importante zona industriale ed economica, con numerose piccole imprese metalmeccaniche, tessili, orafe e altro ancora, che danno un grande impulso alle esportazioni italiane.

IL CONSORZIO

Ha sede a Breganze e riunisce una ventina di soci. Si occupa della tutela e della promozione della ciliegia IGP, ma il controllo del rispetto del disciplinare, la consociazione varietale e la difesa fitosanitaria sono affidati a un ente terzo, il C.S.Q.A. di Thiene, sempre nella provincia di Vicenza.

LA CILIEGIA
La leggenda fa risalire le sue origini alla metà del 1400, in concomitanza con la celebre partita di scacchi giocata sulla piazza di Marostica. E’ stata la prima varietà in Europa a ottenere l’IGP. Il terreno della ristretta area pedemontana dove viene coltivata è particolarmente vocato perché fertile e ricco di potassio. Le varietà ammesse sono:
- Sandra e Francese: precocissime, prime settimane di maggio
- Roana e Romana: medio precoci, metà maggio
- Milanese, Durone Rosso e Bella Italia: tardive duracine, inizio giugno
- Sandra Tardiva: tardive, giugno.
La coltivazione è attuata seguendo i criteri di difesa integrata e la raccolta è fatta a mano con la cernita dei frutti che devono avere una calibrazione minima di circa 20 mm, una colorazione tra il rosso fuoco e il rosso scuro, con buccia e polpa mediamente sode. La confezione è in contenitore (di legno, cartone o di plastica) contrassegnato da marchio IGP e con una capacità massima di 10 kg. Sulla confezione devono essere inoltre indicati i dati del confezionatore e la data di confezionamento.

LA GASTRONOMIA DEL TERRITORIO
E’ molto ricca perché comprende tutti i piatti della regione veneta, con molti primi, secondi di carne e pesce e una buona scelta di dolci, con il Pandoro come maggiore punto di riferimento regionale e la pinza e la fugassa per la provincia di Vicenza. In particolare, la cucina della provincia di Vicenza ha molti piatti a base di riso, tra cui spiccano quello con gli asparagi di Bassano e quelli verdi che sono pure molto diffusi in questa area, quello con i piselli e quello con i funghi. Non mancano le minestre, come la pasta e fagioli, e tra i secondi selvaggina, pesci di acqua dolce e baccalà. A Marostica sono famosi i piatti con l’anatra e a Breganze i torresani allo spiedo. Tra l’altro, a Breganze si produce il Torcolato DOC, uno stupendo e famoso vino passito. Da acquistare salumi famosi come la soppressa, ma anche salsicce e cotechini. Tra i formaggi l’Asiago DOP e i numerosi altri formaggi freschi e stagionati prodotti anche artigianalmente. Interessanti le conserve, tra cui la famosa mostarda preparata con le mele cotogne, e il liquori alle erbe dell’Altopiano di Asiago.

LA RICETTA: BACCALA’ ALLA VICENTINA
Il piatto che meglio rappresenta Vicenza e la sua provincia è il baccalà alla vicentina, tenendo presente che, contrariamente a quanto avviene nel resto d’Italia, nel Veneto il baccalà è lo stoccafisso e non il merluzzo salato. Un piatto emblematico, codificato e tutelato dalla Confraternita del Baccalà. Servito con la polenta grigliata o appena scodellata, il baccalà alla vicentina è un piatto abbastanza lungo da preparare, ma ha il vantaggio che riscaldato è anche migliore. A Vicenza e dintorni si può comunque acquistare già pronto presso le gastronomie, un po’ caro ma il gusto di solito non delude. E’ però importante che lo stoccafisso sia di buona qualità e va quindi scelto lungo, spesso e bianco, come il Ragno (da Ragnar, il più noto esportatore norvegese) che porta un contrassegno ben visibile. La parte più problematica, almeno nei piccoli appartamenti di città, è l’ammollo, ma durante la stagione fredda lo stoccafisso si può acquistare già ammollato o surgelato e pronto per la cottura. Per ammollarlo in casa, ricoprirlo di acqua abbondante e fredda, magari con qualche cubetto di ghiaccio che aiuta la carne del baccalà a mantenersi soda. L’acqua va cambiata spesso o, meglio ancora, dovrebbe essere corrente e scendere a filo dal rubinetto direttamente nel recipiente con il pesce. La durata dell’ammollo varia in base allo spessore del pesce, a quando risale l’essiccazione e se è stato battuto o no. Possono bastare da 3 giorni per lo stoccafisso battuto fino ai sette di quello non battuto. Durante l’ammollo lo stoccafisso aumenta di circa 4 volte il suo volume.

Togliere pelle e lische allo stoccafisso ammollato e tagliarlo a pezzi di circa 10 cm. Per 1 kg di stocco ammollato fare appassire in un dl di olio 500 g di cipolle affettate sottili e lasciarle raffreddare. Unire un’abbondante manciata di prezzemolo tritato, qualche acciuga dissalata e tritata e distribuire metà del soffritto su metà dei pezzi di stocco. Cospargere con parmigiano grattugiato, coprire con un altro pezzo di stocco e infarinare generosamente. Allineare i pezzi preparati ben accostati in una casseruola, possibilmente di terracotta, e distribuirvi sopra il rimanente soffritto e ancora un poco di parmigiano e prezzemolo. Irrorare con abbondante olio e versare tanto latte quanto basta per arrivare quasi a filo dei pezzi di stoccafisso. Salare e pepare, chiudere con il coperchio e cuocere a fuoco bassissimo (anche in forno) per qualche ora, finché lo stocco sarà morbido e il fondo di cottura denso e ristretto.



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